Ammettiamo pure che la mozione approvata dal consiglio comunale di Padova, secondo la quale l’Ufficio comunale può rilasciare su richiesta un’attestazione di famiglia anagrafica basata su legami affettivi, riesca a far smuovere l’attuale governo verso il tanto acclamato PACS, una bandiera per l’ultima campagna elettorale.
Consideriamo anche la possibilità che, finalmente dai tempi dell’Assemblea Costituente, si riesca a far cambiare idea agli scettici come me che l’Italia è un paese civilizzato, dove i cittadini hanno le stesse possibilità di accesso alle istituzioni e siano regolati dagli stessi diritti e doveri come prescrive la nostra Costituzione. Sicuramente, qualora queste ipotesi si realizzassero, l’Italia forse sarebbe degna di essere considerata parte integrante della cultura europea, o meglio europeista, che tanto ha animato le scelte economiche e istituzionali degli ultimi vent’anni nel Bel Paese.
Ma non sarà così. La parola PACS dopo le elezioni sembra quasi diventata un tabù dalla maggioranza, che replica costantemente che la discussione sulla questione è già stata “calendarizzata” per gennaio dell’anno prossimo. Si tratterà di proporre però un disegno di legge che risulti coerente al programma dell’Unione in merito al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. Sembra che del PACS restino solo gli slogan elettorali insomma, e che lo strumento minimo che riconosce le coppia di fatto come soggetto avente diritto non sia neanche stato tenuto in considerazione nel programma politico.
Allora aspetteremo ancora, in attesa almeno di un decreto legge ad hoc. Intanto sulla stampa e in televisione incalzeranno i programmi studiati per l’occasione, con politici ed esponenti religiosi che sicuramente avranno tanto da argomentare in merito alla famiglia e alla coppia, dove in ogni caso si metterà in risalto che il riconoscimento pubblico delle coppie di fatto serve solo alle coppie omosessuali. Programmi in cui, proprio per ribadire l’inconsistenza della proposta, saranno invitati personaggi famosi dichiaratamente gay che disdegnano il matrimonio o la costituzione di una famiglia e che disprezzano l’omogenitorialità . Niente di meglio per chiarire le idee agli spettatori che continueranno ad avere un’idea distorta della relazione omosessuale e della necessità di tutti di avere, se non una riforma del matrimonio stesso, un ministero alternativo ad esso per le coppie che per solidarietà reciproca sentono il bisogno di convivere, siano esse omo o etero.
E aspetterò anch’io, sperando che il mio compagno e convivente non abbia mai bisogno dell’ospedale o che non perda il lavoro, che non gli accada nulla di grave o che non manchi per nessuna ragione. Perché noi siamo una famiglia, i cui componenti presi singolarmente costituiscono un elemento giuridico di diritti e doveri verso lo Stato, ma che presa come soggetto non ha neanche il diritto di esistere poiché ci sono alcune istituzioni a cui quelli come noi non hanno accesso , ancora in questa Italia delle Libertà , ancora in questo tempo.
La Redazione della newsletter Ecumenici
Roberto Pavan
Fonte: http://www.socialpress.it/article.php3?id_article=1494
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