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La Punta Perotti della Lega (di Antonio V. Gelormini)
7.02.2007
Il coro è unanime. Il Presidente della Lega Calcio va rimosso. Esattamente come la saracinesca di Punta Perotti, così familiare ad Antonio Matarrese. Le sue dichiarazioni, tra l’incauto e il sorprendente, per qualcuno anche di discutibile responsabilità, hanno scosso le istituzioni sportive, i vertici della politica e la pubblica opinione.

“I morti fanno parte del sistema”, “Il calcio è un’industria e non può chiudere”, “Chi parla di sospensione, addirittura per un anno, non sa che dice e rischia di rompere un giocattolo delicato, caposaldo dell’economia del Paese”. “La Fiat per rilanciarsi non si è certo fermata”, “Per attuare il decreto Pisanu non abbiamo soldi”.

E come se non bastasse, alla sollecitazione di suggerire qualche soluzione praticabile, non ha trovato di meglio che indicare: “Cominciamo a pensare a stadi nuovi. Anche il ministro Melandri ha detto che i nostri sono fatiscenti”. Dopotutto, deve aver pensato, cosa si può fare, se non ricostruire, all’indomani di tanta rovina? Non c’è nulla da fare, il Dna non si cancella.

Considerare il calcio un’attività industriale e non più una pratica sportiva apre scenari diversi da quelli considerati fino ad oggi. A cominciare dalle responsabilità e dagli impegni degli operatori, siano società calcistiche, calciatori e società proprietarie degli impianti sportivi. Così come andrebbero ridefiniti gli ambiti di competenza dal ministero dello Sport a quello delle Attività Produttive.

Intanto, il Presidente del Consiglio, da Lussemburgo, ha reagito sconcertato: “Sono dichiarazioni inaccettabili”. Le prese di distanza si moltiplicano e lo stesso Coni, con un durissimo comunicato, fa prevedere l’imminente deferimento di un Presidente sempre più isolato. Antonio Matarrese forse non se lo aspettava, ma le ruspe stanno tornando!

gelormini@katamail.com

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