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Il discorso del Papa ai diplomatici musulmani
26.09.2006

Signor Cardinale, Signore e Signori Ambasciatori, cari amici musulmani,

sono lieto di accogliervi in quest'incontro da me auspicato per consolidare
i legami di amicizia e di solidarietà tra la Santa Sede e le Comunità
musulmane del mondo. Ringrazio il Signor Cardinale Paul Poupard, Presidente
del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, per le parole che mi
ha rivolto, come pure tutti voi per aver risposto al mio invito.

Ben note sono le circostanze che hanno motivato questo nostro appuntamento, e su di esse ho già avuto occasione di intrattenermi durante la passata settimana. In questo particolare contesto, vorrei oggi ribadire tutta la stima e il profondo rispetto che nutro verso i credenti musulmani,
ricordando quanto afferma in proposito il Concilio Vaticano II e che per la
Chiesa Cattolica costituisce la Magna Charta del dialogo islamo - cristiano:
" La Chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l'unico Dio,
vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e
della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con
tutto il cuore ai decreti anche nascosti di Dio, come si è sottomesso
Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce" (Dichiarazione
Nostra aetate, n. 3). Ponendomi decisamente in questa prospettiva, fin dall'inizio del mio pontificato ho auspicato che si continuino a consolidare ponti di amicizia con i fedeli di tutte le religioni, con un particolare
apprezzamento per la crescita del dialogo tra musulmani e cristiani (cfr
Discorso ai Delegati delle altre Chiese e Comunità ecclesiali e di altre
Tradizioni religiose, Oss. Rom. 26 aprile 2005, pag. 4). Come ebbi a
sottolineare a Colonia lo scorso anno, "il dialogo interreligioso e
interculturale fra cristiani e musulmani non può ridursi a una scelta del
momento Si tratta effettivamente di una necessità vitale, da cui dipende in
gran parte il nostro futuro" (Discorso ai Rappresentanti di alcune comunità
musulmane, Oss. Rom. 22 - 23 agosto 2005, pag. 5). In un mondo segnato dal relativismo, e che troppo spesso esclude la trascendenza dall'universalità della ragione, abbiamo assolutamente bisogno d'un dialogo autentico tra le
religioni e tra le culture, un dialogo in grado di aiutarci a superare
insieme tutte le tensioni in uno spirito di proficua intesa. In continuità
con l'opera intrapresa dal mio predecessore, il Papa Giovanni Paolo II,
auspico dunque vivamente che i rapporti ispirati a fiducia, che si sono
instaurati da diversi anni fra cristiani e musulmani, non solo proseguano,
ma si sviluppino in uno spirito di dialogo sincero e rispettoso, un dialogo
fondato su una conoscenza reciproca sempre più autentica che, con gioia,
riconosce i valori religiosi comuni e, con lealtà, prende atto e rispetta le
differenze.

Il dialogo interreligioso e interculturale costituisce una necessità per
costruire insieme il mondo di pace e di fraternità ardentemente auspicato da tutti gli uomini di buona volontà. In questo ambito, i nostri contemporanei
attendono da noi un' eloquente testimonianza in grado di indicare a tutti il
valore della dimensione religiosa dell'esistenza. E' pertanto necessario
che, fedeli agli insegnamenti delle loro rispettive tradizioni religiose,
cristiani e musulmani imparino a lavorare insieme, come già avviene in
diverse comuni esperienze, per evitare ogni forma di intolleranza ed opporsi
ad ogni manifestazione di violenza; è altresì doveroso che noi, Autorità
religiose e Responsabili politici, li guidiamo ed incoraggiamo ad agire
così. In effetti, ricorda ancora il Concilio, "sebbene, nel corso dei
secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e
musulmani, il sacrosanto sinodo esorta tutti a dimenticare il passato e a
esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e
promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori
morali, la pace e la libertà" (Dichiarazione Nostra aetate, n.3). Gli
insegnamenti del passato non possono dunque non aiutarci a ricercare vie di riconciliazione perché, nel rispetto dell'identità e della libertà di
ciascuno, diamo vita a una collaborazione ricca di frutti al servizio dell'intera
umanità. Come il Papa Giovanni Paolo II affermava nel suo memorabile
discorso ai giovani a Casablanca, in Marocco, " il rispetto e il dialogo
richiedono la reciprocità in tutti i campi, soprattutto per quanto concerne
le libertà fondamentali e più particolarmente la libertà religiosa. Essi
favoriscono la pace e l'intesa tra i popoli" (Insegnamenti di Giovanni Paolo
II, VIII, 2, 1985, pag. 501)

Cari amici, sono profondamente convinto che, nella situazione in cui si
trova il mondo oggi, è un imperativo per i cristiani e i musulmani
impegnarsi nell'affrontare insieme le numerose sfide con le quali si
confronta l'umanità, specialmente per quanto riguarda la difesa e la
promozione della dignità dell'essere umano e i diritti che ne derivano.
Mentre crescono le minacce contro l'uomo e contro la pace, riaffermando la
centralità della persona e lavorando senza stancarsi perché la vita umana
sia sempre rispettata, cristiani e musulmani rendono manifesta la loro
obbedienza al Creatore, la cui volontà è che tutti gli esseri umani vivano
con quella dignità che Egli ha loro dato.

Cari amici, auspico di vero cuore che Dio misericordioso guidi i nostri
passi sui sentieri d'una reciproca e sempre più vera comprensione. Nel
momento in cui i musulmani iniziano l'itinerario spirituale del mese di
Ramadam, rivolgo a tutti i miei cordiali voti augurali, auspicando che l'Onnipotente accordi loro un'esistenza serena e tranquilla. Che il Dio della pace colmi con l'abbondanza delle sue benedizioni voi e le comunità che rappresentate!



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