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Gli auguri di Romano Prodi
6.08.2006

Dichiarazione del Presidente del Consiglio Romano Prodi al termine del Consiglio dei Ministri

Sono qui per farvi gli auguri di buone vacanze e, tramite voi, per farli a tutti gli Italiani.

Che siano vacanze serene e ristoratrici per tutti noi, perché ne abbiamo bisogno e ce le siamo meritate.

Sono qui anche per fare con voi un consuntivo di questi primi 80 giorni.

Non abbiamo fatto proprio il giro del mondo (anche se da San Pietroburgo, a Mosca, da Berlino a Parigi, da Bruxelles a Vienna almeno il giro d’Europa l’abbiamo fatto), ma, soprattutto, abbiamo cominciato a fare girare l’Italia.

Abbiamo lavorato a testa bassa, senza dare ascolto agli uccelli del malaugurio che ogni giorno dal primo giorno ci predicevano una fine imminente, per affermare che la serietà al governo non era soltanto un facile slogan elettorale, ma era il nostro indirizzo e la nostra guida.

E abbiamo fatto cose serie.

Abbiamo cominciato da casa nostra riorganizzando i Ministeri e, soprattutto, tagliando significativamente le spese di ciascun dicastero. Abbiamo smentito nei fatti quanti prevedevano che l’aumento dei Ministeri avrebbe fatto lievitare le spese. Abbiamo dimostrato che , invece, con una corretta amministrazione si possono contenere e di molto i costi di gestione.

Abbiamo avviato, come promesso e con il consenso della comunità internazionale, il rientro dei nostri contingenti dall’Iraq e, allo stesso tempo abbiamo rinnovato l’impegno del nostro Paese nelle missioni internazionali di pace.

Il tutto riportando l’Italia al ruolo di protagonista europeo e nel mondo che le spetta.

Abbiamo varato un decreto sulle liberalizzazioni , approvato ieri dalla Camera in via definitiva, che permette al cittadino consumatore italiano di sentirsi finalmente alla pari nei diritti come nei doveri con i cittadini delle altre grandi democrazie occidentali.

Abbiamo riportato equità, ma anche serietà e rigore nelle politiche fiscali. Non abbiamo toccato le aliquote come sarebbe piaciuto ai nostri avversari, ma abbiamo ridistribuito il peso del fisco con maggiore senso di giustizia. Soprattutto abbiamo posto in essere misure che permetteranno un più rapido ed efficace controllo dell’evasione fiscale.

Misure simili a quelle in vigore in altri Paesi occidentali.

Permettetemi di sottolineare a questo proposito che mi sembra un po’ strano che a questi Paesi si guardi sempre come a un modello, ma che quando si trasferisce da noi, ad esempio, il loro sistema di controllo sui conti correnti o sulle carte di credito si sostenga che si sta mettendo in piedi un "regime di polizia tributaria".

Noi non stiamo mettendo in piedi uno stato di polizia, stiamo soltanto rimettendo in piedi lo stato.

Vorrei ricordare a tutti e possibilmente una volta per tutte che liberismo non vuol dire essere liberi di fare quello che ci pare. Questa concezione si potrebbe chiamare al massimo anarco-liberismo.

Liberismo vuol dire condividere e rispettare regole certe e all’interno di esse, ma solo all’interno di esse, muoversi liberamente.

Abbiamo riavviato il dialogo con le parti sociali, con le categorie, con le autonomie locali. E con loro abbiamo cominciato a discutere le basi della prossima legge finanziaria.

Questa sarà il nostro massimo impegno alla ripresa di fine agosto.

In essa troverete gran parte delle iniziative di cui abbiamo parlato durante la campagna elettorale a partire dall’abbattimento di cinque punti del cuneo fiscale, una misura che, come sapete, riteniamo fondamentale per ridare ossigeno all’economia del nostro Paese.

Ma abbiamo fatto molto altro, ancora oggi in questo ultimo Consiglio dei Ministri prima della breve chiusura estiva, e di questo vi parleranno il Sottosegretario Letta e i Ministri competenti.

Una delle ultime considerazioni che vorrei fare con voi riguarda l’indulto, i suoi effetti reali, la sua reale portata.

Prima di tutto vorrei ricordare che la legge relativa è stata votata da una maggioranza trasversale in cui sono risultate determinanti forze politiche del centro destra a cui volentieri riconosciamo l’apporto dato.

In secondo luogo vorrei che si smettesse di fare confusione facendo passare l’indulto per una amnistia o per una sorta di perdono generalizzato.

L’indulto aveva uno scopo principale e urgente: non fare degenerare oltre la gravissima situazione in cui abbiamo trovato il sistema carcerario.

Si era raggiunto e superato, infatti, ogni limite di capienza delle strutture di pena e gli uffici segnalavano il massimo allarme.

Se non si parte da questo punto e non lo si tiene presente si rischia di travisare la realtà.

Avremmo potuto fare della sana demagogia su questo provvedimento.

Qualcuno, ad esempio, ci suggeriva di fare diffondere in televisione il discorso di Giovanni Paolo II alle Camere, quando nell’emozione generale chiese un atto di clemenza in questo senso.

Non è nel nostro stile.

Abbiamo preferito fare quello che ritenevamo giusto anche a costo di pagare un prezzo di immagine.

Perché, vedete, per noi serietà al governo, vuol dire anche questo: non andare alla ricerca sempre e comunque del facile consenso ma lavorare davvero per il bene della comunità.

Per noi stupire vuol dire semplicemente dimostrare che abbiamo il coraggio di cambiare il Paese e che riusciamo a farlo.

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