12.07.2003
Indagine Isae sulla "povertà soggettiva" Un italiano su due si ritiene povero di Davide Orecchio Un italiano su due si guarda nelle tasche e pensa di essere povero. O comunque di non guadagnare abbastanza. Alla domanda "ritiene che il suo stipendio sia sufficiente per vivere senza lussi ma senza privarsi del necessario?", il 51,4% dei nostri connazionali risponde "no". E' quanto emerge dalle rilevazioni dell'Isae (l'Istituto di studi e analisi economica), realizzate su un campione di 24 mila famiglie su base annua (2 mila intervistati ogni mese). Attenzione: quel 50 e passa per cento di persone che si dichiarano povere non lo sono oggettivamente, non rientrano negli standard di povertà "assoluta" e "relativa" fissati dall'Istat, ma questo non impedisce loro di percepirsi come tali. E' il fenomeno della cosiddetta "povertà soggettiva", cui l'Istituto dedica la sua nota mensile di luglio.
L'Isae sottolinea come l'indagine non miri a "individuare una fascia di indigenza, o un gruppo di soggetti che versa in una condizione economica significativamente peggiore della media della popolazione", ma come faccia emergere, al contrario, "il grado di insoddisfazione rispetto ai propri livelli di reddito". Insoddisfazione che risulta in crescita: dal 50,1% dell'anno scorso al più recente 51,4%. Il disagio maggiore è percepito al Sud e nelle isole (con tassi intorno al 57%); al Centro la povertà soggettiva si attesta al 52% circa, mentre al Nord non supera il 47%.
Dall'analisi emergono diversi scaglioni di reddito minimo percepito in base all'ampiezza del nucleo familiare. Per un single ("famiglia monocomponente"), ad esempio, la soglia necessaria per condurre una vita dignitosa è un introito di 1.040 euro (con un aumento del 7% rispetto a un anno fa). Che per le coppie salgono a 1.360 euro, per i nuclei di tre persone a 1.650 euro (+4%) e per la famiglie più numerose a oltre 1.800 euro (+7%). Tutti valori, sottolinea l'Isae, che riflettono la percezione tra gli intervistati di un costo della vita in crescita ben più vorticosa (+5,4%) rispetto al tasso di inflazione.
L'incidenza della povertà soggettiva è più elevata tra le casalinghe, i pensionati e gli invalidi, tra i disoccupati del centro e del sud, tra gli operai e coloro che non dispongono di alcun titolo di studio o hanno la licenza elementare o media, e più in generale tra i single.
All'indagine dell'Isae se ne accompagna poi un'altra condotta da Eurostat su un campione di circa 60.000 unità nei 14 paesi della Ue, e riferita al 1999, secondo la quale nel nostro Paese la percentuale di famiglie che percepiscono il disagio economico arriva addirittura al 71,4%. Dallo studio dell'Eurostat emerge in particolare che la povertà soggettiva è più diffusa nei paesi dell'area mediterranea. In Grecia e in Portogallo tocca rispettivamente l'80 e il 79,7% delle famiglie. In Spagna il 59,4%. Mentre in Olanda, Danimarca e Finlandia supera di poco il 10%. Uno scarto così marcato tra i diversi paesi - spiegano gli esperti dell'Isae - si può motivare solo tenendo conto di molteplici variabili sociali e statistiche nazionali. E anche del livello di copertura assicurato alla popolazione da ciascun sistema di welfare. fonte: rassegna sindacale
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