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Università: Emergenza precari
18.11.2006
Sara Farolfi / www.rassegna.it

Sono pronti a scendere in piazza numerosi, i lavoratori degli enti pubblici di ricerca che il 17 novembre scioperano insieme al comparto università. Una giornata di protesta, con manifestazione nazionale a Roma, contro il precariato, “che qui rispetto a tutto il pubblico impiego ha dimensioni gigantesche”, dicono alla Flc Cgil, ma anche contro una Finanziaria finora del tutto inadeguata a rispondere all’”emergenza ricerca”.
Sono circa 18.000 gli addetti del comparto, a cui si devono aggiungere oltre 14.000 lavoratori a tempo. Numeri difficili da avere con precisione, visto che manca un censimento esatto delle varie tipologie di lavoro nei singoli enti. In ogni modo, numeri che si commentano da soli: i precari al Cnr sono circa 5.000 (di cui 1.000 contratti a tempo determinato e 4.000 tra prestazioni d’opera, assegni e borse), 1.000 all’Infn (di cui 400 tempi determinati e il resto tra assegni e Co.co.co), 600 all’Istat (di cui 270 tempi determinati e gli altri Co.co.co addetti alla rete di rilevazione), oltre 500 all’Enea (di cui 160 tempi determinati e il resto tra assegni e contratti di collaborazione).
Ma chi sono questi ricercatori? “Non più giovanissimi ormai, sono trenta, trentacinquenni per lo più – spiega Francesco Sinopoli, della Flc nazionale –. Sono loro che in Italia fanno sì che la ricerca vada avanti”. Hanno contratti diversi, “carriere spesso schizofreniche, tra un progetto di ricerca e l’altro”. I tempi determinati, fatta eccezione per l’Enea, sono una minoranza, si tratta per lo più di prestazioni d’opera (Co.co.co o partite Iva), assegni e qualche borsa di ricerca. Forme contrattuali che, sottolineano i ricercatori stessi, non consentono di dare continuità al proprio lavoro. “Come si fa ad approfondire certi argomenti o anche a seguire corsi, quando non sei sicuro poi di poter mettere a frutto le competenze acquisite – domanda un trentacinquenne ricercatore dell’Enea –. Alla fine si vivacchia”.
Spiega ancora Sinopoli: “In primo luogo, c’è un problema di risorse. Crescono i finanziamenti cosiddetti a progetto, che spesso sono fondi provenienti dall’Unione europea, a fronte però di una progressiva diminuzione, negli anni, dei cosiddetti fondi ordinari, che poi sono quelli che permettono al singolo ente di funzionare. A tutto questo si deve aggiungere il blocco delle assunzioni, che permane ormai da cinque anni”. Secondo i dati della Flc, i fondi ordinari dei singoli enti sono diminuiti in quattro anni, dal 2002 a oggi, almeno del 20 per cento a livello di bilancio.
“Senza contare – nota Gianna Cioni, della Flc nazionale – che c’è stato un taglio progressivo del 10 per cento sulle spese intermedie: affitti, bollette e quant’altro”. Uno scenario reso ancora più complicato dalla manovra finanziaria in discussione in questi giorni alla Camera, che oltre a reiterare il blocco delle assunzioni, non aumenta i fondi ordinari. “È vero che alcuni emendamenti prevedono l’istituzione di concorsi – osserva ancora Cioni –, ma non c’è alcuna garanzia che questi rimangano”.
È anche vero che la finanziaria stabilisce che dal 2008-2009 gli enti e le università possano procedere ad assunzioni nei limiti dell’80 per cento del budget: “Ma questo – spiega Sinopoli – deve avvenire nei limiti del turn over dell’anno precedente: come dire che se la gente non va in pensione, tu non assumi”. Ancora: la legge di bilancio prevede la stabilizzazione dei tempi determinati, “ma negli enti di ricerca – prosegue Sinopoli – questi sono la minoranza”. La Flc ha di recente elaborato una proposta generale per far fronte all’emergenza precariato nella ricerca italiana. Questa prevede lo sblocco delle assunzioni a partire dal 2007 e l’istituzione di un concorso straordinario finalizzato al recupero di quelli mancati in questi anni (che riguardano circa 10.000 persone).
Sostenibile a livello economico? In casa sindacale ne sono convinti: “Tra il 2007 e il 2013 ci sarà una grossa ondata di pensionamenti – afferma Sinopoli –: sarebbe quindi possibile per lo Stato anticipare dei soldi che poi rientreranno”. È chiaro, precisano alla Flc, che serve un canale di preferenza per chi già nel singolo ente ha lavorato, a prescindere dalla formula contrattuale, “mentre per il futuro va messo a punto un unico canale di reclutamento, che preveda, dopo un periodo di formazione, un contratto di lavoro subordinato fino all’assunzione”. Non solo. La Flc chiede che una parte delle risorse del Fondo unico per la ricerca (a cui imprese ed enti pubblici accedono sulla base di progetti) sia dirottato sul bilancio degli enti, oltre alla costruzione di un’anagrafe delle professionalità e dei contratti di ogni istituto.

(www.rassegna.it, Rassegna sindacale, 16 novembre 2006)

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