3.12.2006
Carla Marchese / lavoce.info -
I sistemi basati sul contrasto di interessi, ad esempio premiando con detrazioni fiscali il consumatore che richiede lo scontrino, sembrano a molti l’uovo di Colombo per debellare l’evasione. In realtà i problemi che si aprono in questo campo sono numerosi e le esperienze disponibili non sono incoraggianti.
Cose turche
Un recente studio analizza l’esperienza di Cipro Nord, ma sistemi simili sono usati in Turchia e in alcuni paesi latino-americani. (1) Dal 1996 Cipro Nord prevede che venga rimborsato ai lavoratori e ai pensionati il 5 per cento (il 2,5 per cento a partire dal 2000) della spesa per consumi sottoposti a Iva. Il beneficio si può ottenere inviando al fisco gli scontrini tramite il datore di lavoro. La spesa mensile documentata non può essere maggiore del salario. L’effetto in termini di riduzione dell’evasione risulta però scarso. Infatti coloro che chiedono i rimborsi hanno ampie opportunità di raccogliere scontrini che in ogni caso verrebbero emessi (ad esempio dai supermercati), utilizzando anche quelli di persone che non possono beneficiare dell’agevolazione, come studenti e turisti. Tra i sintomi di malfunzionamento c’è il fatto che in genere chi richiede il rimborso lo fa per una spesa pari all’intero salario: possibile che non si risparmi mai nulla? Molti rinunciano alla richiesta perché la raccolta e la preparazione della documentazione è onerosa a fronte di quanto si riceve. Tra i più zelanti ci sono gli impiegati pubblici, che pare considerino la richiesta di rimborso un compito da svolgere nelle ore d’ufficio. I costi privati e pubblici di gestione del sistema sono molto elevati, a causa dell’enorme quantità di ricevute da manipolare. Certo, si potrebbe far meglio sfruttando le moderne tecnologie. Tuttavia, se guardiamo alle reazioni suscitate dalle misure sulla tracciabilità dei pagamenti ai lavoratori autonomi in Italia, si può davvero pensare che da noi si possa far meglio? Non sembra un caso del resto che il Fondo monetario internazionale abbia recentemente persuaso il governo turco a rinunciare al sistema dei rimborsi a partire dal 2008, sostituendolo con detrazioni fisse dall’imposta sul reddito.
E a casa nostra?
Anche in Italia esistono esperienze di rilievo, come ad esempio il sistema di agevolazioni per le ristrutturazioni edilizie. Un recente studio sugli effetti ottenuti disegna un quadro in chiaroscuro. (2) Il ricorso alle agevolazioni appare molto concentrato nelle Regioni del Nord mentre è quasi assente nel Mezzogiorno. Negli anni di applicazione della misura risulta un’emersione di lavoro sommerso e di fatturato dichiarato in edilizia, ma un incremento di reddito imponibile inferiore al dato di contabilità nazionale, a causa della lievitazione dei costi dichiarati. Un più approfondito esame degli effetti richiederebbe comunque dati ulteriori rispetto a quelli resi noti, che si limitano al numero delle domande presentate per Regione.
Se il contrasto d’interessi funziona
Quanto agli scambi tra le due parti, agli esempi proposti da Maria Cecilia Guerra e Alberto Zanardi , se ne possono aggiungere altri se si considera un più ampio contesto di mercato. Se alcuni scambi avvengono comunque in modo regolare e danno diritto a detrazioni fiscali, si determina un flusso di risorse che tendenzialmente incrementa la domanda e quindi le quantità o i prezzi nel settore interessato. Ciò può spingere le imprese a ridurre la quota di evasione: è più difficile piangere miseria quando gli affari vanno meglio (evadere diventa più costoso). Vi può essere perciò un incremento del gettito fiscale al netto degli oneri per le detrazioni. In questo scenario i benefici per il consumatore sono comunque tendenzialmente intaccati dall’incremento dei prezzi "lordi", ovvero prima del conteggio delle detrazioni fiscali (o degli sconti per gli scambi che restano in nero). Ma ci si può poi davvero aspettare che se c’è il contrasto di interessi il consumatore pretenda o lo scontrino o lo sconto? Di fronte al fornitore che fa finta di niente si può essere frenati dal disagio psicologico, dal timore di qualche ritorsione futura in termini di qualità , dalla scarsa informazione sui modi e sui tempi per imporre il rispetto della legge e così via. La reazione più ragionevole del consumatore che aspira alla detrazione è se mai di cercare il fornitore che di suo opera legalmente. Ma anche cercare è costoso: si può quindi determinare un circolo vizioso in cui ben pochi danno lo scontrino, il consumatore è scoraggiato dal cercare alternative e, sia pure malvolentieri, accetta l’evasione, senza nulla pretendere.
Giocando si impara
Un esempio interessante di contrasto di interessi è fornito da un esperimento recentemente condotto su vasta scala in Cina, che prevede, per settori ad alta evasione come ristoranti, parrucchieri eccetera, il rilascio di scontrini che sono anche "gratta e vinci" e danno diritto a partecipare poi a una lotteria molto pubblicizzata dai media. I risultati ottenuti in termini di stimolo alla legalità degli scambi e di entrate fiscali sembrano incoraggianti. La tecnologia adottata per la stampa degli scontrini è relativamente semplice, e tra i fornitori ci sono anche aziende italiane. (3) I costi di controllo sono ridotti, poiché le uniche ricevute fiscali da verificare sono quelle dei vincitori. A parità di spesa per l’erario, questo metodo crea uno stimolo più potente per il consumatore: è probabile che gli appassionati del gioco (che non sono pochi) non si lascino tanto facilmente scoraggiare se lo scontrino non viene dato spontaneamente. Naturalmente non mancano anche i lati negativi. Se adottassimo questo sistema in Italia, gli organizzatori del lotto clandestino potrebbero tentare di entrare nel business con apposite scommesse false. Si può inoltre pensare che il gioco sia poco compatibile con l’immagine di serietà e di fermezza che il fisco tenta faticosamente di costruire. Tuttavia, l’erario non ha mai disdegnato di raccogliere proventi dalle scommesse, se mai c’è a questo proposito il pericolo che si faccia concorrenza in casa. Del resto, una proposta simile era stata avanzata in passato anche dal Secit. L’immagine di serietà e severità del fisco può poi sempre essere coltivata con ulteriori misure. Senza però insistere troppo nell’imitare i cinesi: loro infatti includono anche la pena di morte tra le sanzioni comminabili per l’evasione fiscale.
(1) Citato in: Marchese, C., "Rewarding the consumer for curbing the evasion of commodity taxes?", Wp Polis n. 79, 2006, http://polis.unipmn.it/pubbl/index.php?paper=1826 (2) Di Lorenzo, P., Farina, A. e Santoro, F. (a cura di), "Andamento del settore edilizio ed effetti delle agevolazioni fiscali", Documenti di lavoro dell’ufficio studi, Agenzia delle Entrate, 4/2006, http://fo.src.cnr.it/reader/?MIval=view_shtmlN&giornale=22228&type=8 (3) La milanese Cem (si veda IL Sole 24 Ore del 5 gennaio 2006). Hera ha brevettato un sistema applicabile con i comuni registratori di cassa.
Fonte con link utili: http://www.lavoce.info/news/view.php?id=9&cms_pk=2471&from=index
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