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«Da oggi più forti»
4.11.2006
Confederazione sindacale internazionale - Congresso fondativo. Di Vittorio Longhi / Rassegna online

"Oggi siamo un po' più forti, anche perché siamo un po' più grandi. In un mondo che tende a dividersi, unirsi è un segno importante, anche perché quando il lavoro è diviso, il lavoro è più debole". Con queste parole Guglielmo Epifani ha iniziato il suo discorso nell'assemblea plenaria, al congresso fondativo della Confederazione sindacale internazionale, ieri a Vienna, dove partecipano oltre 1.600 delegati, in rappresentanza di 309 organizzazioni che contano 166 milioni di iscritti in 156 paesi diversi.
"Troppe raccomandazioni dell'Organizzazione internazionale del lavoro sono inascoltate - ha ricordato -, perciò dobbiamo avere più forza, avere il coraggio di rendere le sanzioni effettive. In troppe aziende, anche multinazionali, si tende a limitare la contrattazione collettiva e il sindacato senza contrattazione collettiva non è niente. Su questo il sindacato mondiale gioca forse la sua partita più importante".
Il segretario della Cgil ha detto di avvertire una "sproporzione tra gli obiettivi giusti che i lavoratori chiedono e la capacità del sindacato di dare risposte". Però, ha concluso, "senza questo movimento sindacale, il mondo del lavoro avrebbe meno speranze ed è importante che la nostra nuova, grande organizzazione rappresenti e sappia di rappresentare questa speranza".
Nel primo giorno di congresso, si sono alternati sul palco i leader di altri grandi sindacati e gli attori di questo processo di unificazione, come l'ex segretario generale della Ces, la Confederazione europea, Emilio Gabaglio. "Mai nella storia del movimento sindacale si è svolta un'assemblea grande come questa - ha detto -, il mondo si stringe, tutto è collegato, bisogna passare all'offensiva, perché per circa novant'anni la storia del movimento sindacale è stata caratterizzata dalla divisione tra due anime, quella riformista e quella cristiana".
Anche il direttore generale dell'agenzia Onu, International labour organisation, Ilo, Juan Somavia, ha ricordato che le "lotte dei sindacati non si limitano ai diritti del lavoro ma riguardano questioni sociali più ampie, nella tentativo di difendere le libertà civili fondamentali in molti paesi". Somavia ha citato i casi storici della Polonia, dell'Indonesia, del suo stesso paese, il Cile. Ha tenuto a esprimere solidarietà ai popoli che ancora vivono situazioni di forte limitazione dei diritti civili, come i bielorussi e i birmani, ma anche quelli oppressi da guerre e poteri economici e militari, come gli iracheni, i libanesi e i palestinesi.
Rilanciando la campagna dell'Ilo per il lavoro dignitoso, il direttore dell'Ilo ha accusato le imprese di diffondere la precarietà, a livello globale, con il pretesto della flessibilità, esortando comunque al dialogo sociale tra aziende, governi e sindacati. "Non può esserci dialogo sociale fino a che c'è lo sfruttamento dei lavoratori" ha risposto Maria Rozas, rappresentante della stessa Cut cilena.
Gran parte degli interventi, che si sono susseguiti sul palco, ha avuto come argomento centrale la necessità di una lotta più efficace contro il lavoro precario e le delocalizzazioni nei paesi del Nord, contro la repressione antisindacale e il lavoro informale in quelli del Sud, cioè gli effetti peggiori della globalizzazione liberista che favorisce gli scambi economici ma non i diritti dei lavoratori.
Nella nuova confederazione, il sindacato numericamente più presente sarà quello russo, con ben 27 milioni e 800mila iscritti, ma il secondo sarà quello italiano di Cgil, Cisl e Uil, che insieme contano infatti 11,63 milioni di aderenti. Seguono poi gli ucraini (11,53 milioni), gli Usa (8,89 milioni), il Brasile (7,24 milioni) e la Germania (6,5 milioni). "Abbiamo un peso rilevante a livello mondiale, è vero - ha commentato Guglielmo Epifani -, contiamo un po' meno nelle presenze e nei ruoli effettivi di direzione, sia nelle categorie sia nella nuova centrale. In ogni caso, siamo presenti nel dibattito e la nostra opinione conta. C'è solo bisogno che le tre organizzazioni sindacali parlino con una voce sola nelle sedi e negli organismi del nuovo sindacato. Vanno bene la distinzione e il pluralismo all'interno ma è necessaria la capacità di esprimersi in modo unitario a livello internazionale".

Fonte: http://www.rassegna.it/2006/sindacati/articoli/cisl-internaz.htm

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