Sabato 21 ottobre. A Roma, Hotel Quirinale, si riunisce la Direzione nazionale dei Democratici di sinistra, per uno dei più importanti incontri del quadro dirigente della Quercia in vista del Congresso che è stato fissato per la primavera del 2007. Due i punti principali all’ordine del giorno: la Finanziaria del governo Prodi, in via di approvazione definitiva, e la discussione sul futuro Partito democratico.
Ad introdurre i temi in questione è stato il segretario nazionale Piero Fassino che, al temine della sua relazione ha fissato i prossimi appuntamenti del partito: il Consiglio nazionale, che si terrà a novembre e, appunto, il Congresso nazionale, che avrà luogo nella primavera del prossimo anno.
Riguardo alla manovra di Bilancio, Fassino sottolinea che «non possono essere sottovalutati i malumori suscitati dalla Finanziaria, che pure è tutt'altro che di ordinaria amministrazione, ed è opportuno che in sede di conversione parlamentare si apportino quei correttivi che consentano una più chiara percezione della "missione" che la
Finanziaria si propone».
A questo proposito, secondo il leader della Quercia, «è fondamentale trasmettere il senso di questa "missione" che il governo intende perseguire: far uscire l'Italia dalla stagnazione di questi anni, dalle tante incertezze che caratterizzano la società italiana, dal venir meno di fattori di coesione che rischiano di frammentare il nostro Paese in una somma di istanze corporative o di parte". Guardando al futuro, insomma, si tratta di «essere consapevoli che l'opera di risanamento ed innovazione non si esaurisce con la sola Finanziaria».
Per quanto riguarda la discussione per l’approdo al soggetto politico unico dei riformisti, Fassino, affermando l’importanza che l’Ulivo ha assunto come nome e come simbolo per milioni di elettori italiani, e ribadendo che il Partito democratico non potrà prescindere da un legame con l’unica grande famiglia europea dei riformisti, il Pse, libera il campo da qualsiasi equivoco su quella che sarà la reale "pesantezza" del nuovo soggetto. «Non sarà un partito "leggero", ma organizzato e radicato nella società . Il Pd – prosegue il segretario dei Ds - può e deve essere l'opportunità di essere un "partito nuovo". Si tende troppo spesso ad accreditare la tesi per cui soltanto con partiti "leggeri" e privi di strutture si possa realizzare partecipazione attiva. È un dilemma falso. Non vi è alcun dubbio che oggi la politica abbia bisogno di aprirsi e di adottare strumenti di larga partecipazione democratica: primarie per scegliere premiership e candidati nelle istituzioni, referendum su questioni di grande rilevanza, assisi annuali programmatiche aperti a saperi e competenze della società , voto segreto per l'elezione dei dirigenti, termine di mandato per favorire ricambio generazionale».
Ma secondo il leader della Quercia «tutto ciò può essere realizzato se c'è un'organizzazione, forte, capace radicata in grado di attivare, organizzare, far vivere quegli strumenti».
«Insomma – osserva Fassino - se in qualcuno alberga il timore che si voglia dare vita ad un partito privo di radici, più simile ad un movimento di opinione o ad una somma di comitati elettorali sappia che questa non è l'intenzione nostra».
Rivolgendosi poi alle forze interne ai Ds che si oppongono alla formazione del Partito democratico, Fassino assicura di non ignorare «gli interrogativi, i dubbi, le inquietudini e le contrarietà . Non banalizzo – dice - nessuna delle ragioni che ispirano questi sentimenti. Anzi, sento la necessità di sviluppare tra noi un confronto aperto e libero in cui ciascuno possa, non solo affermare le proprie ragioni, ma ascoltare le ragioni altrui». Quindi Fassino rinnova «l'appello a sgombrare il campo da argomenti strumentali: chi propone il Pd non è un liquidatore, né intende sciogliere e disperdere una storia. Chi esprime dubbi e contrarietà non è un conservatore. Tutti siamo orgogliosi della nostra storia».
Il leader dei Ds sottolinea che «il pluralismo dovrà esserne tratto costitutivo e che in un Pd plurale ci sarà dunque spazio e pari dignità anche per punti di vista più critici e radicali».
Per questo Fassino invita tutte le componenti del partito a «condurre una discussione serena, libera e unitaria, definendo insieme le regole e le modalità che garantiscano la trasparenza del dibattito, la più ampia partecipazione democratica e la pari dignità di tutte le posizioni in campo».
Anna Finocchiaro, capogruppo dell’Ulivo al Senato si dice soddisfatta per come Fassino, durante il suo intervento, abbai affrontato il problema del dissenso delle minoranze. «La relazione del segretario – afferma - parla ad un partito che discute in maniera molto efficace e molto seria e il cui filo conduttore è un invito a non commettere errori già prodotti nel passato dalla sinistra. Nelle parole di Fassino leggo una disponibilità a tutto
l'ascolto e il rispetto dovuto nei confronti delle opinioni dissenzienti».
Anche Massimo D’Alema, nel corso del suo intervento, riprende il discorso sul Partito democratico definendolo «l’unico progetto politico in grado di dare una risposta al caso italiano. Ci sono mille ragionevoli obiezioni – afferma il presidente dei Ds, rivolgendosi alle minoranze interne del partito - ma in questi casi, occorre dare un segno al progetto, piuttosto che indebolirlo. Ciò che intendiamo fare è dare vita ad un riformismo maggioritario che risponda «al problema insoluto del bipolarismo italiano».
Ed il rilancio del progetto riformista dovrà rappresentare, per D’Alema, anche la linea guida per l’azione del governo. «Dobbiamo essere in grado – afferma il vicepremier - di coinvolgere le grandi forze sociali e il movimento sindacale in scelte coraggiose che vadano oltre la tutela dei legittimi interessi. E questo significa prospettare nei prossimi mesi un'operazione in grado di parlare alle forze produttive, al mondo dell'impresa, alle nuove generazioni che faccia perno su un patto della produttività e una coraggiosa riforma
dell'amministrazione pubblica».
Al termine di una lunga serie di interventi di diversi esponenti della Quercia, il segretario Piero Fassino ha preso di nuovo la parola per tracciare le conclusioni del dibattito. Sulla questione legata all'approvazione della Finanziaria e, più in generale sulla tenuta del governo, il partito è compatto nel chiedere «un cambio di passo lungo le linee guida di crescita ed equità ».
Nel processo di costruzione del Pd, Fassino riconosce che «da un'ampia maggioranza è arrivato un incoraggiamento ad andare avanti, ma bisogna continuare ad avere atteggiamento di reciproco ascolto e un dibattito che consenta di continuare a scavare. Al momento delle decisioni nessuno coarta nessun altro ma continuiamo una ricerca e una discussione vera».
Fassino tira le somme del dibattito in corso sulla prospettiva del partito democratico sottolineando quanto la discussione di oggi sia stata utile. «Un momento in cui ci siamo sforzati di ragionare e di ascoltarci, non semplicemente la riproposizione degli argomenti di ciascuno. Sono emersi ulteriori elementi di cui tener conto».
Fonte: www.dsonline.it