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Modena, manifesto dei forum per il PD
14.01.2007

A conclusione di un’assemblea convocata da un gruppo di elettori dell’ulivo su ""il partito democratico che vogliamo"" è stato approvato questo documento al quale viene chiesta l’adesione di quanti concordano sulle valutazioni e proposte formulate.

Hanno convocato l’assemblea Barbieri Franca (Mirandola), Bernini Giancarlo (Modena), Cavani Ruggero (Sassuolo), Cocchi Renato (Modena), Costi Palma (Camposanto), Crepaldi Alberto (Modena), Fantoni Paolo (Sassuolo), Ferrari Francesca (Modena), Filippi Livio (Carpi), Gorrieri Franca (Modena), Granati Maria Teresa (Modena), Lutti Gualtiero (Pavullo), Manni Giuseppe (Beppe) (Modena), Marescalchi Maria Laura (Modena), Muscatello Umberto (Modena), Ognibene Concetta (Modena), Pivetti Giliola (Carpi), Poggi Marco (Marano), Sirotti Andrea ( Modena), Tonelli Claudio (Modena)

***

MANIFESTO DEI FORUM PER IL PARTITO DEMOCRATICO

CHI SIAMO

I sottoscritti e le sottoscritte si sono riconosciuti in questi anni nell’Ulivo, un progetto politico che ha dimostrato di poter mobilitare molte energie, a cominciare da quelle dei giovani e delle donne, e di raccogliere ampi consensi per realizzare i profondi cambiamenti di cui l’Italia ha bisogno.

L’esperienza di questi anni ha però dimostrato che per realizzarsi compiutamente, per durare e agire nel tempo al di là delle contingenze e delle diverse stagioni politiche, il progetto dell’Ulivo deve crescere e diventare anche un "grande soggetto", dotato di una chiara identità, di forti valori condivisi, di una organizzazione permanente radicata nel territorio e nella società.

Per questo riteniamo che il Partito Democratico, proposto e voluto da Romano Prodi e di cui si è avviata la costruzione con il recente seminario d’Orvieto, per dare compimento all’unità delle forze riformiste di ispirazione socialista, cattolica e laica, sia obiettivo a cui aderire e per il quale impegnarsi arricchendolo di ulteriori contributi.

CAMBIARE IL PAESE

Il centro sinistra, dopo la vittoria elettorale del 9 e 10 aprile, è impegnato in una dura prova di governo, per risanare la finanza pubblica, rilanciare lo sviluppo e la crescita del Paese, promuovere l’equità sociale e porre rimedio ai profondi guasti sociali e dello spirito pubblico e civile prodotti dai governi di Berlusconi. Se questi sono gli obiettivi più immediati, le sfide e i compiti con cui le forze del riformismo italiano devono misurarsi sono di respiro e portata ben più grande.

L’Italia ha infatti bisogno di grandi cambiamenti, di una riforma morale e politica che ne ridefinisca il profilo e l’identità. Va cambiata la legge elettorale, devono essere riformate le istituzioni e la "costituzione materiale". Il nostro Paese deve assumere un nuovo e più incisivo ruolo internazionale, negli orizzonti dell’integrazione politica dell’Europa, della globalizzazione, della difesa e promozione della pace e della cooperazione internazionale. Deve essere valorizzato e data nuova centralità al lavoro e ai lavori, rinnovato e rafforzato il welfare state. Attivate incisive misure di difesa e tutela dell’ambiente, del patrimonio artistico, culturale e naturale. Estesi i diritti civili. Garantite a tutti pari opportunità, promuovendo e ampliando la mobilità sociale, riducendo le sperequazioni di reddito e di aspettative di vita e assumendo la questione di genere come elemento portante della crescita economica, sociale e democratica del Paese. Affermata la piena laicità dello Stato, in relazione alla dimensione pubblica del sentimento religioso. Liberalizzati i mercati e affermati, promossi e tutelati i diritti del cittadino-consumatore. Ridefinita e affermata una nuova etica pubblica. Data chiara e severa disciplina al conflitto di interessi. Plasmata una nuova identità nazionale, ricostruendo coesione sociale, spirito civico e senso di appartenenza.

