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Nasce l'APD in Lombardia
24.10.2006

Intervista a Sarfatti. -

E’ nata l’Associazione Lombarda per il Partito Democratico
La sera del 19 ottobre presso le sale dell’Umanitaria, storico presidio del riformismo lombardo, ha preso avvio il percorso per la costruzione dell’Associazione lombarda per il Partito Democratico.
Convocati da un gruppo di soci fondatori dell’Associazione, tra cui Crippa, Facchi, Fiori, Fogliazza, Meroni, Redaelli, Novati, si sono ritrovati cittadini, rappresentanti delle associazioni e del mondo politico, provenienti da 11 province lombarde, che hanno dato vita a un Coordinamento Regionale provvisorio. Obiettivo è quello di costruire le Associazioni in tutte le province lombarde entro novembre, in modo da giungere all’Assemblea Regionale per l’elezione definitiva delle cariche associative entro dicembre/gennaio.
L’Associazione Lombarda, che intende partecipare alla costituzione dell’Associazione Nazionale per il Partito Democratico prevista per gennaio 2007, vuole contribuire alla costruzione del nuovo partito favorendo la più ampia partecipazione e l’affermazione dei principi di democrazia dal basso. Ciò avverrà attraverso iniziative e campagne politiche sul territorio: prima fra tutte la raccolta in tutta la regione delle firme per la “Petizione al Parlamento Italiano per una legge elettorale di tipo maggioritario ed una democrazia partecipata”.
Fondamentale in questo processo sarà il coinvolgimento anche dei cittadini che si impegnano in attività politiche pur non essendo iscritti ai partiti (in particolare le associazioni, le liste civiche, il volontariato) e del “popolo delle primarie”.

Milano, 20 ottobre 2006

*****

L´INTERVISTA

Riccardo Sarfatti: "Il Pd nascerà dal basso non come il minore dei mali"
cultura, Richiamarsi a Togliatti e De Gasperi è esercizio retorico - entusiasmo, La nostra associazione lombarda sorge senza polemica
ANDREA MONTANARI da *La Repubblica*

«Dalla Lombardia nasce un percorso esemplare di democrazia dal basso». Così il coordinatore dell´Unione in Regione Riccardo Sarfatti commenta il via libera delle 12 province lombarde all´Associazione lombarda per il partito Democratico: «Occorre un´iniezione di entusiasmo. Il nuovo partito non può nascere per inerzia o come il minore dei mali».

Sarfatti, perché è necessario partire dal basso?
«Perché sono evidenti i limiti della democrazia realizzata».

C´è forse un accento polemico verso le recenti iniziative del presidente nazionale del comitato Gregorio Gitti?
«Nessuna polemica. Questa associazione lombarda di inserisce nel percorso che è stato deciso dei rapporti tra l´associazione nazionale e quelle regionali».

I dissensi fanno parte ormai del passato?
«Penso che le frizioni siano insite sia nel processo di crescita dell´associazione che nelle caratteristiche del futuro partito. Dopo Orvieto si apre una fase di confronto dialogo dentro e fuori i partiti per raggiungere due obiettivi».

Quali?
«Portare il maggior numero di persone nel nuovo partito e arrivarci nel modo più condiviso possibile».

Ci sono ancora delle resistenze?
«Per vincerle bisogna intercettare il mondo delle identità sfumate».

Cioè?
«Quelle di chi non si riconosce nei partiti esistenti, ma ha già fatto le sintesi delle grandi culture del 900. Bisogna rifuggire dalle suggestioni del secolo scorso: richiamarsi oggi a Togliatti e De Gasperi è una inutile esercitazione retorica».

Qual è il percorso?
«Occorre la capacità di una proposta politica che finora nel centrosinistra è mancata. Bisogna recuperare quel riformismo diffuso, che alle ultime elezioni ha votato centrodestra più per diffidenza verso il centrosinistra che per convinzione. Non si tratta di fare un partito del nord, ma un partito che ha il nord come priorità».

Non c´è una contraddizione tra il suo impegno nel partito Democratico e il suo ruolo di coordinatore dell´Unione in Regione?
«Ho sempre cercato di svolgere questo ruolo rispettando tutte le diversità, a cominciare dalla mia. Credo nella logica del maggioritario e quindi in un centrosinistra che si confronta con il centrodestra. Il mio problema è gestire le differenze senza rompere la coalizione. Mi auguro che questa mia visione venga accettata, ma se non dovesse più servire un coordinatore non ci sarebbe nulla di male».

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