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Coop sociali e terziarizzazione dei servizi
21.11.2006

Uno squarcio sul "non detto".

Il presidente di Legacoopsociali del Friuli Venezia Giulia interviene in merito alla vicenda dei presunti maltrattamenti presso la Casa per anziani di Latisana (Ud) e rispetto allo speciale andato in onda il 12 novembre scorso su Report - Rai Tre, che hanno aperto un dibattito sulla terziarizzazione dei servizi alla Cooperazione sociale.

"La vicenda dei presunti maltrattamenti alla Casa per Anziani di Latisana, e la trasmissione di domenica scorsa di Report (12-11-2006, ndr) sugli appalti a Roma, hanno aperto un grande dibattito sulla terziarizzazione dei servizi pubblici e sulla Cooperazione Sociale. Ci sono già stati molti interventi, alcuni segnati da polemicità reciproche. Ma forse, più che quanto è stato detto, merita soffermarsi sul non detto. Senza la pretesa di parlare di tutto, limitiamoci quindi alle lacune.

Primo. Non si capisce perché non si facciano tutti i nomi e cognomi. In un paese abituato alla sistematica violazione della riservatezza, colpisce che non si sia fatto il nome della Cooperativa sociale impegnata nell'assistenza presso la Casa per Anziani di Latisana. A cosa dobbiamo tanto garantismo dell'informazione regionale? Questa mancanza informativa colpisce tutta la Cooperazione sociale, coinvolta in una sorta di meccanismo di generalizzazione per cui "tutti i gatti sono bigi".

Secondo. Se si sa qual è la Cooperativa sociale coinvolta nella vicenda, qualcuno si sta preoccupando di controllare le altre situazioni in cui questa cooperativa è impegnata, i meccanismi di direzione, supervisione e controllo, la rispondenza dell'appalto a criteri di affidamento di un servizio, e non di illegale intermediazione di manodopera, eventuali irregolarità negli affidamenti degli appalti?

Terzo. Non si capisce, in tutto ciò, quale sia il ruolo degli enti pubblici. Cioè le "stazioni appaltanti". Cioè i veri depositari dei servizi, quelli che pagano e che dovrebbero dare le prescrizioni sulla qualità delle prestazioni da erogare. La trasmissione di Report ha evidenziato la mancanza di controlli e la stessa inefficienza degli enti pubblici preposti alla sorveglianza. Anche qui non bisogna generalizzare, ci sono bandi di gara degni di ogni considerazione, e prezzi congrui, ad opera di amministratori locali coscienziosi ed attenti. Ma spesso c'è la tendenza a risparmiare a carico dei lavoratori degli appalti (in maggioranza donne), e l'utilizzo del personale degli appalti per pure funzioni di "tappabuchi" del personale pubblico. Anche con fenomeni di corporativismo, fra i lavoratori "più garantiti" e quelli "meno".

Quarto: le norme. Forse perché nessun mass-media presta attenzione al lavoro legislativo (ed infatti le stesse cronache del Consiglio regionale, e non solo, sono fatte sulla base di veline, senza la presenza in aula di giornalisti), sembra che non accada nulla. Ed invece, nel giro di un solo anno, in Friuli Venezia Giulia ci sono state nuove e buone leggi in materia di asili nido, servizi sociali e, da ultimo, cooperazione sociale. Quanto sono conosciute? E' successo qualcosa? Non sembra, visto che quasi tutti gli enti locali e le aziende sanitarie continuano a fare le gare d'appalto come prima, in barba a divieti di gare al massimo ribasso e ad una percentuale prefissata qualità/prezzo pari all'85/15%. E' a questo che è servito il federalismo? Allora hanno ragione quelli che sostenevano che era un sistema per spezzettare i diritti della gente!

(Una chicca: nei giorni scorsi un'Azienda sanitaria della regione ha deliberato, mettendo nero su bianco, di ignorare la legge 6/2006, visto che "presso la stessa direzione regionale competente si ipotizzerebbe" - non si sa sulla base di quali informazioni - "di cambiare una legge inapplicabile" !!!).

Quinto: l'ipocrisia. Si parla di qualità dei servizi e di serietà, in primo luogo della Cooperazione Sociale. Giusto: se si svolge una funzione sociale, bisogna essere al di sopra di ogni sospetto. E chi si erge a giudice quotidiano, sull'informazione regionale, della qualità dei servizi? Ma nientemeno che l'ex presidente di Sanitalia, il più colossale caso in regione di tracollo di una cooperativa sociale per irregolarità varie, che oggi nella duplice veste di imprenditore profit e consigliere regionale pontifica in materia di servizi sociali.

Sesto: la formazione. Il personale diplomato come infermiere ed addetto all'assistenza è quello che è. Frutto di anni di mancata politica formativa. Oggi, grazie all'assessore regionale Cosolini, si stanno facendo grandi sforzi per colmare questo gap. Ma, nel frattempo, le Cooperative hanno assunto personale non qualificato, assumendosi anche l'onere della formazione sul posto di lavoro. Spesso a loro spese. Talvolta partendo dai corsi di italiano, non fatti da una scuola pubblica massacrata dai bilanci statali. Che dire, invece, di quelle Asl che, in regione ed a Roma, appaltano infermieri alle Cooperative, sapendo che non ce ne sono abbastanza, e quindi scaricando l'onere di organizzare il mercato degli infermieri-pensionati e dell'importazione (con quali regole? forse con i permessi di soggiorno legati al contratto di lavoro, perché non si facciano assumere dall'ente pubblico - come permette la famigerata legge "Bossi-Fini" ?). Chi è che fa veramente l'intermediazione di manodopera?

Settimo ed ultimo: le regole. Dopo aver ribadito che non vanno fatte generalizzazioni, va detto che ciò è possibile perché associazioni regionali della Cooperazione Sociale e sindacati hanno lavorato intensamente per mettere in regola il settore. Operando unitariamente sul piano normativo e contrattuale, esaminando tante situazioni in difficoltà per farle emergere ad una situazione "normale". E quindi non hanno ragione né quei sindacalisti "di passaggio" che tuonano contro tutta la cooperazione sociale (dov'erano? cos'hanno fatto? sono sicuri di conoscere la situazione?) né quei cooperatori che attaccano il sindacato (magari coprendo cooperative con qualche "scheletro nell'armadio", come il fatto di pagare i soci svantaggiati meno di quelli "normali"). Hanno ragione, invece, quei sindacalisti e cooperatori che ogni giorno, fattivamente, operano per migliorare la situazione, distinguendo ed avendo come bussola gli interessi dei cittadini/utenti e dei cittadini/lavoratori.

Non di polemiche generiche abbiamo bisogno, ma di un impegno coerente ed unitario di cooperatori, sindacalisti ed amministratori pubblici. Altrimenti è forte il rischio che si stia alzando la solita cortina fumogena, per lasciare tutto come prima. E gli ennesimi scandali passeranno generando solo qualunquismo e disimpegno, soprattutto fra chi è più responsabile".

Gian Luigi Bettoli, Presidente di Legacoopsociali del Friuli Venezia Giulia

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