IL PARTITO DEMOCRATCO COME PARTITO NUOVO

Per questa prospettiva il Partito Democratico non può essere solo un "nuovo partito" rispetto a quelli esistenti, deve essere un "partito nuovo", soggetto e protagonista del rinnovamento delle classe dirigenti, e della vita politica e di quella delle istituzioni.

Un partito di progetto e di programma non più basato su discriminanti ideologiche del passato. Un partito pluralista che si pensa "a vocazione maggioritaria", che si concepisce come partito di governo sia quando è in maggioranza sia quando è all'opposizione.

Un partito che con la piena inclusione delle donne e dando spazio a nuove forze e protagonismi sia capace di rinnovare la pratica politica, di istituire una relazione autentica con i cittadini e le loro molteplici esperienze e pratiche associative. Un partito aperto all'esercizio della cittadinanza attiva, dunque capace di sostenere i proprio leaders, anche per averli scelti in modi autenticamente democratici, ma che non sia il partito dei leaders, anzi si proponga di essere e sia il partito dei propri elettori ed elettrici, dei propri partecipanti. Per questo i principi e le regole della sua vita interna devono prefigurare la democrazia che disegna per il Paese, come garanzia di contendibilità delle leadership, del ricambio delle classi dirigenti e di parità nella rappresentanza di genere. Primarie per scegliere le premiership, i candidati e le candidate nelle istituzioni; referendum per consultare periodicamente i cittadini su questioni di grande rilevanza; assisi annuali programmatiche aperte a saperi e competenze della società; voto segreto per l’elezione dei dirigenti; regole e garanzie per assicurare la parità nella rappresentanza di genere; termine di mandato per favorire il ricambio delle classi dirigenti, valorizzare le competenze e le nuove generazioni.

La laicità deve essere un altro valore distintivo del Partito democratico. Laicità come distinzione di compiti e responsabilità fra comunità religiose e istituzioni politiche. Laicità come visione dello Stato inteso quale casa comune che riconosce e garantisce il pluralismo culturale e religioso che contraddistingue la società italiana. Laicità che, con riguardo alla vita interna, esige rispetto, conoscenza reciproca, comune impegno a interpretare le differenze culturali, ideologiche e religiose non già come un problema ma come una risorsa, così da propiziare un fecondo confronto mirato a sintesi culturali, politiche e programmatiche nelle quali tutti si possano riconoscere.

NECESSARIA UNA GRANDE PARTECIPAZIONE

Questo progetto di Partito Democratico richiede che già la sua costruzione avvenga con un processo aperto, capace di suscitare passioni, mobilitare energie, promuovere impegno civico. Il Partito Democratico – ne siamo convinti – non può nascere senza e contro i partiti. L’apporto degli attuali partiti dell’Ulivo, DS e Margherita in primo luogo, è decisivo e determinante. Non basta però l’accordo fra le sole dirigenze e i ceti politici, la semplice somma di questi due partiti. La costruzione del "partito nuovo" deve realizzarsi con un ampio processo politico e di partecipazione, contare oltre che sull’apporto dei partiti, di quelli già impegnati in questo progetto e di altri che auspichiamo si associno, su una molteplicità di forze e di contributi, a cominciare da quelli delle donne e degli uomini del "popolo dell’Ulivo".

SI COMINCIA CON I CONGRESSI

A seguito delle decisioni del seminario di Orvieto i partiti sono impegnati nei prossimi mesi a celebrare i loro congressi, per discutere e sancire la scelta di dar vita al Partito Democratico. Per il buon esito e il rafforzamento del progetto auspichiamo che il dibattito e le dinamiche congressuali non siano espressione di logiche puramente autoreferenziali, ma rivolgano la loro attenzione alla società e alle molte risorse umane e intellettuali disponibili a partecipare alla costruzione del partito nuovo. Per questo chiediamo a DS e Margherita che i loro congressi, fatte salve le prerogative e i diritti degli iscritti, siano aperti alla partecipazione e al contributo che possono portare alla discussione quanti, pur non iscritti ai partiti, sono interessati alla costruzione del Partito Democratico.

