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Perchè mi sono autosospeso dalle Commissioni della Municipalità
9.10.2006
Scritto da Norberto Gallo su www.napolionline.it
sabato 07 ottobre 2006

Penso che talvolta sia utile ed istruttivo capire cosa succede nel Palazzo per provare, se se ne ha voglia, a prendere il toro per le corna.

Alle scorse elezioni amministrative sono stato eletto come consigliere di opposizione nel consiglio della V Municipalità, Arenella-Vomero per la lista Decidiamo Insieme.

Questa settimana è partito il lavoro delle commissioni permanenti, organismi istituzionali pensati per istruire il lavoro del Consiglio e ad approfondire le questioni relative al territorio.

Ecco il resoconto dell’attività di questa settimana, e la spiegazione della mia decisione di autosospendermi dalla partecipazione ai loro lavori.

La prima seduta operativa della prima commissione, alla quale sono iscritto, si è svolta lunedì, convocata alle 8.00 con all’ordine del giorno “Esame istanze dei cittadini”. Io sono riuscito a passare solo verso le 11.00, ed ho scoperto che la commissione, costituitasi regolarmente alle 9.00, risultava curiosamente “in sospensione”.

Ho chiesto il resoconto di quanto accaduto al Presidente Marone (dei Verdi), il quale mi ha riferito che stava andando a parlare con il Presidente Coppeto alla sede dell’Arenella, considerato che tutte le istanze provenienti dai cittadini erano smistate a quella sede e quindi al Vomero non ce n’era nessuna. Ci salutavamo e mi veniva dato appuntamento alle 13.30, orario fissato per la riapertura della Commissione.

Alle 13.50 la Commissione si riuniva nuovamente e nell’arco di una mezz’oretta veniva definitivamente chiusa, più o meno alle 14.30.

Risultato: la commissione risultava aver lavorato dalle 9.00 alle 14.30, con una sospensione per raggiungere il Presidente della Municipalità e chiedere chiarimenti in merito alla mancanza di documentazione. Dai verbali delle altre due commissioni riunitesi lunedì, risulta che tutte e due avevano avuto uno svolgimento simile alla mia, con la sola differenza degli orari di apertura e chiusura slittati di 30 minuti in avanti.

Martedì si è svolto un consiglio durante il quale sono intervenuto per esprimere tutte le mie perplessità riguardo al modo con il quale si erano svolte le sedute di Commissione del giorno precedente, quando tre commissioni convocate a mezz’ora di distanza l’una dall’altra si erano chiuse con la stessa cadenza, tutte e tre con una sospensione che era durata tra le tre e le quattro ore, auspicando una razionalizzazione dei tempi ed una maggior cura del denaro pubblico speso in maniera assolutamente infruttuosa.

Per inciso, si trattava di un gettone di presenza per tutti e trenta i consiglieri, del costo del personale impiegato, dei rimborsi per le assenze giustificate per i consiglieri dipendenti assentatisi dal lavoro.

Mercoledì si riunivano altre tre commissioni; io ero presente nella sesta, convocata alle 9.00 con all’ordine del giorno “Sicurezza nelle scuole, applicazione della legge 626”. Premesso che la Commissione è dedicata a “Sicurezza e Legalità”, quindi niente aveva a che fare con il punto all’ordine del giorno proposto, una volta costituitasi regolarmente alle 10.00, veniva fatto notare l’equivoco da altri consiglieri, ma si cominciava un paradossale litigio per la proposta di sospendere e fare un sopralluogo in una scuola.

La discussione fuori verbale prendeva subito una brutta piega: il problema era quello di garantire l’apertura della Commissione per tutta la mattinata, nonostante il marchiano errore e il litigio che oramai aveva trasceso qualsiasi limite di civile convivenza, tra il Presidente della Commissione e un consigliere di opposizione.

Il Presidente abbandonava comunque la seduta chiedendo alla maggioranza di seguirlo, ma di fronte all’opposizione di un suo consigliere di maggioranza che intendeva comunque continuare, nominava questi vicepresidente per la seduta che rimaneva aperta. La commissione continuava i lavori fino alle 13.30, quando si chiudeva dopo aver deciso l’ordine del giorno per la seduta successiva.

Giovedì si riunivano le tre commissioni rimanenti e la conferenza dei capigruppo. Dai verbali risulta comunque il solito procedimento dell’apertura, sospensione, chiusura dopo le 13.00.

