Welfare Italia :: Economia :: La Finanziaria 2007: luci e ombre (di Guido Ascari) Invia ad un amico Statistiche FAQ
3 Maggio 2024 Ven                 WelfareItalia: Punto laico di informazione e di impegno sociale
Cerca in W.I Foto Gallery Links Documenti Forum Iscritti Online
www.welfareeuropa.it www.welfarecremona.it www.welfarelombardia.it www.welfarenetwork.it

Welfare Italia
Home Page
Notizie
Brevi
Il punto
Lettere a Welfare
Cronaca
Politica
Dal Mondo
Dalle Regioni
Dall'Europa
Economia
Giovani
Lavoro
Cultura
Sociale
Ambiente
Welfare
Indian Time
Buone notizie
Radio Londra
Volontariato
Dai Partiti
Dal Parlamento Europeo
Area Iscritti
Username:
Password:
Ricordami!
Recupero password
Registrazione nuovo utente
Brevi

 Foto Gallery
Ultima immagine dal Foto Gallery di Welfare Italia

Ultimi Links







La Finanziaria 2007: luci e ombre (di Guido Ascari)
20.12.2006
Finalmente l’approvazione al Senato della legge pone, forse, fine al tormentone di questi mesi sulla prima manovra economica del governo. Possiamo quindi farne un bilancio complessivo.

La manovra si proponeva tre obiettivi: 1) risanamento dei conti pubblici, ossia riduzione del deficit entro il limite del 3% previsto dalle regole europee; 2) promozione di una maggiore equità nella distribuzione del reddito; 3) rilancio dello sviluppo economico.

Bisogna subito sottolineare sia che si trattava di tre obiettivi ambiziosi sia, soprattutto, che segnavano una netta inversione di tendenza rispetto all’operato del precedente governo di centro-destra.

Un primo chiaro segno di differenza è innanzitutto dato dall’attenzione all’equità (secondo obiettivo): dal 2001 al 2005 in Italia l’indice di Gini, che misura la sperequazione del reddito, è salito di ben quattro punti dal 29 al 33. Questi sono indici che di solito si muovono molto lentamente nel tempo, un aumento di quattro punti è quindi considerevole. Nella Finanziaria 2007, due sono le misure che correggono la distribuzione del reddito. La prima è la rimodulazione delle aliquote IRPEF e delle detrazioni familiari. Come si è letto in molti giornali, la manovra avvantaggia maggiormente i lavoratori dipendenti, rispetto agli autonomi, e chi ha carichi famigliari. In generale, si avrebbero risparmi di imposta per redditi sino a 38.000 euro per i lavoratori dipendenti e 31.000 per gli autonomi. In assenza di carichi familiari, gli sgravi sono più elevati per le fasce di reddito più basse e massimi (1,9% del reddito, pari a circa 150 euro annui) per redditi appena superiori a 8.000 euro; in media sono pari all’1,4% (140 euro) per redditi fino a 12.000 euro. L’aumento del prelievo massimo (1,8%, pari a circa 1.800 euro) riguarda i redditi attorno ai 100.000 euro. Per quanto riguarda le famiglie, secondo una stima dell’ISAE, nel complesso quelle avvantaggiate sarebbero il 48,5%, con un guadagno medio di 114 euro, pari allo 0,5% del loro reddito. Per contro le famiglie svantaggiate sarebbero il 45,5%, con una perdita media di 422 euro, pari all’1,1% del loro reddito. Non sono grandi numeri, forse, ma segnalano appunto un’inversione di tendenza. Segnale che diventa ancora più evidente con la seconda misura: l’aumento della tassazione delle rendite finanziarie, con un’imposta unica del 20%, che implica un trasferimento almeno relativo della tassazione dal lavoro (già ampiamente vessato) al capitale. Anche in questo caso il risultato di gettito è relativo (1,1 miliardi), ma il significato politico di questa provvedimento è evidente.

