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Contendibilità Vs. Cooptazione (di Deo Fogliazza)
29.01.2007

Se vuole mantenere e rafforzare un proprio ruolo di primo piano sullo scenario internazionale, all'interno di un protagonismo europeo il nostro Paese - di fronte alle nuove ed inedite sfide della globalizzazione - deve mettere in campo le sue forze migliori, sia sul piano del mercato che delle professioni, sia nel campo della ricerca e della cultura, sia, anche, nel mondo della politica.

Rilevanti carenze - anche se mitigate da parziali situazioni di particolare prestigio - sono dovute ad una lunga e consueta abitudine a selezionare i gruppi dirigenti - a tutti i livelli ed in tutti i settori della vita sociale – essenzialmente attraverso il metodo della cooptazione.

Modalità che, probabilmente, sono risultate positive nel momento in cui gruppi dirigenti prestigiosi e sperimentati (dalla Lotta di Liberazione, alla fase della Ricostruzione, via via fino alla fase del Boom economico e della costruzione di un originale Stato Sociale "all'italiana") preparavano il proprio rinnovamento con una selezione che passava attraverso il vaglio del confronto e della maturazione interna ai partiti di massa.

Quella realtà non c'é più. E non c'é più ormai da tempo.

La società italiana é cambiata. C'é dunque bisogno, e con urgenza, che i nuovi gruppi dirigenti che necessitano al Paese maturino attraverso un metodo di selezione che deve corrispondere alla nuova situazione data.

La cooptazione non solo non serve più, non solo ha smarrito la propria "forza propulsiva", ma diventa sempre più deleteria ed impoverisce una classe dirigente che si presenta senza il gusto del libero confronto, senza l'abitudine al rischio, senza la capacità di difendere le proprie idee e i propri progetti in maniera aperta e con la schiena diritta. Costruire carriere nascondendosi all'ombra del potente di turno, sperando di sostituirlo in un futuro che si fa sempre più lontano ed impalpabile, rende atonici, poco brillanti, assolutamente non creativi.

Ed invece di tonicità, di brillantezza e di creatività ha bisogno il Paese. Di intelligenze e di entusiasmi!

Occorre liberalizzare l'accesso alle professioni, occorre liberalizzare le carriere ed il mondo delle imprese, occorre rendere libero il confronto delle idee e dei progetti. C’è bisogno che, in ogni settore, giovani generazioni e nuove figure abbiano modo di praticare la libera concorrenza di prodotti, di progetti e di programmi. Ma anche di storie, di volti, di personalità, di leadership.

La libera contendibilità in tutti i campi del sociale, del civile, del culturale e del politico é l'orizzonte all'interno del quale la nuova Italia potrà risollevarsi e ripartire.

C'é bisogno che scorra questo nuovo sangue nelle vene e nelle arterie del nostro Paese. Solo così potremo ritrovare vigore, voglia di fare e fiducia nel futuro.

Liberalizzare non significa: ciascuno faccia ciò che vuole! Liberalizzare significa disegnare poche e buone regole, che però consentano concretamente pari opportunità reali a chi voglia competere. E mettere poi lo scettro delle decisioni in mani collettive: per l'economia nelle mani del mercato, per la politica nelle mani dei cittadini.

Da una sana e libera competizione, regolata con leggerezza e determinazione (pur nei limiti che riguardano - in generale - qualsiasi progetto umano), possono gradatamente prendere corpo nuove esperienze e nuovi protagonismi. E può nascere una nuova egemonia, nei vari settori della società italiana, che abbia radici nella preparazione e nelle reali capacità, nella voglia di costruire, nell'abitudine al rischio ed al libero confronto.

Liberalizzare, d’altra parte, non vuol nemmeno dire risultare succubi del falso mito del successo ad ogni costo. Ma essere coscienti che solamente gruppi e ceti dirigenti selezionati attraverso questo spirito e queste modalità hanno qualche speranza esercitare reali funzioni di leadership, trascinando con sé e motivando anche gli altri. Solo così l'Italia può diventare davvero 'squadra' e può ragionare, attraverso tutti i suoi componenti, come 'sistema Paese'.

Forte di questa convinzione, il Partito Democratico che vogliamo costruire e che lavoriamo per portare al governo del Paese, si impegna a condurre fino in fondo la propria azione per aprire la società italiana al nuovo, così rafforzandola e rendendola pronta alle tremende ma anche entusiasmanti sfide del futuro.

Mosso da questo convincimento, il Partito Democratico che vogliamo costruire si doterà di poche, precise regole che - salvaguardando per tutti il diritto alla competizione ed alla partecipazione politica ed inserendo misure atte a combattere e comunque mitigare di molto la politica fatta per censo - sostengano il ricorso al metodo delle primarie aperte e regolamentate nella selezione democratica di tutti i propri candidati alle cariche pubbliche nei diversi livelli.

Deo Fogliazza

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