Non c'era alcun rapporto operativo tra l'ex leader iracheno Saddam Hussein e i terroristi di Al Qaeda: a ribadirlo è un nuovo rapporto della commissione intelligence del Senato americano, che raccoglie due anni di analisi sulle modalità con cui l'amministrazione Bush decise la guerra contro l'Iraq.
Il Senato statunitense ha pubblicato solo due dei capitoli del rapporto noto come «Fase Due», sul quale dal 2004 è in corso un intenso scontro politico. I democratici all'opposizione premono per rendere pubbliche le conclusioni delle analisi della commissione, ritenendo che siano un capo d'accusa pesante contro la Casa Bianca e il Pentagono per come è stata decisa la guerra. Ma i repubblicani non ci stannno e rilanciano accusando l'opposizione di strumentalizzare il lavoro per fini politici. Risultato. Nell'atmosfera tesa della campagna elettorale in corso per le elezioni di Midterm di novembre, la pubblicazione delle parti più delicate del rapporto «Fase Due» è stata rinviata: se ne riparla probabilmente a dopo il voto.
Ma la commissione ha comunque reso pubblico un capitolo che analizza il ruolo avuto dall'Iraqi National Congress di Ahmed Chalabi nello spingere Washington a decidere l'invasione e la fondatezza dei due elementi al centro della scelta di entrare in guerra: il possesso da parte di Baghdad di armi di distruzione di massa e i legami con il terrorismo. «Saddam Hussein - afferma una delle conclusioni del rapporto diffuse oggi - non aveva alcuna fiducia in Al Qaeda e considerava gli estremisti islamici come minacce al suo regime, rifiutando tutte le richieste di Al Qaeda di aiuto materiale e operativo».