5.02.2007
Sfruttando due ottime rendite di posizione (e una domenica senza
calcio), Pierferdinando Casini rilancia il suo pallino preferito: il
neo-centrismo. Noncurante del fatto che il sistema politico italiano
ha rischiato di finire soffocato dal centrismo pentapartitico (1980 -
1992), Casini attacca il, certo non brillantissimo, bipolarismo
all´italiana, chiamando a raccolta i democristiani di ieri e quelli
di oggi. Sono ancora molti questi Dc, variamente collocati, al
governo e all´opposizione, ma, come si conviene alla loro tradizione
politica, sempre pronti a mobilitarsi insieme agli «amici» alla
ricerca del potere politico. Sulla prima rendita di posizione, ci
sarebbe molto da dire. È offerta su un piatto d´argento a Casini
dalle divisioni dentro il centro-sinistra, divisioni che provengono
non soltanto dalla sinistra conservatrice (che si crogiola nella sua
immeritata aggettivazione: radicale, antagonista, e così via), ma
anche, e Casini li blandisce, dagli anti-Pacs, dai teodem (della
Margherita e di Forza Italia), dai semi-liberalizzatori.
La seconda rendita di posizione, favorita dalla legge elettorale
porcella, è quella della sua collocazione ai confiniella maggioranza
di centro-sinistra, contiguo contiguo. Naturalmente, due rendite di
posizione statiche non consentirebbero a nessuno, neanche con
l'appoggio di Ruini e della new entry Cardinale Betori, di fare molta
strada politica, a meno che gli altri attori politici non commettano
erroracci significativi. Invece di preoccuparsi di denunciare un
complotto, poiché la politica italiana è il luogo per eccellenza dei
complotti che qualsiasi sistema elettorale proporzionale incoraggia
ed esalta, come sa il Casini che viene dalla Prima Repubblica,
Diliberto farebbe meglio a chiedersi quante e quali delle posizioni
sue e dei suoi parlamentari spalanchino le praterie dei complotti neo-
centristi.
Invece, di limitarsi a dire che «no», lui non partecipa al complotto,
che la maggioranza c'è e durerà , Rutelli farebbe meglio
a «consigliare» ai suoi parlamentari di evitare di prendere
regolarmente le distanze dai ministri non «margheriti» e a ricordare,
anche a se stesso, di assumere comportamenti appropriati, in molte
materie sensibili, senza entrare in concorrenza con il mobilissimo
Mastella (che, però, agisce e reagisce alla luce del sole).
Sotto
accusa, come non si stanca di ripetere un altro abile e competente
complottista, Bruno Tabacci, è, infine, il bipolarismo, ma certamente
non si deve in nessun modo dimenticare che la maggioranza di centro-
sinistra è egualmente causa del suo mal.
Abitualmente, Casini evita di impegnarsi nel disegno di politiche
precise. Atlantismo e europeismo delineano al massimo gli spazi
dell'azione internazionale dell'Italia, e sono certamente condivisi
anche dal ministro D'Alema, per fortuna non ancora diventato un neo-
centrista. Ma su tutte le altre politiche economiche, sociali e
istituzionali come si fa a dimenticare che Casini (Tabacci un po´
meno) ha condiviso le scelte del governo Berlusconi? Quelle non erano
politiche né vetero né neocentriste. Incidentalmente, non sono
neppure politiche riformiste, ma soltanto un già visto (e poco
piaciuto anche perché costoso).
Per approdare al suo agognato neocentrismo, Casini ha bisogno di un
aiutino istituzionale. Per quanto proporzionale come la voleva, la
legge elettorale Calderoli contiene un premio di maggioranza che
inevitabilmente «bipolarizza» e obbliga a formare coalizioni ampie e
eterogenee. Dunque, coerentemente, anche se senza grande
immaginazione, Casini propone il sistema proporzionale tedesco,
discutibile in chiave bipolare, ma, insomma, complessivamente non
pessimo. D'altronde, non sono soltanto gli ex-democristiani a non
avere mai digerito le componenti maggioritarie dei sistemi
elettorali. A sinistra, come dimostrano le difficoltà incontrate dal
ministro Chiti, affacendato alla ricerca di una formula elettorale
migliore dell'attuale, ampio e coriaceo è lo schieramento dei
proporzionalisti (Verdi più tutte le varianti di «comunisti»).
Non sono soltanto chiacchiere quelle di Casini che è presumibile
abbia anche qualche sponda nella Confindustria e nel mondo bancario.
Per fortuna che il Presidente della Repubblica, pur invitando al
doveroso dialogo, che non significa l'auspicio di indistinti abbracci
alla «volemose bene», ma dignitoso confronto parlamentare, sa che, al
contrario di quello che pensa Casini, il bipolarismo è la chiave del
buon governo nelle democrazie europee e le Grandi Coalizioni, oggi
presenti in Germania e Austria, sono il prodotto non soltanto di
difficoltà contingenti, ma di una storia politica. Insomma, quando
mai gli toccasse di intervenire, Napolitano affermerà che il
bipolarismo bisogna affinarlo, non annegarlo in mediocri aspirazioni
proporzionalistiche e centriste. L'importante è che, fuori da
compiacimenti incomprensibili e colpevoli sottovalutazioni, Prodi, i
suoi collaboratori, i suoi consiglieri e soprattutto i suoi alleati,
troppo preoccupati di «distinguersi», non finiscano per spezzare la
esile corda che tiene faticosamente insieme le sparse membra
dell´Unione, estinguendo una breve esperienza di governo. Sì, in
mancanza di meglio, il neocentrismo li guarda, in agguato.
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