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Documento Ulivo Genova - L'Europa che vogliamo
25.10.2006
Ieri si è tenuta l'Assemblea dei soci dell'Associazione ulivista "L'Europa che vogliamo" di Genova.
E' stato anche approvato il Documento che vi allego.
Cordialmente
Angelo Cifatte

Il futuro de L'Ulivo ha un nome solo: Partito Democratico

Quando all’orizzonte politico si è riaffacciato L'Ulivo delle origini l’elettore ha premiato la scelta di averlo riproposto e –indirettamente- l’intera Unione: la dimostrazione sta tutta nella sostanziale differenza del risultato elettorale della Camera rispetto a quello del Senato. Una maggiore coerenza avrebbe potuto dare la necessaria tranquillità alla maggioranza di centrosinistra, senza attendere i voti degli italiani all’estero e senza dover far sempre conto sugli “eterni” senatori a vita.

Indubbiamente la costituzione dei gruppi parlamentari unici de L’Ulivo alla Camera e al Senato (che non riuscì nel 1996) è un atto coerente con la linea ulivista, ma se lasciato fine a se stesso rischia di rappresentare la disposizione testamentaria de L’Ulivo.

Vogliamo dire che L’Ulivo si alimenta solo con L’Ulivo: in sede nazionale come in sede locale. E così la previsione di un gruppo consiliare regionale unico de L’Ulivo è altrettanto atto di coerenza se accompagnato da altri atti ulivisti e non da pratiche difensive dei “fortini” partitici spesso in competizione tra loro tendente al ridimensionamento dell’altro.

L’Ulivo deve perciò affermarsi come mezzo e come fine. Cerchiamo di motivare questa affermazione:

· L’Ulivo come mezzo si sostanza in atti politici; due su tutti: la riforma del sistema elettorale e le primarie;
· L’Ulivo come fine si chiama Partito Democratico.

Il sistema elettorale voluto dalla destra e poi utilizzato dalle “nomenklature” di tutti i partiti per la consultazione elettorale politica, con intenti “difensivi” posti in essere per consolidare la propria quota di “visibilità” predeterminando la rappresentanza in Parlamento è l’esatto contrario della ragion d’essere politica de L’Ulivo, che si giustifica solo attraverso il consolidamento di un metodo elettorale aggregativo e non scompositivo delle coalizioni politiche che si confrontano.

A ritornare a un sistema elettorale “aggregativo”devono pensarci:

o il Parlamento con un atto di autonoma responsabilità in discontinuità rispetto all’impostazione partitica che tale sistema ha prodotto;

o, in difetto, gli elettori attraverso un referendum abrogativo che cancelli l’attuale sistema.

Solo il ritorno a un sistema bipolare potrà dare piena legittimazione a L’Ulivo, come soggetto politico democratico riformista, proiettandolo verso il suo naturale scopo di traduzione partitica nuova. Il permanere “immutabile” dell’attuale sistema elettorale lascia le cose così come stanno, rimettendo L’Ulivo in soffitta “per la contraddizion che nol consente”.

La partecipazione popolare è sentita e richiesta: lo dimostra il grande successo delle elezioni primarie del 2005, i cui votanti sono risultati in numero di gran lunga maggiore degli iscritti ai partiti.

In quella occasione come nelle altre che ad essa si sono succedute si sono riscontrati anche un entusiasmo e una dedizione non comuni nell’organizzarle, facendo leva su un volontariato diffuso ed efficiente.

Riteniamo che l’effetto partecipativo delle primarie sia destinato a crescere per diventare un metodo di consultazione preventiva permanente: e ciò a maggior ragione per la scelta del “candidato sindaco” di una città di minor rilevo o di un capoluogo di regione come Genova.

Ciò a maggior ragione quando la proposta non rappresenta una conferma del primo cittadino, ma va alla ricerca del miglior nuovo candidato.

Per proseguire l’esempio di Genova, se non viene messa in discussione la riconferma dell’attuale Presidente della Provincia, non avrebbe alcun senso procedere ad una consultazione del tipo “elezioni primarie”.

E’ ovvio che le primarie esigono regole chiare e condivise e che il confronto tra i candidati deve attestarsi sulla proposta politica di governo (nel caso di Genova, della città) che ciascuno di essi –all’interno di una cornice di riferimento ed adesione alla linea di centrosinistra- sarà capace di proporre. All’appuntamento col metodo delle primarie anche a Genova non possiamo più sottrarci ed anzi partiti e mondi vitali della coalizione di centrosinistra dovranno impegnarsi al massimo e senza ulteriori tentennamenti per realizzarle entro questo autunno, per non andare “fuori tempo massimo” al confronto elettorale.

L'occasione delle primarie non dovrà essere vissuta come (e/o sfociare in) una resa di conti all’interno di singoli partiti o fra i partiti della coalizione, ma rendere permanente ed efficace un sistema per avere amministratori seri e capaci di affrontare le difficili problematiche delle nostre comunità, ponendo a confronto una rosa di candidati veramente competente e di conseguenza vincente sull'opposizione di destra.

Il “mezzo” di cui L’Ulivo si serve (sistema elettorale e primarie) non può che favorire il fine proprio de L’Ulivo: il Partito Democratico.

Qui per brevità ci richiamiamo alle recenti prese di posizione di Romano Prodi sul tema e alle conclusioni del Seminario di Orvieto.

E, volendo ridurre tutto all’essenziale, ribadiamo che dovrà trattarsi di un partito veramente “nuovo”:

a) nuovo nella forma, secondo quanto ribadito a Orvieto: «Una testa un voto», che –come afferma Gianfranco Pasquino- è un principio democratico inoppugnabile;
b) nuovo nella composizione: non un partito delle “nomenklature”, ma il partito che dalla sintesi delle energie ideali e politiche migliori dei partiti che chiudono la loro esperienza per dargli vita si propone a tutte le forze di centrosinistra e s’immerge in una totale contaminazione positiva con tutti i mondi vitali del progressismo italiano.

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