22.10.2006
T.M. / girodivite.it -
Il 23 ottobre l’Ungheria dovrebbe celebrare unitariamente un giorno di ricordo. Tutti insieme: si vedrà se questo resterà un pio desiderio del Presidente della Repubblica Ungherese László Sólyom, rispetto al quale molti si affrettano a precisare “quell’intellettuale” e vai a capire a quale gradino sia posizionato, nel dato contesto, il significato del termine, oscillando esso su un continuum tra l’elogio e l’insulto. E vai a capire se il “tutti insieme” sarebbe l’ennesima “finzione a fin di bene” oppure la maturata condivisione di un puntino almeno su quella pagina di storia. Per esempio la visione “mai più in bianco e nero” – o forse in “rosso e nero”? – della storia contemporanea dell’est europeo (e non solo). Ma una lettura non nettamente di parte ora appare più lontana che mai.
Sullo sfondo di questa giornata nel 50° della “rivoluzione/controrivoluzione” dell’ottobre-novembre ’56 ci sono le piazze invase da mani-festanti della destra magiara che chiede la testa del governo di centro-sinistra. Perché il primo ministro e il suo Partito Socialista hanno detto bugie negli ultimi anni del loro precedente governo e poi hanno continuato a dire bugie durante la campagna elettorale per vincere. E non si può liquidare la faccenda con un “ebbe’? che c’è di strano?” oppure con un “la solita interpretazione malevola dell’opposizione” perché esiste un “corpo del reato”: la registrazione di una riunione di fine maggio del gruppo parlamentare socialista, la registrazione di una riunione non pubblica, “a porte chiuse”, opportunamente mandata in onda e stampata su carta nella parte in cui il primo ministro Ferenc Gyurcsány dice ai convenuti: sì, abbiamo raccontato un sacco di bugie, abbiamo fatto di tutto per nascondere la reale situazione del paese, abbiamo taciuto su quanto costerà a tutti il risanamento, per altro dovuto in base alle norme imposte dall’Europa.
Ad onor del vero, l’opposizione di destra che si era candidata al governo non è che non sapesse nulla sui conti dello Stato: ne faceva forza nella sua campagna elettorale, mentre – diciamo ancor più ad onor del vero – prometteva ai pensionati ungheresi la tredicesima mensilità e l’abbassamento delle tasse per tutti. Sapeva bene la maggioranza socialista e liberal-democratica a quale destra populista non intendeva cedere il governo del paese. Ma ora non è questo il punto.
Salvo qualche mia svista, la data di nascita del blog del primo ministro Gyurcsány, è il 31 gennaio 2006. L’immagine qui riprodotta accompagnava il primo post. Per questo modo di “colloquiare” con amici e nemici il primo ministro è stato oggetto di scherno; molti sostenevano (e sostengono) che non sia lui personalmente a scrivere. Qualche giorno dopo che “brani scelti” del suo discorso furono resi pubblici, sul blog era apparso il testo integrale della trascrizione di quella registrazione. Scriveva, Gyurcsány, di non andare fiero del linguaggio che aveva usato, ma di non rinnegare la passione con cui aveva pronunciato quelle parole. Scriveva: «Non è un male che sia saltata fuori quella registrazione. Perché la vera questione della politica ungherese oggi non è più chi quando non ha detto la verità ma chi è capace di smettere di dire bugie. Chi è che con sincerità , a volte in modo appassionato e talvolta anche sboccato ha il coraggio di confrontarsi con le bugie e le mezze verità degli ultimi 16 anni.»
Non è proprio un discorso da “giornata del ricordo”, quello trascritto dal nastro, e la sua traduzione è resa difficoltosa dal suo carattere non strutturato, non “scritto”. Quello che segue è pur sempre un “brano scelto”, parte di un ragionamento. Certo, è un’ “altra” parte rispetto a quella che ha portato la destra ungherese a riempire le piazze. Quei pochi o tanti che del ’56 ungherese (e polacca perché no?) hanno potuto farsi una conoscenza il più possibile obiettiva, forse converranno che non ne tradisce lo spirito. Mai più “bugie a fin di bene”.
Per leggere il testo di Gyurcsány: http://www.girodivite.it/Ungheria-ottobre-1956-ottobre-2006.html
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