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Il mio paese
9.09.2006

Venezia.  Dalla Sicilia industriale di una Gela prima terra di pecore e pastori dove sta per sorgere il petrolchimico, poi cittadina grigia e sporca, ai colossi di Termini Imerese come sperduti in un deserto all'industria di Prato ai canali veneziani verso una Marghera da ripensare per non morire. Dall'alba delle raffinerie, quando ancora il problema industriale non era problema sociale alla «cultura di oggi, la cultura delle regole che non ci sono».
 Dall'illusione dell'industria paradiso di piena occupazione alle frotte di operai specializzati oggi dismessi, costretti magari a fare i pescatori, come il giovane siciliano che oggi tira a campare su una barca di vetroresina, sognando di andare a lavorare in Germania. E sino, appunto, alla Germania di chi dalla Sicilia parte in pullman, lungo un viaggio infinito.
 Daniele Vicari ha fatto questo viaggio nel suo «Il mio paese», presentato come Evento Speciale in Orizzonti, ma non lo ha fatto da solo. E' un viaggio che già Cesare Zavattini avrebbe voluto fare e che propose, ma senza successo, prima a De Sica e poi a Rossellini. Ed è un viaggio che il grande documentarista Joris Ivens aveva già fatto tra il 1959 e il 1960, dal nord che resuscitava dalle macerie della guerra al sud ancora devastato dall'arretratezza, nel suo «L'Italia non è un paese povero». E Vicari, invertendo la rotta e viaggiando dal sud al nord, lo porta con sé, facendo scorrere le sue immagini in parallelo a quelle di Ivens, ai tempi, nel 1960, censurate e fatte a pezzi dalla Rai che non voleva rimandare l'immagine dolorosa di un paese ancora sofferente.
 Ma per Vicari è stata anche un'altra storia: «E' stata anche una riflessione sul cinema, di ieri e di oggi, un tentativo di fare il cinema che mi piace, aderendo a ciò che vedo, a tutto, anche alle cose che non mi piacciono. Sono arrivato alle conclusioni che lo sforzo individuale non è sufficiente, che il nostro modello industriale si è involuto e che dobbiamo elaborare futuri possibili».
 S.D.P.

Fonte: http://www.lasicilia.it/giornale/0909/CT0909/CS/CS02/02.html

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