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L'italiano medio non sgozza
20.08.2006

Italiano sgozza moglie e suocera 16/08/2006 20:51 - Così si é sviluppata una discussione in una delle tante mailing list sulla rete.

***

Ennesimo dramma dell'ignoranza tribale. Ancora una volta maturato negli ambienti italiani.

Attendiamo la dissociazione della comunità italiana dell'Italia. Anche se c'è da chiedersi se davvero esista un'italianità moderata, capace di risolvere i propri problemi diversamente

che con il coltello.

Pietro

***

Caro Pietro,

hai chiuso la giornata di ieri con un senso di profonda sfiducia e tristezza per la nostra società, basandoti su alcuni accadimenti eccezionali.

Anche io, ieri, ero di una tristezza infinita, ma esattamente per la ragione opposta e cioé per la irremovibile stabilità della nostra società, caratterizzata dalla sistematica ripetitività di comportamenti individuali e collettivi consolidati.

Tornando mesto verso casa almanaccavo di possibili modi per innalzare il tasso di variabilità in un contesto banalmente connotato dalla prossimità con la media sotto la gaussiana.

Consoliamoci, sarà l’autunno che arriva.

Ciao, Gigi

***

E' vero.

L'Italiano medio non sgozza, di solito.

Neanche il Pakistano medio, però.

Perfino nelle frange più povere e disperate, quelle spinte dal

bisogno a difficilissime emigrazioni.

Quello che mi spiazza è l'incredibile ingenuità dei

convincimenti collettivi.

Ci sono ancora paesi in Sardegna dove si stenta a nominare

un sindaco, a causa della forza dei legami tribali.

Ma noi guardiamo sprezzanti i Pakistani, perchè uno di loro

fa quello che tante volte è accaduto in Italia, dove ancora

nell'81 (credo) il delitto di onore costituiva attenuante

giuridicamente tutelata.

In quante famiglie italiane una convivenza come quella

della ragazza sgozzata sarebbe stata accettata?

Diciannove anni, convivente con un trentatreeene divorziato.

Non solo nella Sila avrebbe potuto provocare tensioni, una

situazione così. Non solo in Asia avvengono oggi delitti

d'onore.

E' pieno di buon senso (come sempre) Amato, quando parla di

giuramenti sulla bandiera.

Ma rendiamoci conto che per una minoranza non risicata della

nostra Nazione quello stesso giuramento non avrebbe valore.

Per tanti motivi. Potrebbero giurare i bravi cittadini

napoletani distintisi per l'atto di civismo di pestare il

derubato statunitense?

Oppure, potrebbe giurare l'ex Ministro Calderoli?

Pietro

***

E se ci ponessimo più dal punto di vista dei diritti delle sgozzate che da quello dei costumi degli sgozzatori?

Forse che l'arretratezza passata o la mancanza di civismo presente nel nostro Paese in qualche modo "giustificano"?

Ovvio che non si debba additare "i Pakistani" (il principio della responsabilita' personale vale per tutti), ma altrettanto ovvio che non si possono accettare costumi in contrasto con il codice penale. Qui non stiamo parlando del velo islamico, ovviamente.

Magari anche nella Sila la liberta' di una giovane maggiorenne puo' creare "tensioni". Se pero' le scavassero la fossa in giardino mi parrebbe difficile considerarlo un buon modo per ridurre la tensione.

Più in generale, con la nuova legge sulla cittadinanza il governo ha preso una decisione di enorme importanza, a mio parere positiva anche per superare quel "mito tribale" che in fondo e' la ius sanguinis. Peccato che per ora se ne discuta quasi con imbarazzo, con poche eccezioni (tra cui il sempre lucido Amato).

Ciao, Ulisse

***

Credo che si debbano tenere presenti le differenze, per evitare la notte nera.

Il fatto é che da noi l'offesa all'onore non é attenuante. Dall'81? Dall'81!

Mica vorremo che chi viene da noi abbia un quarto di secolo di grazia prima di rispettare le nostre leggi.

Gli uomini sono tutti uguali, ma c'é differenza tra un cittadini italliano e un cittadino di un altro Paese immigrato in Italia.

C'é differenza tra "non accettare una convivenza" e seppellire "la tensione" nel giardino.

Sotto la "incredibile ingenuità collettiva" c'è del buon senso

Franco

***

Caro Ulisse, dove mi sono messo dalla parte degli sgozzatori?

Pietro

***

Non è questo il punto.

Il punto è che sgozzare le figlie è un crimine anche agli

occhi dei Pakistani.

Compresi i diecimila che vivono nel bresciano, e che con in

nostri pregiudizi collettivi manteniamo in un mondo diverso

dal nostro.

Qui sta l'ingenuità, che attraversa tutti i livelli della nostra

cultura.

Pietro

***

E chi ha detto questo? Ma, visto che qui stiamo parlando di sgozzare

e non di stigmatizzare, allora che senso ha una osservazione come "in

quante famiglie italiane una convivenza come quella della ragazza

sgozzata sarebbe stata accettata?"?

Ciao

Ulisse

***

Effettivamente il concetto era un po' ellittico.

Mancava un "non".

Intendevo: certamente anche in famiglie Italiane una convivenza come quella non sarebbe stata accettata.

