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L’America di W. L. Heat-Moon
22.01.2007
Intervista di Silvio Bernelli / ilprimoamore.com

Occhi chiari. Capelli, basette e baffi bianchi. Neanche la corporatura gracile riesce a smorzare quell'aria tenace, da uomo della prateria, che William Least Heat-Moon irradia come una luce. Parla con calma a voce bassa. I suoi modi mostrano la gentilezza estrema tipica di certi statunitensi. Al suo fianco c'è la moglie Jan, più giovane. Durante l'intervista si occuperà di riempire amorevolmente i bicchieri d'acqua posati sul tavolino dell'albergo, in questo torrido giorno torinese di una fine estate che sembra non finire mai.
Nel 1983 lei esordì con Strade Blu, un viaggio in furgone alla scoperta dell'America più profonda. Quant'è diverso oggi William Least Heat Moon dall'uomo che fece quel viaggio e scrisse quel libro?
Difficile dire in che modo sono cambiato, è difficile notare i cambiamenti su di sé. Una grossa differenza rispetto ad allora è che oggi ho un'altra moglie. Sono sposato, molto felicemente, con Jan. È stata anche la mia compagna nel viaggio di cui sto scrivendo adesso. Il libro non ha ancora un titolo, ma sarà un racconto on the road un po' a metà strada tra Strade Blu e Prateria. È la prima volta che ho un altro personaggio all'interno di un libro, oltre a me intendo, ma Jan è stata anche qualcosa di più. Mi ha aiutato a estendere il mio punto di vista.
Con Prateria ha invece scritto il primo libro "on the road ma da fermo" della storia della letteratura (William Least Heat Moon ride di gusto. La battuta sul romanzo "on the road ma da fermo", ha colto nel segno), dopo un'esplorazione palmo a palmo della Chase County in Kansas, l'ombelico degli Stati Uniti. Esiste ancora l'erba della prateria alta tre metri? Esiste ancora la Chase County che lei ha raccontato?
Dipende dai punti di vista. Ho viaggiato attraverso la Chase County alla fine degli anni '80, e ora lì c'è un parco nazionale. L'erba della prateria, la bluestem, è tornata a crescere, la si può di nuovo ammirare da lontano muoversi come un mare. Una volta questo era uno spettacolo difficile da vedere perché, a causa dei pascoli per gli allevamenti, la prateria era stata rasata e l'erba era alta pochi centimetri. E se penso alla città principale della contea, ricordo che ero in piedi sulla strada principale e guardavo un vecchio palazzo che stava letteralmente cadendo a pezzi. A uno che passava di lì dissi che avrebbero dovuto ristrutturarlo e farne un bed & breakfast per turisti, invece che lasciarlo crollare. Quando tornai nella cittadina scoprii che quell'uomo aveva comprato il palazzo a un'asta giudiziaria per 4.000 dollari. Aveva poi investito 40.000 dollari nelle riparazioni e infine l'aveva venduto a un altro imprenditore, il quale aveva poi speso altri 400.000 dollari per farne l'albergo a tre stelle che è ancora oggi. Quindi, da quando avevo cominciato a scrivere Prateria a quando l'avevo finito, otto anni dopo, da un stamberga era venuto fuori il più grande hotel di tutta la contea!
In Nikawa, un libro che racconta un lungo viaggio in barca sui grandi fiumi che attraversano gli Stati Uniti, ancor più che nelle sue opere precedenti, lei sembra suggerire che sia necessario imparare a vivere con una marcia in meno, invece che con una marcia in più. È la lentezza la risposta alle complessità del mondo di oggi?

Non so per gli altri, ma per Jan e me la lentezza è un modo di vivere. Abitiamo poco fuori una piccola città del Missouri che conta 90.000 persone, e quindi viviamo nel mondo d'oggi, ma circondati dai boschi e dagli stagni del Missouri. Quando andiamo in città, passiamo da un mondo all'altro. D'altronde, sono cresciuto a Kansas City, che invece è una grande città con più di un milione e mezzo di abitanti. Un posto dove la gente vive veloce. Ma quando uno invecchia, uno stile di vita così non è soddisfacente. È meglio imparare ad andare piano. […]

Continua: http://www.ilprimoamore.com/testo_368.html

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