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Napoli e il sud: Sisifo è sempre vivo (di Francesco de Notaris)
21.11.2006

E' giusto parlare di grandi questioni politiche, quasi star lì a elaborare teorie, mentre pezzi di questo Paese stanno affondando?

Devo dire che in questo ultimi tempi l'emergere prepotente della questione 'Napoli' ha riaperto vecchie ferite mentre sfugge sempre la complessità del fenomeno.

Vincenzo Cuoco scrisse che a Napoli vivono contemporaneamente due umanità E' vero. E la distinzione non è di censo, ma culturale.

La città di Napoli confina con altre cittadine, ma, tranne che verso il mare, il territorio è cementificato e abitato senza soluzione di continuità, direi, per quanto si estende la provincia.

Giugliano, Portici, Castellammare, Torre del Greco e Torre Annunziata e poi i Paesi a nord della Città hanno incredibile densità abitativa per metro quadrato con un numero di abitanti per Comune che va dai 50 mila ad oltre i 100 mila circa.

Ecco che una quantità di problematiche si scaricano sul capoluogo, che, non dimentichiamo, è il centro di tutta la Campania.

La criminalità organizzata e no è diffusa e l'intrecciarsi degli interessi sul territorio è comprensibile.

Il morto ammazzato a Giugliano non è stato ucciso nelle strade di Napoli, ma certamente ha avuto a che fare con la Città partenopea. Tale esemplificazione è per far comprendere che tutta l'area esprime ed è vittima della camorra.

Vi è poi la zona del casertano che ancor più vede la presenza di agguerriti clan criminali.

Ma la riflessione non è sulla camorra. Gli studi sono numerosi ed anche romanzi di facile lettura illustrano bene una realtà così triste.

Diventa paradossalmente irrilevante il dibattito se per contrastare la camorra occorra o no l'esercito. Si è importante assumere misure di sicurezza in un modo o in un altro, ma tutti sappiamo che comunque non si va alla radice del fenomeno.

Ed allora si parla della scuola e della formazione. Fondamentale ripartire dall'istruzione. Ma sappiamo tutti che non basta. E poi si parla della necessità di favorire l'occupazione. E tutti convengono nel dire che non basta. E così via.

Si comprende allora che bisogna ricostruire tutto insieme mettendo in campo ogni opportunità culturale, ogni offerta lavorativa, ogni decisione repressiva e tentando di mettere insieme quelle due Napoli che convivono e che parlano anche linguaggi diversi. E la storia di Mario Merola è significativa. I grandi quotidiani nazionali, in occasione della morte dell'artista, si sono esercitati in ogni possibilità di lettura.

C'è una Napoli che viveva di Merola ed una che non ha mai comprato un suo disco.

C'è una Napoli che ritiene la sceneggiata roba di sottocultura, una Napoli che pensa sia espressione di arte popolare, una Napoli che la nobilita.

La plebe, il popolo, la borghesia,gli imprenditori rampanti e assistiti, nuovi, puliti ed eredi degli arricchiti per politica o per camorra, la vecchia aristocrazia, gli accademici, i filosofi, tutti insieme appassionatamente e tutti divisi, lontani ed anche, finanche estranei.

Ed una classe dirigente deve governare su un vulcano, dentro un vulcano.

Si sono sprecate le copertine dei settimanali ed i titoli dei quotidiani italiani e stranieri su questa Napoli rossa di sangue e di sugo di pomodoro, povera con le banche piene di soldi, capitale della cultura che sovvenziona i Teatri, dal San Carlo a quello di quartiere, per tenerli aperti.

La somma delle contraddizioni è in Città. Ma chiedo a quanti leggono di non cadere nel tranello delle esemplificazioni.

Vi è una classe dirigente e politica che mostra nervosismo e si difende chiedendo di non denigrare e immagina complotti.

Non ci sono i complotti e serve anche il denaro per uscire dal guado.

Occorreranno anni di buona amministrazione, con all'opera uomini veramente capaci di amare la Città e capaci sul serio e onesti davvero e meticolosi e attenti nel progettare e realizzare.

E accaduto che il tentativo di avere in politica una buona rappresentanza parlamentare c'è stato.

Nel 1994 avemmo in Parlamento eletti in Campania, tra i progressisti, senatori e deputati illustri che erano lontani dal pensare al professionismo in politica. Anzitutto Napolitano e De Martino e Mancino e poi tanti di varia estrazione culturale, appartenenti a storie diverse ma uniti nel desiderio di dare spessore ad un impegno per i cittadini di Napoli e del Sud.

Ricordo Trione, Tanzarella, La Saponara,Scotto, Manganelli, Torre, Gatto, Grimaldi, La Cerra, Nardone, Schettino, Sales, Bertoni, Salvato, Donise, Lubrano, Masullo, Pelella, Carcarino, Imposimato, Sellitti, Corvino ed altri. E così anche negli altri raggruppamenti. Ricordo Zecchino, Perlingieri.

Mi scuso se ho dimenticato qualche autorevole parlamentare in un elenco fatto a memoria. Molti furono una bella meteora.

Il desiderio di rinnovamento fu neutralizzato da politici di professione, da oligarchie ristrettissime, dal voler mantenere metodi e assetti di potere.

Ora bisogna ripartire. Non come Sisifo.

Possiamo farcela.

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