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Imprenditori e finanzieri
14.09.2006

Non è passata una settimana da quando, al Convegno di presentazione degli Atti dei Convegni Olivettiani, si ragionava con Cesare Damiano, Luigi Vimercati e Nerio Nesi della responsabilità sociale di impresa che Adriano Olivetti aveva saputo perseguire per tutta la vita. Proseguire nell'opera paterna di crescita aziendale  mettendo in atto strategie e innovazione, cultura di impresa e cultura tout court, attenzione ai problemi dei lavoratori e espansione nei mercati esteri, il tutto sempre finanziato con i profitti aziendali: questa era stata la bussola della vita dell'imprenditore. Nesi ricordava che quando venne a mancare, e lui dovette occuparsi della sua personale eredità, grande fu lo stupore nel constatare che, oltre alla casa dove abitava, Adriano possedeva solo azioni della Olivetti.

Piani industriali, strategie aziendali, responsabilità sociale: queste erano le direttrici di marcia.

Oggi leggiamo un articolo di Giannini che titola: PROFITTI PRIVATI E PERDITE PUBBLICHE. Un anno fa la Telecom aveva accorpato la TIM per meglio perseguire gli obiettivi societari, diceva. Oggi si fa marcia indietro senza presentare un piano industriale che giustifiche tali scelte; sembra un procedere a tentoni perseguendo solo politiche finanziarie che non producono né lavoro né ricchezza né crescita economica. Tutte le imprese che dalla Olivetti erano state create (cioè spezzettate e scorporate secondo la stessa logica che constatiamo oggi) sono state vendute (molte a stranieri)  o chiuse definitivamente.

Ricerca, innovazione, strategie di sviluppo, hanno lasciato il posto alla pura finanza, alla delocalizzazione e ai facili arricchimenti che  possono derivarne  personalmente, ma certo senza alcun giovamento al Paese nel suo insieme.

Ma davvero il Governo era all'oscuro di tutto?

Un nostro socio aveva inviato al Presidente Prodi questa missiva la scorsa settimana

Vorrei conoscere il suo parere riguardo la disastrosa situazione di Telecom Italia, la cui gestione da parte del padrone-manager Tronchetti è obiettivamente negativa.Accanto alla perdita di capitalizzazione in 4 anni, che è sotto gli occhi di tutti, il padrone manager sopraccitato è riuscito a:

1) vendere a Pirelli Real Estate tutto il patrimonio immobiliare di Telecom Italia (TI) a prezzi e condizioni di cui nessuno sa niente, per poi riaffitarseli come TI, anche qui a prezzi e condizioni ignoti

2) Smantellare il management TIM e con esso la società stessa per procedere, nel 2005, alla sua incorporazione in TI perchè, secondo lui, la convergenza fisso-mobile era un "must" strategico. Risultato: solo un anno dopo  vuole scorporare TIM per venderla  non si sa bene a chi.

3) Procedere ad un esodo forzato di migliaia di risorse umane, preziose e non, attraverso la terziarizzazione di attività, ovvero il "trucco" della cessione di ramo d'azienda a società più o meno note, ma accomunate da una stessa caratteristica: contestualmente alla cessione, queste società acquisivano da TI  commesse a prezzi superiori al mercato per un periodo di 2-3 anni, trascorso il quale, i prezzi venivano pesantemente ridimensionati, pena la perdita della commessa. Risultato: i licenziamenti invece che TI li han fatti e continuano a farli le società terziarizzate.
Mi fermo qui con l'elenco perchè penso lei abbia anche altro da fare, ma potrei continuare ancora a lungo.
Nei paesi civili per molto, ma molto meno i manager vanno a casa ed i padroni falliscono; qui in Italia dove Tronchetti è padrone-manager che cosa, secondo lei, può e forse deve sucedere?
 
Antonio Pellicano'

Communitas 2002

13 Settembre 2006

Welfare Italia
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