16.09.2006
di Davide Orecchio / www.rassegna.it.
Una nuova società per la rete e una per Tim. Con due consigli d'amministrazione autonomi. Questa la scelta del Cda Telecom che fa discutere mezza Italia. Prelude alla vendita all'estero di Tim, e quindi all'impoverimento dell'ennesima azienda italiana? Ma anche il progetto della Media company solleva molte perplessità . Ci hanno provato solo AOL e Time Warner. E fu un disastro.
Rassegna Allora professor Gallino: siamo di fronte a un ennesimo caso d’impresa irresponsabile? Gallino Non so... la vicenda Telecom potrebbe essere anche il nuovo capitolo di un mio libro precedente, che dedicai alla scomparsa dell’Italia industriale. Comunque la si voglia leggere, è una storia triste. Rassegna Cosa la inquieta di più? Gallino Ho l’impressione che il progetto della media company con Murdoch sia passato in secondo piano in questi giorni, mentre bisognerebbe esaminarlo a fondo, e preoccuparsi. L’idea di raggruppare nella stessa azienda servizi, infrastrutture e contenuti, infatti, presenta più di un’incognita. E non è un caso che le più grandi aziende di telecomunicazioni europee (dalla Deutsche Telekom all’inglese Bt passando per France Telecom) si guardino bene dal realizzare qualcosa di simile. Ci hanno provato solo una volta, in America, il provider America Online e Time Warner. E fu un disastro. All’epoca della fusione Aol valeva sul mercato 143 miliardi di dollari, appena due anni dopo quella cifra si era dimezzata. Mi rendo conto che quando hai 40 miliardi di debiti qualcosa ti devi inventare, ma perché Tronchetti Provera dovrebbe riuscire dove tutti gli altri hanno fallito? Rassegna Molti hanno letto nelle decisioni del cda Telecom, e in particolare del suo “principe”, l’ennesimo esempio della saga capitalistica nostrana: imprenditori che non investono capitale di rischio, progetti industriali deboli, operazioni finanziarie spericolate… Gallino Tutti sapevano che la Telecom era organizzata in base a una struttura piramidale. Società che contenevano altre società che a loro volta ne contenevano altre ancora: un congegno complesso che include un centinaio di aziende industriali e finanziarie tra holding e subholding. Insomma un classico esempio di capitalismo finanziario grazie al quale, tramite partecipazioni a cascata e il meccanismo della leva azionaria, Tronchetti Provera è stato in grado di controllare Pirelli e Telecom Italia. Rassegna Pur possedendo, di Telecom, appena lo 0,8%. Insomma un manager, più che un capitano d’industria. La domanda è: esistono alternative, in Italia, a un’imprenditoria che investe poco e cura soprattutto gli aspetti finanziari? Gallino Abbiamo modelli di management più concentrati sugli aspetti industriali. Ne è un esempio quanto ha fatto Sergio Marchionne alla Fiat, riportando al centro la produzione e dismettendo o ridimensionando le attività non industriali che il gruppo torinese aveva accumulato nel corso degli anni. Diciamo che le due anime – quella finanziaria e quella industriale – convivono nella nostra imprenditoria. Rassegna E la parabola del Gruppo Pirelli come la vogliamo leggere? Da leader mondiale nel settore degli pneumatici a multinazionale dei servizi né carne né pesce... Gallino Questo è l’ennesimo peccato mortale – lo scriva – del capitalismo italiano. Un’azienda storica completamente snaturata. Pirelli era un fiore all’occhiello dell’industria italiana. E adesso hanno venduto tutti i prodotti d’avanguardia: cavi, fibre ottiche, pneumatici. È davvero l’emblema dell’Italia industriale che scompare. Rassegna Torniamo a Telecom. Cosa dovrebbe fare il governo? Intervenire? E come? Ricorrendo alla golden share, ripristinando il controllo pubblico sulla rete fissa delle tlc come chiede la Fiom? Gallino A mio parere dovrebbe intervenire assolutamente. E in due direzioni. Innanzitutto pretendendo e ottenendo che Tim non finisca in mani straniere. In secondo luogo chiedendo a Telecom maggiori dettagli sul nuovo progetto della media company, il cui successo, come ho già detto, non mi sembra per nulla scontato. Ma capisco i tentennamenti dell’esecutivo. In fondo quanto accaduto in Telecom, e prima ancora in Autostrade, è l’ultimo capitolo di un processo avviato da chi adesso ci governa. I vertici politici che decisero le privatizzazioni delle aziende statali, dieci anni fa, sono gli stessi di oggi, dal capo dell’esecutivo in giù. È inevitabile un certo imbarazzo.
www.rassegna.it, 15 settembre 2006
Fonte: http://www.rassegna.it/2006/attualita/articoli/telecomgallino.htm
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