22.10.2006
Giuseppe Civati / www.civati.it - A volte un film può spiegare tante cose, ancorché in modo del tutto inaspettato, a chi fa politica. È il caso di N. Io e Napoleone di Paolo Virzì. Se il libro di Ferrero a cui il film è liberamente ispirato si soffermava soprattutto sulle relazioni tra l\'eroismo e la letteratura e il senso della storia, il film di Virzì è più orientato a descrivere la fascinazione del personaggio famoso e potente sul popolo, ma anche sugli intellettuali (che all\'epoca proliferavano, ora un po\' meno) e sul pericolo di fraintendere le finalità e le modalità con cui il potere stesso viene esercitato. Nella scena della visita di Napoleone Auteuil al mercato ciò è lampante, ma lo è altrettanto in altri luoghi del racconto, anche quando non si tratta del grande imperatore, ma, ad esempio, della baronessa Bellucci, che esercita analoga suggestione sugli altri personaggi del film. È il tema che è letteralmente esploso negli ultimi anni, quello della società dello spettacolo, dei suoi riti e della necessità di accedervi con i mezzi più impensati (e fa sorridere l\'accostamento tra l\'Elba del 1814 e certe isole di famosi naufragati nella banalità ). Ma è anche il tema che conosciamo bene nella vita politica, quello della sudditanza psicologica nei confronti del personaggio di potere che si percepisce sia tra i solerti caudatari che tra gli zelanti oppositori, questi ultimi ancor più colpevoli perché - chiamati come sono non certamente al tirannicidio (come il Martino del film), ma semplicemente ad un\'opposizione forte e chiara - spesso si fanno irretire nel sistema, dal linguaggio e dalla comunicazione di chi il potere ce l\'ha. E, nonostante i tratti da statista gentile, non ha alcuna intenzione di abbandonarlo (ogni riferimento alla politica milanese e lombarda è puramente casuale). Buona visione e, speriamo, buona politica.
Fonte: http://www.civati.it/
N. Io e Napoleone: http://www.medusa.it/nioenapoleone/
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