In attesa di capire cosa deriverà dalle decisioni del vertice dei capi di stato europei, con annessa cena con il presidente russo Putin, qualcosa di sicuro dobbiamo affermare con assoluta determinazione: il problema energetico si ripropone come chiave dell’economia, e mette a rischio il nostro benessere. Non più nel modo che ancora ricordiamo degli anni '70, quando la questione era l’impennata improvvisa dei prezzi, e la minaccia di una riduzione degli approvvigionamenti. Da allora, si è scoperto che di petrolio ce n’è ancora molto (anche se certo non ce ne sarà all’infinito), e, benchè il suo prezzo sia costantemente salito, l’energia prodotta dai combustibili fossili è ancora relativamente economica e sicura, e questo, per esempio, ha ritardato e ritarda una più decisa scelta verso fonti di energia alternativa (penso soprattutto al solare) che non si riesce ancora a rendere economicamente competitive. Ma ci sono nuovi, e gravissimi problemi: il principale è l’effetto serra, che il consumo di gas e petrolio rende sempre più grave. L’impatto ambientale delle emissioni di CO2 è davvero insostenibile, e rischia di aprire scenari inquietanti, da cupa fantascienza. Esiste poi un innegabile problema politico: la dipendenza dell’Europa dalle forniture estere, in un mondo che è libero da crisi politiche e militari locali, e con la minaccia terroristica che diventa sempre più sofisticata, rende insicura una condizione di dipendenza negli approvvigionamenti di combustibile.
I socialisti al Parlamento Europeo si sono rivolti al Consiglio Europeo, cioè appunto ai capi di stato, per rendere note le loro raccomandazioni, per affrontare sfide urgenti, ormai delle emergenze. Pensiamo che il mercato da solo non garantisca la soluzione, c’è bisogno di una strategia politica, che garantisca le scelte energetiche del futuro, prevedendo i rischi dell’aumento dei prezzi e contenendo i relativi costi sociali, e provvedendo gli investimenti necessari perché la dipendenza energetica dell’Europa sia ridotta.
Prendiamo atto che la Commissione Europea ha lanciato il suo "piano d’azione", che va nella stessa direzione da noi indicata, ponendo l’accento sul risparmio energetico e l’efficienza dei sistemi. Infatti, una percentuale considerevole dei nostri consumi energetici è dovuta a sprechi e inefficienze, che devono essere messi a regime, e questo si potrà fare soltanto con regole e controlli e materiali d’informazione ai cittadini, cioè, ancora, con una strategia politica per l’energia, non essendo sufficiente un’utopica autodisciplina di aziende e consumatori.
La nostra politica estera dovrà poi tenere conto che non è saggio considerare i paesi in via di sviluppo come semplici fornitori di materie prime: soltanto un’approccio solidale, che crei sempre maggiori vincoli d’amicizia e di collaborazione internazionali, potrà prevenire che l’energia diventi arma di conflitto tra stati, o causa di guerre.
Pia Locatelli