E sottolindendevo una cosa per me evidente: che i delitti di questo tipo non sono stati importati in Italia dai Pakistani.

Perfino nel mite Tirolo, dove mi trovo, conosce i delitti familiari.

Che non li rende di per se' accettabili, visto che forse è bene precisare.

Ma che non autorizza a considerare pronti alla scimitarra tutti gli Italiani.

Leggendo non solo i giornali, l'impressione è che siano in molti ad essere convinti che nel bresciano scorazzano diecimila tagliagole.

Pietro

***

Nella mia un po' meno mite Verona, in cui mi trovo ora, il quotidiano locale ("L'Arena") ieri pubblicava un editoriale di Mario Giordano intitolato "Con Hina si è spezzato un ponte tra due mondi". Il che mi induce a pensare che qualcuno un po' soffi sul fuoco.

Ma il commento di ieri su La Stampa, di Farian Sabahi ("Hina e la cittadinanza difficile"), mi sembrava inquadrare bene il problema, nel sottolineare gli aspetti in cui l'Islam dovrà cambiare per inserirsi nella società occidentale, il ruolo che dovrà avere la scuola pubblica e anche le responsabilità di cui gli italiani devono essere consapevoli in questa lunga fase di transizione (l'autrice considera troppo breve il periodo di cinque anni per la cittadinanza previsto dalla nuova legge).

Il punto, nel caso di Brescia, è che siamo di fronte a un omicidio che si inserisce e trova la sua giustificazione (agli occhi dell'omicida) in un contesto di fondamentalismo religioso. Mi si obietterà che non tutti i fondamentalisti sgozzano le proprie figlie, ma non credo che caricaturare sia un buon modo per analizzare. Non vorrei (parlo in generale, non di te) che fossimo in presenza di un altro caso in cui, per quieto vivere o per poca conoscenza, si chiudono gli occhi sui pericoli del fondamentalismo islamico (tutt'altro che blando).

Ciao

Ulisse

***

Partendo da una reflessione su l' omicidio di Hina , mi sto chiedendo se proprio il ruolo della donna nella società islamica non possa rappresentare la contraddizione a cui la cultura occidentale deve fare riferimento per combattere il fondamentalismo islamico.

Potrebbe essere fondamentale nel riconoscere il diritto di cittadinanza agli immigrati favorire politiche premianti nei confronti delle delle donne che si emencipano nei confronti del fondamentalismo islamico , ad esempio sostegno all' occupazione femminile a chi manda i figli nelle scuole pubbliche ecc.

Questo può mettere in crisi il modello culturale di riferimento e aprire il mondo islamico ai valori dell' occidente.

Credo che solo facendo perno sull' evoluzione occidentale della donna islamica si possa combattere in fondo il fondamentalismo.

Vanni

***

Credo che questa sia davvero la chiave, la via di evoluzione che possiamo aspettarci ed auspicare.

Come scrive l'ottimo Agostino Negri, le donne islamiche vedono come vivono le donne occidentali. E questo modello di vita ha per loro un fascino fortissimo.

Di solito, per esempio, le bambine marocchine ed algerine nelle nostre scuole sono molto brave, fin da piccole, come conferma la mia signora, navigatissima insegnante elementare.

Percepiscono la scuola come occasione di un riscatto da un ruolo subordinato in famiglia, in cui sono costantemente immerse appena vanno a casa.

Un percorso di grande sofferenza per molte (e per le loro madri) ma che prima o poi sgretolerà tante cose che oggi ci sembrano immutabili.

D'altra parte, l'Islam oggi si autolimita, rinunciando a (più di) metà della propria inventiva e della propria intelligenza.

Una cultura che va ad un pistone solo, prima o poi cambia, per non fallire.

Ne parliamo, diciamo, fra un'ottantina d'anni.

Nel frattempo, cerchiamo di non farci troppo male.

Pietro

***

Ottant'anni ? Prima , prima la globalizzazione aiuta ed anche internet per nostra fortuna le informazioni oggi viaggiano alla velocità della luce e dagli oggi e dagli domani qualcosa cambia . Anche l' articolo di oggi di Chiara Saraceno su La Stampa da utili idicazioni in merito

Vanni

***

Ricordo la Torino degli anni Settanta.

Città considerata allora la più "razzista" di Italia, per l'insofferenza reciproca che divideva Meridionali e Settentrionali.

Solo oggi, più o meno, quelle tensioni possono dirsi superate.

Ma sono passati trent'anni.

Con l'Islam c'è di mezzo non solo la lingua (in fondo, anche allora c'era questo problema), ma soprattutto la religione.

L'Islam deve ancora convincersi di poter convivere con la modernità. Il Cristianesimo sono tre secoli che ci si cimenta.

Ci vogliono almeno tre generazioni. E faremo così in fretta proprio perchè c'è internet e tutto il resto.

Sempre che i profeti dell'odio non remino contro troppo forte, da entrambe le parti:

Per i nostri profeti, penso ai Calderoli, ma soprattutto alle Fallaci, così popolari talvolta anche a sinistra, da qualche anno a questa parte.

Gli utili idioti al soldo di Al Quaeda. Gratis, per giunta.

Pietro

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