Il confronto rispetto al precedente governo è ancor più stridente quando si guarda la primo obiettivo: il risanamento dei conti pubblici. Alcuni numeri: dal 2001 al 2005, la spesa pubblica sul PIL è aumentata marginalmente (0,4%), così come marginalmente sono diminuite le entrate (0.6%). Con meno entrate e più uscite, il risultato non poteva che essere l’erosione dell’avanzo primario, che passa dal 3,2% allo 0,4% del PIL ed un deficit che sfonda per 4 anni su 5 il limite del 3% (segnando un massimo del 4,1% nel 2005 e facendo scattare la procedura d’infrazione dei limiti di Maastricht da parte della Commissione Europea) ed un debito pubblico che ritorna a crescere nel 2005 per la prima volta dal 1994. Avevo scritto in estate che, nonostante lo negasse, il presente governo avrebbe prima o poi rinegoziato il piano di rientro nei parametri di Maastricht con l’UE per avere almeno un anno in più a disposizione. Il ministro invece ha sfornato una manovra di ben 34 miliardi. Storicamente, a prezzi comparabili, si tratta della terza manovra in assoluto per dimensioni, dopo quella di Amato del ’92 e quella di Prodi del ’97 (ingresso nell’Uem). Nessuno credeva che un governo debole nei numeri riuscisse a varare una manovra di queste dimensioni. 15 miliardi sono destinati alla riduzione dell’indebitamento netto, con un rientro sicuro all’interno dei parametri di Maastricht (anche grazie al buon inatteso andamento delle entrate nella seconda parte dell’anno, e nonostante la sentenza sulla deducibilità dell’IVA sulle auto aziendali e gli incrementi di spesa del 2006). Questo è un risultato letteralmente straordinario. L’attenzione al risanamento dei conti, perfettamente attesa da parte di un banchiere centrale come Tommaso Padoa-Schioppa, è fondamentale per il futuro di questo paese, così come prioritario diminuire il livello di debito pubblico. Per almeno tre motivi: 1) un debito del 106,4% del PIL ci costringe ad una spesa per interessi annua che è circa pari al doppio della dimensione della Finanziaria di cui stiamo parlando (nel 2005 la spesa per interessi fu uguale al 4,6% del PIL, per dare un’idea, uguale ad un terzo delle imposte indirette): ogni anno l’onere del debito drena ingenti risorse spendibili per diminuire la pressione fiscale e/o migliorare i servizi pubblici; 2) è pericoloso nei confronti del mercati: una spada di Damocle sullo sviluppo italiano soggetta all’andamento degli spread, e quindi alle volatili aspettative dei mercati finanziari, come visto nel 1992; 3) per equità intergenerazionale, in quanto il debito pubblico non è una buona eredità che lasciamo ai nostri figli che saranno prima o poi chiamati a onorarlo.

Veniamo quindi ai numeri: 34 miliardi sono divisi in 24 di nuove entrate e 10 di minori spese per finanziare: 15 di riduzione deficit, 14 di nuove spese e 5 di minori entrate. In altri termini, 19 mld di nuove entrate nette per finanziare 15 mld di riduzione deficit e 4 mld di nuove spese nette. Su questi numeri si sono centrate le maggiori critiche: una manovra tutta basata sul lato delle entrate, senza riduzioni di spesa, anzi aumentandole. Critiche condivisibili, ma a ben guardare questo aumento di entrate è solo in piccola parte aumento di tassazione. Infatti 13.7 miliardi su 19 sono composti da entrate da lotta all’evasione (7.7 mld) e trasferimento di TFR all’INPS (6 mld). È ovviamente difficile criticare un governo perché aumenta le entrate in seguito ad un impegno sul fronte della lotta all’evasione, anche se questo aumenterà le statistiche della pressione fiscale. D’altro canto, però, questi 7.7 mld sono anche parzialmente aleatori, e la misura ne avrebbe sicuramente giovato in credibilità e attrattiva se i proventi della lotta all’evasione fossero utilizzati per diminuire la pressione fiscale. Per quanto riguarda il TFR molto si è scritto, ma i lavoratori non ci perdono, le imprese poco, e in sostanza si tratta di finanza molto creativa e poco nociva (si veda la posizione del circolo pavese di L&G sul sito lavoce.info). A dire il vero, anche su questa posta, c’è un po’ di aleatorietà. Infine per quanto riguarda le critiche sulla dinamica delle spese, cito la Banca d’Italia (Bollettino Economico di Novembre): “Tra il 1998 ed il 2005 la spesa primaria corrente è cresciuta in media di oltre il 4,5 per cento all’anno. […] Nel 2007, […]la spesa primaria corrente cresce del 2,4 per cento; la sua incidenza sul prodotto scende di 0,1 punti percentuali, al 40,1 %.

