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Vicenza: il 17 in piazza per dire no
6.02.2007

La Rete del Nuovo Municipio aderisce all'appello e alla manifestazione nazionale del 17 febbraio a Vicenza contro l'ampliamento e lo sviluppo aeroportuale della base militare USAF Dal Molin, e propone di organizzare, all'interno del corteo che sfilerà per le strade del capoluogo veneto, uno spezzone degli Enti Locali con gonfaloni e fasce tricolori per rendere ben visibile la presenza delle amministrazioni e ribadire, ancora una volta, il diritto fondamentale dei cittadini alla sovranità territoriale. "Siamo convinti che le ragioni della pace, dello sviluppo autosostenibile e della democrazia locale non possano essere barattate con vili considerazioni di convenienza geopolitica, tanto più quando queste esprimono soltanto una invincibile sudditanza nei confronti di chi usa deliberatamente la forza per imporre modelli di convivenza mostratisi ampiamente fallimentari, al livello locale quanto a quello globale" - riporta la nota della Rete del Nuovo Municipio.
 "In questa chiave - prosegue la nota - la manifestazione vuole essere un richiamo ai rappresentanti del popolo, a tutti i livelli di governo, perché ricordino chi siano i veri depositari del loro mandato, e riportino i principi del proprio operato ai contenuti condivisi del patto di fiducia sottoscritto con i rappresentati. In questo messaggio, centrale è il ruolo del governo di prossimità, tutore delle esigenze condivise delle comunità locali e titolare primario della loro sovranità territoriale e democratica".
 Oltre ai comitati cittadini sono numerose le associazioni che hanno dato la loro adesione alla manifestazione. Tra queste "Beati i costruttori di pace" che sul suo sito, tra l'altro, riporta alcune interviste sulla questione a don Albino Bizzotto, fondatore dell'associazione. "Una presa di coscienza molto forte contro decisioni governative imposte dall'alto. Cambiano i governanti, non i metodi. Negli incontri pre-elettorali con i movimenti pacifisti, Prodi sembrava aperto ai nostri contenuti, ora si assume tutta la responsabilità morale della sua scelta" - spiega don Bizzotto. "Quando la gente cerca di partecipare alla costruzione di una democrazia reale, ecco che i padroni della politica si ergono a padroni della storia e prendono decisioni che non tengono minimamente conto della volontà della gente, delle comunità locali. Questo - aggiunge don Albino - è vero certamente qui nel Veneto, dove francamente non è la prima volta che assistiamo a scelte operate sopra la testa e la volontà dei cittadini".
 Don Bizzotto definisce la decisione del governo di dare il via libera agli americani per il Dal Molin "la manifestazione del qualunquismo della politica per noi cittadini. Se questi sono i segnali che il governo dell'Unione ci dà dopo averci presentato un programma in cui si impegnava a discutere in tutte le sedi e con tutti i soggetti necessari le servitù militari presenti nel nostro territorio, credo che ad essere buoni si può dire che hanno disatteso alla grande quel programma. Sul quale c'era scritto a chiare lettere che avrebbero promosso una nuova conferenza sulle servitù militari proprio per ridefinirne la presenza anche alla luce dei cambiamenti che ci sono stati a livello mondiale. Perché non si può pensare di continuare a fare politica con la logica di sessanta o settanta anni fa. Questi politici continuano ad avere la concezione del cittadino come soggetto minorato, e non sovrano, del cittadino incapace di capire quali sono le scelte da prendere tenendo presente interessi nazionali e internazionali".
 E in un editoriale, Nigrizia evidenzia la forte la presenza dell’Alleanza Atlantica sul territorio italiano. Sono "molti gli interessi dentro e fuori dal nostro paese" - afferma Nigrizia. "A seguito di una riorganizzazione delle strutture della NATO in Europa, nel corso del 2001, i vertici NATO hanno deciso i parametri guida per fornire all’Alleanza Atlantica una rapidità di movimento, organizzazione e flessibilità di comando delle forze armate multinazionali appartenenti alla NATO in attività nel mondo: su queste modalità sono state individuate 5 basi di comando, tra cui quella italiana, la 'Ugo Mara' di Solbiate Olona (VA)" - scrive Stefano Ferrario.
 "Il comando di reazione rapida in Italia è in grado di gestire 4 divisioni degli eserciti più alcune unità d’organizzazione e comando in aeree di conflitto, per un totale di 60000 militari coinvolti. La visione della base e le molteplici attività insite la connotano come un centro di comando predisposto ad attuare una sorta di ‘guerra informatica’. Infatti, non vi è la presenza, nell’area della base, di carriarmati, cannoni o altri grossi armamenti terrestri o aerei; ma ci si trova ad osservare, oltre al campo per le esercitazioni, numerosi impianti con paraboliche e radar, semoventi o su strutture fisse". Insieme a numerose altre associazioni, Nigrizia sarà presente alla manifestazione di Vicenza contro la guerra e le basi di guerra, per la pace e la giustizia. [GB]

Fonte: http://unimondo.oneworld.net/article/view/145887/1/

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