UN PROGETTO PARTECIPATO

La stessa elaborazione del "Manifesto del Partito Democratico", a cui giustamente si è deciso di procedere, non può essere il frutto del lavoro dei soli pochi "saggi" a questo scopo designati. Deve essere il risultato di un più largo coinvolgimento e apporto di tutte le forze interessate alla costruzione e alla nascita del nuovo partito. Il lavoro dei "saggi" dovrebbe essere perciò posto al centro di una grande agorà virtuale e reale, a livello nazionale e nel territorio, per sollecitare e raccogliere i più ampi contributi a cominciare dall’elaborazione politica e culturale espressa dalle donne.

RITROVARE LO SPIRITO DELLE PRIMARIE

Allo stesso modo non si può attendere lo svolgimento dei congressi di Ds e Margherita e la indizione dell'appuntamento per l'elezione della prevista Assemblea costituente del Partito Democratico, per tornare a dare la parola e attivare la partecipazione del "popolo delle primarie" o comunque dei tanti che sono interessati e vorrebbero essere protagonisti. Il rischio è che molte aspettative vadano deluse, che gli entusiasmi e le disponibilità che si manifestano siano frustrati e vadano dispersi. E’ necessario, invece, che l’idea e l’obiettivo del Partito Democratico comincino a vivere subito, non solo nei partiti e fra i loro militanti, ma fra i cittadini, che i suoi valori, le sue caratteristiche, le sue idee ed opzioni programmatiche siano proposte e portate al confronto e alla discussione più ampia.

Per questo l’impegno che assumiamo, che proponiamo ai partiti e agli eletti dell’Ulivo in Provincia di Modena, agli altri gruppi e movimenti dell’area dell’Ulivo, ai cittadini e alle cittadine che vorranno partecipare, è di dar vita a dei "Forum per il Partito Democratico".

Forum che siano sedi e strumenti, ancora informali ma operativi, a livello provinciale, nei comuni e nei quartieri della città, e che operino subito e fino allo svolgimento della Costituente del Partito Democratico, per promuovere e dare possibilità di incontro fra i partiti e i cittadini, per cominciare a "lavorare insieme" e costruire, con l’iniziativa, il dibattito, la comune esperienza politica, "la nuova identità" che tutti dovrà accomunare nel partito a cui si vuol dar vita.

I temi e le questioni su cui discutere e lavorare certamente non mancano. Ci sono quelli più direttamente inerenti il progetto del Partito Democratico e la sua costruzione. E insieme ad essi quelli proposti dall’attualità e dalle incombenze politiche nazionali e locali.

NON ASPETTARE CHE ALTRI DECIDANO

La fase di transizione, forse inevitabile e certamente lunga, che si prospetta da qui alla Assemblea costituente, non può essere una fase di attesa o di confronto solo fra i partiti, deve essere utilizzata come "laboratorio" per un positivo dialogo trasversale fra i militanti dei diversi partiti e fra questi e i cittadini interessati, per la costituzione del tessuto unitario del futuro partito. Per questo serve che siano promosse ed estese le occasioni e i terreni di lavoro e di iniziativa comune.

L’impegno per cambiare l’attuale legge elettorale, l’informazione e la discussione con i cittadini sulle riforme che il Governo Prodi si appresta a promuovere, le elezioni amministrative di primavera e la scelta dei candidati sindaci dell’Ulivo con il metodo delle primarie, la costituzione dei Gruppi consiliari dell’Ulivo negli Enti locali della nostra provincia, le scelte programmatiche delle amministrazioni modenesi di centro sinistra, sono le occasioni e i terreni su cui questo lavoro e questa iniziativa comune possono proficuamente avviarsi e realizzarsi.

Modena dicembre 2006

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