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PD, da alleanza elettorale a soggetto politico (di R. Fasoli)
26.01.2007

"DA ALLEANZA ELETTORALE A NUOVO SOGGETTO POLITICO. FORME, TEMPI E CONTENUTI DEL PARTITO DEMOCRATICO VENETO"

SEMINARIO SULLA COSTRUZIONE DEL PARTITO DEMOCRATICO DEL VENETO PROMOSSO DAI "DEMOCRATICI DI SINISTRA" E DA "LA MARGHERITA" DEL VENETO

Verona, 16 dicembre 2006

Intervento di ROBERTO FASOLI, dell’APD di Verona, a nome del Coordinamento Regionale delle Associazioni per il Partito Democratico del Veneto.

***

Come prima cosa ringrazio Ds e Margherita dl Veneto per aver organizzato l’incontro di oggi e per aver invitato l’Associazione per il Partito Democratico sia alla conferenza stampa di presentazione, sia ai lavori di oggi. Siamo presenti in molti e ci siamo impegnati a dare un contributo positivo nelle discussioni che si sono svolte a livelli di gruppo nel corso della giornata.

Spero che già dalle prossime occasioni sia possibile organizzare assieme scadenze come questa, con il lavoro comune dei partiti, delle associazioni delle forze sociali e di singole personalità che condividono l’obbiettivo di costruire nel nostro Paese un grande partito democratico che porti a compimento l’esperienza dell’Ulivo.

A livello Veneto l’Associazione è oggi presente in cinque città: Padova, Treviso, Venezia, Verona, Vicenza e conta attualmente circa 1200 iscritti di tutte le età e di diversa estrazione sociale; i giovani sono parecchi e nel complesso l’Associazione è in continua crescita.

I lavori di oggi e lo stesso titolo dell’incontro ci dicono che dovremmo dedicare più attenzione e più tempo alla questione delle ragioni del Partito Democratico. Forse, se mi è permesso fare un’osservazione, avremmo dovuto usare come sottotitolo il seguente: ragioni, contenuti, forme e tempi del Partito Democratico per esprimere meglio il percorso che ci deve portare a questo grande obbiettivo.

Che il centro del dibattito di oggi sia sulle ragioni ce lo dice anche la risposta della sala agli intereventi che hanno affrontato questo tema; penso, in particolare, a quelli di Giarretta e di Cacciari.

Noi dobbiamo oggi fare una grande operazione finalizzata a spiegare il nostro progetto che è anche il nostro grande sogno e dire con chiarezza che ci siamo impegnati in questo affascinante progetto non solo per ragioni di tipo difensivo o elettorale; non solo per un sostegno, pur assolutamente necessario, all’azione del governo Prodi e dei governi locali di centro sinistra; non solo per una, pur indispensabile, esigenza di semplificazione della politica, ma per obbiettivi ben più ambiziosi, più alti, più entusiasmanti.

Si tratta, infatti, di dare risposte nuove e condivise ai problemi del XXI secolo, problemi che dobbiamo saper individuare con precisione, rendendoci conto che sono, per alcuni versi, inediti e che non possono, di conseguenza, trovare risposte realmente adeguate nei contenuti e nelle forme della politica di ieri.

A che cosa penso? Provo a fare degli esempi limitandomi, per motivi di tempo, ad indicare per titoli questioni che richiederebbero molto più spazio per essere affrontate adeguatamente.

- In primo luogo i temi della globalizzazione dell’economia e le trasformazioni del sistema produttivo e del welfare;

- La pervasività delle nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione e le loro ricadute non solo sull’economia ma anche sulle persone, sulle mentalità, sull’idea di cittadinanza e sulla stessa pratica della democrazia. In questo quadro il ruolo dell’informazione assume una centralità inedita;

- Le trasformazioni demografiche con particolare attenzione all’invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati con i conseguenti problemi che ne derivano anche in termini di rapporto tra le generazioni;

- La crescita costante della presenza delle donne nel lavoro e nella società senza che ciò si sia ancora tradotto in un adeguato riconoscimento a livello della rappresentanza istituzionale, politica, associativa;

- Gli sconvolgimenti climatici che mettono in pericolo il sistema terra e le problematiche connesse alle fonti energetiche;

- La tumultuosa crescita delle città e del fenomeno dell’inurbamento di milioni di persone che interessa, anche e soprattutto, i paesi in via di sviluppo e che farà sì che nei prossimi decenni metà della popolazione mondiale risiederà nei grandi centri urbani con tutte le conseguenze che ne deriveranno ai vari livelli;

- Il fenomeno delle grandi migrazioni e dell’incontro tra culture, etnie, religioni, diverse con l’affermarsi di problemi assolutamente inediti, almeno a determinati livelli e con l’intensità di oggi, e di grande complessità;

