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Aspettando Merkel (di Gianni Pittella)
20.01.2007

È cominciato l'atteso semestre di presidenza europea. È il momento della Germania. L'Europa può segnare una svolta. E quello pronunciato a Strasburgo dalla presidente di turno Angela Merkel è stato, indubbiamente, un discorso sincero e di alto profilo politico e culturale. Non sarebbe giusto chiedere di compiere miracoli in sei mesi di presidenza, e con una scadenza elettorale importante come quella, oramai imminente, delle elezioni presidenziali in Francia.

Del resto, la cancelliera non ha mai fatto esercizio di ottimismo in eccesso. Tuttavia, su alcune questioni, è necessario che la presidenza tedesca lasci il segno.

Innanzitutto, serve un'Europa potenza civile che, come ha fatto sulla crisi libanese, costruisca e difenda la pace, stimoli il dialogo tra le civiltà, rafforzi tutte le istanze multilaterali - in primo luogo le Nazioni Unite -, lotti i cambiamenti climatici, difenda l'ecosistema, affermi la cultura dei diritti dell'uomo, sempre e ovunque, anche in relazione all'odiosa pena di morte.

Serve, inoltre, un messaggio concreto perchè si affermi sempre di più il volto sociale e solidale dell'Ue. In politica estera, l'unilateralismo del Presidente Bush è stato sconfitto e questo, indubbiamente, può aprire una nuova fase nelle relazioni transatlantiche, come affermato in questi giorni dall'Alto Rappresentante Ue, Javier Solana.

Giuste le osservazioni del cancelliere Merkel sulla necessità di rilancio dell'economia, ma per far questo bisogna agire su più fronti contemporaneamente, tutto ciò che sinora abbiamo fatto con l'Euro e il mercato interno, con l'Allargamento e con le scelte di Bilancio, ha prodotto frutti positivi ma parziali.

La difesa dell'Europa sociale, la costruzione di un'Europa più competitiva, con più istruzione, più capitale umano di eccellenza, e la sua stessa idea di una più stretta cooperazione economica e commerciale transatlantica partirà zoppa se non recupereremo una minima "governance" europea.

Un mercato senza regole comuni e una moneta senza Stato, danno ai nostri competitori esterni vantaggi troppo ampi e creano squilibri anche al nostro interno.

Il coordinamento delle politiche economiche si impone sempre di più sullo sfondo di un'Europa sempre più grande. È per questo che quello che ci attendiamo da questo semestre di presidenza tedesca è che arrivino delle precise indicazioni sul percorso per salvare il meglio del Progetto costituzionale, indicando il profilo e l'architettura istituzionale della grande Europa, lavorando per conseguire la riforma storica del voto a maggioranza nel Consiglio europeo, per evitare di trasformare l'UE in un gigante

con i piedi d'argilla.

Chiediamo, in fondo, alla Germania, di guardare anche oltre il suo semestre, non smarrendo lo slancio ideale di Altiero Spinelli e praticando il serio concretismo di Jean Monnet.

 

Gianni Pittella

www.delegazionepse.it

 

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