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Stipendi senza potere |
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25.07.2006
I salari degli italiani si assottigliano. Negli ultimi quattro anni, tra il 2002 e il 2005, un dipendente con una retribuzione lorda di 24.584 euro l'anno ha subìto una perdita in busta paga di 1.647 euro. E' quanto emerge dal rapporto Ires-Cgil sui salari dal 2002 al 2005, basato sulla rielaborazione di dati Istat e della Banca d'Italia. Il risultato è dovuto per 1.082 euro alla perdita "secca" del potere d'acquisto accumulata nell'ultimo quadriennio, e per 565 euro alla mancata restituzione del fiscal drag. Nel presentare il rapporto, questa mattina a Roma, il presidente dell'Ires Agostino Megale ha ricordato che "la difesa del potere d'acquisto dall'inflazione è prevista dal protocollo del 23 luglio del '93". Ma quanto avvenuto in questi ultimi quattro anni - ha spiegato Megale - "non è attribuibile alla struttura contrattuale prevista nell'accordo, ma al mancato rispetto da parte del governo di centrodestra di quella politica dei redditi prevista dal protocollo del '93". Sempre secondo l'elaborazione Ires, "una retribuzione lorda media annua pari a 22.881 euro nel 2002, tenendo il passo con l'inflazione reale, avrebbe dovuto essere pari a 24.745 euro. Dal momento che risulta invece pari a 24.584 euro, "cio' vuol dire - sottolinea il rapporto - che la retribuzione di partenza nel 2006 vale 161 euro in meno di quella del 2002". Dati che evidenziano il problema politico numero uno, la perdita di potere d'acquisto dei salari, come ha sottolineato Guglielmo Epifani. Senza però trascurare la questione del drenaggio fiscale. "La priorita' per noi - ha detto infatti il segretario generale della Cgil - e' la restituzione del drenaggio fiscale, che potrebbe compensare una parte consistente di quella perdita (del potere di acquisto, ndr) sia per i giovani, sia per i lavoratori che per i pensionati". Dall'indagine Ires si evince inoltre il disagio dei giovani (per loro il -24,5% sulla media nazionale delle retribuzioni lorde dei lavoratori dipendenti), oltre a quello delle donne (-18,2%), degli immigrati (-38,6%), dei lavoratori del Mezzogiorno (-30,2%) e dei dipendenti delle piccole imprese (-38,2%). Il rapporto evidenzia poi che circa 10,5 milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.350 euro netti al mese; 6,5 milioni di lavoratori guadagnano meno di 1.000 euro al mese,mentre circa 10 milioni di pensionati percepiscono meno di 800 euro. Per l'istituto anche nel 2006 il potere d'acquisto continuerà ad erodersi, ma le retribuzioni potrebbero tornare a crescere se nel rinnovare i contratti si utilizzeranno tassi di riferimento vicini all'inflazione reale e se i rinnovi avverranno entro tempi fisiologici. Alla luce di questi dati, per Epifani le priorità del confronto col governo sono la politica di sviluppo, la rinnovata politica di redistribuzione dei redditi e il welfare. "Fino ad ora - ha spiegato il segretario - si e' parlato prevalentemente di una politica di risanamento e di tagli. Io credo che sia arrivato il momento di mettere al centro la questione dello sviluppo, del sostegno ad una diversa politica di ridistribuzione della ricchezza prodotta, per aiutare quella parte del paese come i lavoratori, i giovani, i precari, gli anziani, che in questi anni sono rimasti indietro".
(www.rassegna.it, 19 luglio 2006)
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