Venerdi era convocato un altro Consiglio per votare un parere ad un’altra delibera di Giunta.

A questo punto ho chiesto la parola in Consiglio ed ho comunicato la mia intenzione di non prendere parte alle commissioni fino a quando si svolgeranno in questo modo curioso. Naturalmente mi hanno preso per fesso e qualcuno mi ha dato pure del “moralista”.

Fatto sta che il meccanismo messo in piedi, che non credo sia opportuno far finta di non vedere e quindi di approvare tacitamente, è quello di garantire ai consiglieri della municipalità di essere esentati dal lavoro dal lunedì al venerdi, percependo comunque regolare stipendio oltre al (risibile a dire il vero) gettone di presenza.

C’è forse qualcosa di illegale in questo? Non credo, come non è stato illegale che la Regione Campania abbia istituito a suo tempo 12 commissioni speciali con le quali tutti i consiglieri potevano ottenere i benefit previsti per Presidenti, Vicepresidenti e Segretari.

Fatto sta che quel meccanismo, che a suo tempo fu chiaramente descritto come un sistema attraverso il quale il ceto politico si compattava consociativamente e si dava uno status da privilegiato, viene riprodotto in sedicesimi all’interno della V Municipalità. E nelle altre municipalità, mi si dice, non è diverso, come non pare essere diverso al Comune, alla Provincia ed alla Regione. La mia decisione non è stata dettata da moralismo, ma da una semplice considerazione: in una città come la nostra, dove il deficit di legalità rischia in ogni momento di creare nuove situazioni di illegalità organizzata e diffusa, non è serio che chi pretende di rappresentare lo stato liberale e di diritto si acconci il suo piccolo ‘inciucio’ personale. E lo dico a rischio di passare davvero per fesso!

Io penso sul serio che le municipalità debbano funzionare al meglio e diventare il primo gradino istituzionale di contatto tra il cittadino e lo Stato; senonché la riforma sul decentramento, strombazzata in campagna elettorale dal centrosinistra come cosa fatta, è attualmente una scatola assolutamente vuota.

Senza entrare nel merito, basti dire che tutto quello che può fare oggi la Municipalità è praticamente identico a quello che potevano (non potevano?) le circoscrizioni. Con l’aggravante di un maggior carico di aspettative da parte dei cittadini e un sistema elettorale che in pratica svincola il Presidente dall’attività del Consiglio, sia pure di semplice controllo.

In questa situazione i consiglieri che sul piano istituzionale contano poco e niente, possono però bearsi di far parte di un sistema che garantisce anche a loro un piccolo “posto al sole”. Possono smettere materialmente di lavorare senza perdere lo stipendio, ed arrotondare con il gettonino di presenza, una specie di paghetta per consiglieri Junior, per i quali non viene ritenuto giustificabile un impegno di spesa più grande, implicitamente considerato che, tutto sommato, possono volentieri farne a meno visto che lo stipendio rimarrà intonso.

La legge prevede che la giustifica dal lavoro ha valore a partire da un’ora prima all’orario di convocazione ad un’ora dopo quello di chiusura delle Commissioni, mentre per i Consigli la giustifica dura tutta la giornata, e prosegue il giorno seguente se il Consiglio si protrae oltre la mezzanotte (caso verificatosi alla IX Municipalità, ancora priva di commissioni!).

Serve alla città che i politici e la politica vestano ancora una volta la faccia del “magna magna” generale, serve che i cittadini che vedono quanto accade siano rafforzati nell’idea che la politica è una cosa sporca? Io credo di no!

Mi sono sospeso dalle commissioni, ma credo che questo tema sia degno di altra e maggiore attenzione. Senza scadere nel qualunquismo, senza lasciarci andare a giudizi moralistici, ma prendendo a cuore l’unica strada che può risollevare Napoli: il rafforzamento dello Stato di diritto schierato contro la barbarie del “tutti contro tutti” che, debbo constatare, sembra avere oramai invaso anche il Palazzo.

Il tema in gioco è il tema più importante per la città: quello della responsabilità. Non si può, come fa la sindaca, inveire contro il governo per una brutta finanziaria e poi lasciare che il denaro pubblico venga impiegato per costruire una nuova casta in una città che per caste continua ad essere organizzata. E’ il tema della partecipazione, della fiducia nelle istituzioni, è il tema della rivoluzione liberale e democratica di cui ha bisogno questa città.

da www.napolionline.org

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