- La ripresa del sentimento religioso, cosa ben diversa dal pericoloso corollario della crescita dell’intolleranza e del fanatismo che, com’è noto, alimenta i rischi di violenza e di guerra come ha messo bene in evidenza Amartya Sen nel suo libro "Identità e violenza", recentemente pubblicato;

- Il tema della povertà non solo nel rapporto Nord–Sud del mondo ma anche nelle società sviluppate nelle quali il fenomeno si presenta in forme non solo materiali;

- La crisi della democrazia e delle forme tradizionali della politica che mettono in discussione la partecipazione; penso a tanti contributi in proposito, ma, per restare all’attualità, mi limito a far riferimento all’ultimo libro di Paul Ginsborg "La democrazia che non c’è";

- La modifica del rapporto tra formazione e mobilità sociale che mette in grave difficoltà le generazioni più giovani, private per la prima volta della speranza concreta di migliorare la condizione dei propri genitori, con pesanti ricadute sulla motivazione allo studio e sull’importanza sociale da attribuire, sul serio e in concreto, agli investimenti in formazione che continuano ad essere la chiave del futuro e di una cittadinanza attiva e consapevole.

Se questo è il quadro, certamente non esaustivo, delle questioni che dobbiamo affrontare è del tutto evidente che la politica di oggi da sola non ce la fa. Ne’ è pensabile, tanto meno, che possa farcela da sola la società, senza, o peggio contro, la politica. E’ quindi evidente che nonostante i tantissimi limiti e difetti della politica e dei partiti di oggi non è assolutamente possibile pensare di poterne prescindere. La riforma della politica e dei partiti che ne sono elemento costitutivo imprescindibile deve essere uno dei principali obbiettivi del Partito Democratico. Ora è del tutto evidente che si tratta di un compito difficilissimo. Noi, per quanto ci riguarda, ci siamo posti in un atteggiamento costruttivo e dialogante che non significa però di accettazione acritica di ogni tipo di proposta. Vogliamo essere un valore aggiunto e non un problema in più per i partiti. Non pretendiamo di avere tutte le risposte ne’di essere detentori della verità, tanto meno di essere unici depositari delle istanze dei cittadini, che, com’è noto, sono molto articolate. Vorremmo contribuire alla riforma della politica rafforzando e rinnovando profondamente il legame tra partiti e cittadini, rendendolo sempre più solido e credibile e offrendo a tutti la garanzia certa che è importante il contributo di ciascuno al successo del progetto senza che si creino oligarchie impenetrabili che tendono ad escludere invece di includere le persone.

Per queste ragioni bisogna mettere al centro il rapporto tra politica e società, tra partiti, forze sociali e cittadini, con un’attenzione particolare al lavoro e alle nuove generazioni e sapendo valorizzare la differenza di genere.

Per rendere credibile il nostro progetto dobbiamo anche esplicitare con chiarezza il tipo di partito al quale intendiamo lavorare e dobbiamo essere consapevoli che si tratta di un punto molto rilevante perché a contenuti nuovi non possono, credibilmente, corrispondere forme organizzative e modalità di partecipazione del passato.

Credo, anche qui per titoli e semplificazioni, che il futuro Partito Democratico debba avere alcune precise caratteristiche. Noi pensiamo ad un partito:

- Aperto alla società in tutte le sue articolazioni;

- Inclusivo e cioè capace di accogliere e valorizzare le diverse posizioni, cercando di consolidare i punti di unione rispetto a quelli di divisione;

- A-ideologico, non nel senso di essere senza principi fondativi, ma consapevole di non poter far discendere da un’unica impostazione le risposte a tutti i problemi secondo una concezione totalizzante della politica che appartiene al passato;

- Pluralista, tollerante, paziente;

- Democratico non solo nelle procedure relative alla sua vita interna ma anche e soprattutto nel rapporto con l’insieme dei cittadini per far crescere la cittadinanza attiva e le esperienze di democrazia deliberante;

- Federale nella sua capacità di dare piena autonomia alle sue espressioni regionali e municipali, se pur in un quadro solidale di forti legami nazionali.

Per noi in Veneto serve poi, e non è un elemento secondario, la capacità di leggere e interpretare correttamente le trasformazioni della nostra regione e più in generale dell’intero Nord-Est, per poter essere interlocutori credibili dei nuovi processi in atto e in grado di dare risposte convincenti alle problematiche, per molti versi inedite, che vive la nostra regione.

