4.02.2007
Nel numero di febbraio di Modus vivendi si parla di energia. Dal carbone all’idrogeno, le fonti di energia del passato e quelle del futuro.
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Sta nascendo a Civitavecchia il polo dell’idrogeno italiano. Ne abbiamo parlato con il ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio.
Molti scienziati ritengono che l’idrogeno rappresenti il futuro dell’energia: è d’accordo?
«È sbagliato ritenere che esista la “fonte del futuro”. E sarebbe poco verosimile un’impostazione politica che andasse alla ricerca di un’unica soluzione. A mio parere il sistema della produzione e dell’uso dell’energia dovrà essere ripensato in maniera più complessiva. L’idrogeno è un vettore energetico che si può ricavare in vari modi e va quindi inserito in un quadro di sviluppo di fonti alternative più vasto. Allo stato in cui è la tecnologia oggi, l’idrogeno presenta alcuni vantaggi, diversi problemi e un beneficio su tutti: è l’unico vettore pulito che si può impiegare per i trasporti. Probabilmente è necessario sviluppare linee di ricerca da altre fonti, come l’estrazione di idrogeno dai minerali».
Che cosa sta facendo l’Italia sul fronte della ricerca e della sperimentazione sull’idrogeno?
«Iniziano a esserci iniziative molto interessanti. Autobus a idrogeno a Torino, la prima stazione di servizio multi-combustibili dell’AGIP a Colle Salvetti, in Toscana, alimentata con pannelli solari e un piccolo eolico, che ha anche l’idrogeno, esperienze pilota sempre a Torino per adeguare le vetture e trasformarle a metano e idrogeno. Per quanto ci riguarda, abbiamo un progetto di ricerca con la FIAT in Abruzzo sulla mobilità sostenibile per la produzione di auto a idrogeno. Inoltre, abbiamo liberato 10 milioni di euro fermi al ministero dell’Economia per la ricerca e lo sviluppo dell’idrogeno da fonti rinnovabili: il bando verrà emanato al più presto. In Finanziaria sono stati stanziati 200 milioni di euro a fondo rotativo, che è possibile dare in prestito a tasso agevolato per una serie di provvedimenti, anche alla ricerca sulle fonti rinnovabili. A livello ministeriale stiamo creando un gruppo di lavoro che faccia da raccordo con l’Europa proprio su questi temi».
L’idrogeno si può ottenere anche dal carbone. Crede che questa sia una strada da percorrere?
«Credo che sia sbagliato arrivare all’idrogeno dal carbone, perché la produzione di anidride carbonica che ne deriva è molto alta: sarebbe una follia. Dal punto di vista economico è una strada percorribile, ma non sotto l’aspetto ambientale. Piuttosto, sarebbe meglio sfruttare le centrali termoelettriche anche di notte, quanto le turbine sono ferme, e produrre idrogeno quando la richiesta di energia è minima».
A Civitavecchia si crea un polo all’idrogeno verde accanto a una centrale a carbone: sembra quasi un contentino. Cosa ne pensa?
«Se avessi dovuto scegliere tra la centrale a carbone in cambio del polo all’idrogeno avrei detto di no. Ma dato che la centrale già c’è, il polo non è un contentino ma una struttura in concorrenza, che compete per sviluppare una tecnologia pulita».
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