Veniamo ora alle noti più dolenti, a mio avviso, di questa finanziaria: lo sviluppo, il terzo obiettivo. Innanzitutto, la natura complessivamente restrittiva della manovra avrà comunque effetti negativi sulla crescita del reddito, stimati in circa lo 0,5%. Tuttavia effetti restrittivi maggiori sono legati alle possibili conseguenze negative della manovra sulle percezioni e sulle aspettative delle famiglie. La crescita prevista per il 2007 è comunque più bassa di quella per l’anno in corso: 1,4 contro 1,7%. Inoltre, 14 miliardi di nuove spese “per lo sviluppo” sono in realtà una congerie di piccole misure che con lo sviluppo hanno poco a che fare: finanziamento forze armate, assegni famigliari, contratto del pubblico impiego, trasferimento ad imprese pubbliche, istruzione, più circa 3 miliardi necessari per non chiudere ferrovie e cantieri. Come visto sopra, parte di queste nuove spese sono a loro volta finanziate con contenimento di altre spese (10 miliardi), che non sappiamo quanto credibili, in particolare i risparmi relativi agli enti locali, i quali potrebbero essere obbligati all’incremento delle addizionali. La verità a me sembra che queste nuove spese siano chiaramente il prezzo politico pagato ai vari ministri di spesa per ottenere il via libera alla forte riduzione dell’indebitamento. Il risultato è che la manovra nel suo complesso sembra il frutto di una difficile mediazione politica, in seno ad una maggioranza fragile, di un ministro che come ex-banchiere è soprattutto rigorosa mente attento ai saldi. Niente di scandaloso, forse il miglior risultato possibile, ma l’effetto è quello di gonfiare la dimensione della manovra. Una riforma duratura della spesa pubblica e la sua messa sotto controllo è fondamentale per il paese oggi. Forse la Finanziaria non è il luogo adatto per una riforma strutturale così ampia. Ma si poteva senz’altro fare di più.

Infine una notazione: dal dibattito infinto sulla finanziaria di questi mesi si evince chiaramente una cosa: bisogna riformare l’iter della nostra legge di bilancio. È una cosa di cui gli economisti parlano da vent’anni, ma col bipolarismo questa necessità sembra essere evidente. Come ha ottimamente scritto Reviglio: “Il groviglio di annunci, e successivamente di smentite, le proposte, spesso estemporanee, che si accavallano, amplificate e talvolta distorte dai media, rendono sempre meno decifrabile il contenuto della manovra del Governo e inducono a sopravvalutarne gli aspetti più discutibili, dimenticando, invece, quelli che ne rappresentano la parte più positiva e di interesse generale”. Difficile parlare di errore di comunicazione davanti ai confusi e contradditori messaggi di autorevoli esponenti della maggioranza, se non membri del Governo, i commenti ideologici dell’opposizione, i dilettanteschi errori nella redazione del testo, commi volanti, il tutto ovviamente amplificato dai media che sguazzano nella leggerezza del teatrino della politica invece che nella sostanza dell’azione di governo. Sorprenderà infatti molti sapere che ciononostante la manovra non è stata sostanzialmente cambiata nei passaggi parlamentari: incredibile, vero?

Guido Ascari, Professore di Economia, Università di Pavia
Apd Pavia - Associazione per il Partito Democratico provincia di Pavia

Welfare Italia
Hits: 1794
Economia >>
I commenti degli utenti (Solo gli iscritti possono inserire commenti)
Terza pagina

Sondaggi
E' giusto che Bersani si accordi con Berlusconi per le rifome ?

Si
No
Non so
Ultime dal Forum
La voce del padrone di Lucio Garofalo
Salotti culturali dell'Estate bolognese
Pippo Fallica querelo' Corriere della Sera e La Sicilia?
NO LEADER, NO PARTY di Luigi Boschi
UN PARTITO LENINISTA (LEGA) CHE SPOSA IL VATICANO di A.De Porti
POESIA DI VITA di Luigi Boschi
La vita spericolata del premier di Silvia Terribili
Romea Commerciale di Orlando Masiero
Sondaggio, 15mila i voti finora espressi
Buon che? di Danilo D'Antonio
L'Italia è una Repubblica "antimeritocratica" fondata sul lavoro precario
LA PROTESTA DEI SANGUINARI di Luigi Boschi
L'AQUILONE STRAPPATO di Antonio V. Gelormini
Il reality scolastico su "Rai Educational"
Vuoto indietro diventa proposta di legge,





| Redazione | Contatti | Bannerkit | Pubblicità | Disclaimer |
www.welfareitalia.it , quotidiano gratuito on line, è iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Cremona al n. 393 del 24.9.2003- direttore responsabile Gian Carlo Storti