Ci serve, insomma, un partito generoso, non piegato sull’oggi, un partito capace di mettere al centro della sua iniziativa la valorizzazione del merito, se pur in quadro solidale, capace di assumersi il rischio e la responsabilità della decisione senza opportunisticamente rinviare i problemi; un partito che sappia aprirsi al contributo delle donne e ne valorizzi le competenze, che sappia dare una speranza e un ruolo alle giovani generazioni, un partito friedly, accogliente, per tutti i cittadini, a cominciare dai tanti che ci hanno dimostrato il loro interesse con la loro partecipazione straordinaria in occasione delle primarie ed hanno premiato con il loro voto le scelte unitarie dell’Ulivo. Noi abbiamo il dovere di offrire uno spazio concreto alle persone che hanno voglia di dedicare una parte del loro tempo alla politica per evitare che si allarghi la frattura che oggi esiste tra chi fa politica a tempo pieno e i cittadini. Se è vero che la politica ha regole precise e non può essere appannaggio di impostazioni dilettantesche tutte preoccupate più dell’immagine che della sostanza, è altrettanto vero che non può assolutamente essere privilegio di pochi. Bisogna che abbia senso e significato per una platea amplissima di cittadini. E’ necessario quindi che la politica assuma sempre più un carattere positivo, di passione, di servizio per la propria comunità e per il proprio paese. Una politica che valorizzi l’interesse generale e sappia superare i particolarismi e gli egoismi, che recuperi la cultura del bene comune e che dia sempre più senso e significato alla partecipazione anche utilizzando le straordinarie opportunità offerte dalle nuove tecnologie Questo è il grande compito al quale è chiamato il partito democratico. E’ possibile arrivarci se saremo consapevoli delle sfide che ci attendono, della necessità di trovare risposte nuove e unitarie, capaci non solo di fare sintesi delle migliori tradizioni del nostro passato, ma di produrre modi nuovi di pensare e di agire, se sapremo valorizzare il tanto che ci unisce ed affrontare con calma, rispetto e disponibilità le materie sulle quali registriamo oggi diversi punti di vista. In una parola se sapremo avere il coraggio di guardare avanti e di metterci in gioco, anche personalmente, senza anteporre i destini personali, pur importanti, al successo complessivo del nostro affascinate progetto.

Se questo può essere un percorso condivisibile bisogna oggi però assumere anche alcuni orientamenti pratici relativi in primo luogo alla nostra capacità di essere interlocutori dei processi di cambiamento che riguardano la nostra regione e non trovano risposte adeguate nella politica del centro destra. Sul piano più generale dobbiamo condividere l’esigenza di una radicale riforma della legge elettorale per riscrivere le regole del rapporto tra cittadini ed istituzioni oggi sequestrato nelle mani delle segreterie nazionali dei partiti. Noi abbiamo promosso assieme a "Cittadini per l’Ulivo" e a "Libertà e Giustizia" una petizione al Parlamento perché affronti con urgenza questo tema e riteniamo che, in assenza di decisione, sia opportuno promuovere la raccolta delle firme per un referendum che obblighi, nei fatti, le forze politiche a trovare una soluzione razionale e condivisa. Non possiamo accettare supinamente che tutta questa questione si trascini nel tempo con il rischio di ingovernabilità del Paese. E’ necessario quindi assumersi il rischio della decisione se vogliamo dare una speranza alle persone.

Un’ultima questione riguarda le decisioni che possono essere assunte in una riunione come questa e possono far procedere il percorso verso il Partito democratico. Ci rendiamo conto che non è possibile oggi far sintesi dei tanti contributi che sono emersi, ma è certamente possibile condividere alcune scelte del tutto coerenti con lo spirito dell’incontro.

In occasione della conferenza stampa di presentazione noi abbiamo anticipato alcune proposte che oggi riteniamo doveroso riproporvi.

Anche qui in sintesi e richiamando espressamente la dichiarazione presentata in conferenza stampa.

La prima proposta consiste nella realizzazione a livello regionale e provinciale di tavoli di coordinamento tra le forze politiche e le associazioni che condividono il progetto.

La seconda riguarda la presentazione, in occasione delle prossime elezioni amministrative, di liste dell’Ulivo (e la costituzione dei conseguenti gruppi consiliari unitari) composte da esponenti di partito e da rappresentanti delle varie associazioni che in questi anni hanno sostenuto l’Ulivo e lavorano oggi, accanto e insieme ai partiti, per costruire il Partito Democratico. La costruzione delle liste dovrà avvenire attraverso metodi partecipativi e con il ricorso, là dove opportuno, al metodo delle primarie per l’indicazione del candidato sindaco o presidente della provincia.

La terza proposta consiste nella realizzazione di forum tematici sulle grandi questioni relative al futuro partito che vogliamo costruire (le ragioni storiche, le linee fondamentali del programma, le nuove idee sulla forma partito), con particolare riferimento alla realtà della nostra regione e, più in generale, dell’intero Nord Est, valorizzando e sviluppando il positivo lavoro di oggi.

Concludo ricordando a tutti noi che un progetto così ambizioso per poter realizzarsi dovrà saper parlare alla testa e al cuore delle persone, senza mai dimenticare l’esigenza di dare risposte ai problemi concreti di tutti i giorni. Di ciò penso siamo ben consapevoli, così come siamo convinti che il successo del nostro progetto potrà cambiare profondamente la politica italiana e dare un grande contributo al rinnovamento della politica europea.

Vi ringrazio per l’attenzione.

 

 

 

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