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La zona grigia
5.11.2006

(di Francesco de Notaris*) I delitti ad opera della criminalità organizzata danno la scossa. Esaurite le ritualità, lo sdegno e le polemiche, lo Stato interviene con soldi e poliziotti. Si opera con logica manichea. I buoni contro i cattivi. Nella polemica, ' tutti contro tutti ', titolava in cronaca un quotidiano della Città. E la stampa nazionale, radio e tv di tutto il mondo fanno sentire la loro voce. Si sprecano i commenti.

In Campania una informazione talvolta addormentata cerca di andare oltre il semplice dato di cronaca, sollecitata dalla gravità dei fenomeni e dall'allarme dell'opinione pubblica. E si parla della politica, delle Amministrazioni, dei Comuni, anche di quelli sciolti per infiltrazione camorristica. Così si dice. E c'è da chiedersi dove sono quei responsabili di partito, di destra, centro, sinistra o di liste civiche che hanno selezionato in interminabili riunioni e poi candidato aspiranti Sindaci e liste di possibili consiglieri comunali in seguito mandati a casa da provvedimenti di governo.

Non mancano in Campania politici che, in questo strano sistema bipolare, hanno realizzato percorsi trasformistici approdando anche nell'area del centro sinistra.

In un territorio dove mafia, camorra e ‘ndrangheta operano, è possibile immaginare che esse siano nell'iperuranio?

Nel sud una società estranea alla criminalità convive con i soggetti del malaffare, mentre una zona grigia allarga i suoi confini e tutti insieme sono all'interno di un'economia distorta e gonfiata.

Il Presidente Prodi ha parlato in queste ore di criminalità economica ed aveva sottolineato l'esigenza di avere una classe dirigente di qualità.

I limiti propri dell'intervento non mi permettono scontate analisi, ma è evidente come le stesse istituzioni, erogatrici di denaro e incarichi e regolatrici di processi siano condizionate e condizionanti, nel bene e nel male. Da esse nel sud dipende la vita di interi strati della popolazione.

Gli appalti delle opere pubbliche, i momenti decisionali sono occasione di incontro e spesso di alleanze tra politici, imprenditori, funzionari e criminalità, e quindi non sempre è esaltata la legalità, come evidenziano le inchieste giudiziarie.

Scrive Barbagallo in un saggio per la Einaudi che la criminalità camorristica ha acquistato centralità sul terreno economico finanziario, nell'amministrazione degli enti locali, negli intrecci di rapporti con i poteri politici istituzionali. Vi è poi un modo di governare fatto di lentezze, inefficienze, ritardi, attendismo, inadeguatezze che esasperano il cittadino, lo demotivano, lo scoraggiano, lo mettono tra le braccia di clientele e relative dipendenze e appartenenze. Si diffonde una mentalità, una subcultura camorrista. Come si vince? Senza tralasciare le usuali iniziative occorre una grande opera educativa e formativa che dia esatta interpretazione ai comportamenti, che ricostruisca le personalità, che offra veri modelli culturali e possibilità di viverli.

Inoltre e paradossalmente le leggi lo permettono, bisogna individuare politici e amministratori slegati e lontani da ogni coinvolgimento fatto di illegalità e capaci di "fare muro" e costruire strade e percorsi di novità.

Nella mia esperienza di cittadino, di cittadino parlamentare e di cittadino pubblico dipendente ho incontrato personaggi grandemente ipocriti che operavano in modo esattamente opposto rispetto alle dichiarazioni formalmente giuste. Questi signori hanno corrotto ampi strati della popolazione ed hanno negato il futuro a noi ed ai più giovani. Si aggiunga che questi anni hanno visto il governo Berlusconi, privo di attenzione al bene comune e rivolto all'arricchimento dei più ricchi e lontano da ideali solidaristici.

In un quadro tanto sfilacciato ai giovani non si mostra attenzione. Si moltiplicano inutili convegni sulla criminalità e nulla si propone per dare fiducia ed indicare obiettivi. In tanti comuni mancano cinema, teatri, sale per danza, per incontri. Le attrezzature sportive sono al lumicino (è paradossale, ad esempio, che in penisola sorrentina non ci sia una sola piscina), le palestre negli edifici scolastici sono carenti.

E' triste vedere i giovani che affollano strade e piazze non per scelta gioiosa di stare insieme, ma per la disperazione di non sapere che cosa fare.

A Napoli, per occupare un marciapiede o per una ragazza, minorenni hanno finanche ucciso. La vita ha perso valore. Chi li spinge ad impiegare bene le loro potenzialità, magari anche ad esigere i propri diritti, oltre a compiere i loro doveri, che pure a quell'età non mancano?

Non batteremo la camorra se non individueremo sempre azioni positive di contrasto e di sollecitazione per ricondurre tutto ad ordinarietà, per dare consistenza ad elementi di razionalità, per costruire uno Stato che anche attraverso il suo apparato amministrativo non tolleri sperequazioni e sia giusto con tutti. La sicurezza non si raggiunge soltanto con la presenza di uomini armati.

Dobbiamo far funzionare le Istituzioni dello Stato,le istituzioni scolastiche ed educative favorendo anche l'associazionismo. E poi occorre dare risposte, ognuno al suo posto e per le proprie responsabilità, anche al disagio crescente battendo le false idealità, la disperazione, l'ansia di poter usufruire di denaro o di esercitare una forma di potere che spingono tanti giovani ad essere manovalanza della criminalità che garantisce a tanti una sorta di identità negativa.

Oltre all'antimafia dei delitti è necessaria l'antimafia dei diritti, fondata sulla socializzazione del territorio. Michele Salvati ci ha parlato dell'estraneità nel nostro Paese di una classe dirigente capace di far valere interessi generali e principi selettivi di stampo universalistico.

E per battere la camorra abbiamo bisogno di una classe dirigente che costruisca progetti e li porti a compimento in funzione del bene comune. Politici e politica per lo sviluppo nella giustizia e nella legalità. In caso contrario perpetueremo ingiustizia e illegalità e spreco del denaro pubblico che rischia di andare ad alimentare, attraverso i percorsi delle ricerca del consenso a tutti i costi, del clientelismo e della corruzione, l'economia distorta presente in Campania.

La camorra è nemica dello sviluppo e assassina delle aspirazioni dei giovani; è il cancro, come ebbe a dire il Presidente Ciampi e come ribadisce il Presidente Napolitano.

Occorre una durissima repressione e l'instaurazione di una società più giusta. Bisogna decidere quale strada intraprendere, perché il quadro è chiaro, i nomi dei malavitosi sono noti insieme alle attività che svolgono.

 

* coordinatore Articolo 21 - Napoli

Fonte: www.articolo21.info

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