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Intervista a Luciano Pizzetti, segretario Ds Lombardia
22.09.2006
Luciano Pizzetti, segretario lombardo dei DS, con quale progetto politico deve rispondere il centrosinistra al tema che, al Nord, sta emergendo con forza: la questione settentrionale?
In Lombardia, con maggior vigore dopo le elezioni politiche, si è imposta una vera e propria «questione settentrionale», per il Centrosinistra. In particolare nelle aree pedemontane del lombardo-veneto. Se infatti le difficoltà economiche hanno attraversato il Paese da nord a sud, è nelle regioni del Nord che il centrosinistra ha assistito a uno scollamento tra valori e programmi dei partiti e aspirazioni e mentalità di larghe fasce di popolazione. Il centrosinistra non ha avuto la capacità di misurarsi con le nuove dimensioni sociali e produttive. Dobbiamo essere alternativi al centrodestra, non ai cittadini lombardi.

Quale riformismo per affrontare problemi di questa portata?
Il risultato del voto referendario dello scorso giugno racconta di una Lombardia i cui problemi non sono rappresentati solo dalle tasse. I temi caldi qui sono le liberalizzazioni e l'apertura dei monopoli, la riforma del welfare, il sostegno alle piccole e medie imprese, l'innovazione e la ricerca, l'infrastrutturazione dei territori. Per questo la nostra Regione ha bisogno di una buona cultura federalista come sostegno del Paese. E il centrosinistra ha bisogno di una grande partito riformista e riformatore. Per rilanciare una politica del Nord serve che i riformisti si incontrino. Democratici di sinistra, Margherita e società civile che guarda alle nuove opportunità e ai diritti di cittadinanza devono dare vita a un partito democratico federato su forti basi regionali. Un «partito nuovo», del resto, non nasce e non sopravvive se non risponde a un'esigenza storica. Nasce e sopravvive se i suoi promotori riescono a identificare e intercettare aspirazioni già radicate nei cittadini, se riescono a rendere credibili le soluzioni ai problemi.

State proponendo una sorta di Partito Democratico del Nord?
Non un partito del nord ma un partito su basi federate. Il partito democratico deve diventare lo strumento per costruire una cultura riformista legata al territorio. Il partito democratico soggetto del bipolarismo deve avere una classe dirigente capace di aprirsi, senza trasformismi, a quei riformisti che oggi sono nella Casa delle Libertà. Una nuova politica che si regga su un grande pensiero. Necessarie per quest'area - ad esempio - sono le infrastrutture, che non risolveranno certamente tutti i problemi della Lombardia, ma rappresentano un'opportunità per crescere, per sostenere lo sviluppo del Paese, per offrire maggiori e migliori opportunità ai cittadini e alle imprese. Per questo lo scorso mese di luglio l'Ulivo in Consiglio regionale ha votato il documento bipartisan per avviare gli interventi infrastrutturali di cui questa Regione ha bisogno. Un voto senza dubbio positivo. Abbiamo deciso di stabilire insieme a gran parte dell'Assemblea regionale le priorità: il Polo autostradale lombardo e un nuovo regime di concessioni. Per finanziare le nuove infrastrutture il Governo dovrà mettere una parte delle risorse: Pedemontana e nuova corsia sull'A4, alta velocità e alta capacità ferroviaria. Ma ci sono altri interventi indispensabili per questa realtà. E per i quali non ci sono sufficienti risorse statali. Mi riferisco ad arterie indispensabili come la Tibre (Tirreno-Brennero), la Brebemi, e la Tem (Tangenziale est esterna di Milano). Per queste sarà necessario ricorrere all'autofinanziamento. Ma il Governo ci dovrà aiutare a reperire sul territorio queste risorse. La grande holding che si pensa verrà a costituirsi dovrà essere una società regionale ma non della Regione e dovrà coinvolgere tutte le istituzioni pubbliche e private interessate a costruire un polo lombardo delle infrastrutture.

Tra il centrodestra ed il centrosinistra lombardo, chi é all'attacco e chi in difesa?
Da un punto di vista strettamente politico il documento approvato in Consiglio regionale dimostra la necessità della concertazione. Dopo le elezioni e il referendum il centrodestra lombardo si rende conto che da solo non ce la fa. Si rende conto che per governare serve il confronto con l'opposizione e con le altre istituzioni. Non dobbiamo sottrarci a questo confronto ed anzi dobbiamo incalzare affinché dia i migliori frutti nell'interesse della Lombardia e dell'Italia.
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