Romano Prodi lo aveva denunciato qualche mese fa, attirandosi le critiche di mezzo mondo. Ma alla luce degli eventi delle ultime ore, forse, questo Paese è più che impazzito.
Non bastavano le vicende governative, la crisi, i blog, i cazzotti sul treno e il dodecalogo commentato con: "Dico niente!". Ci si mette anche l’alta finanza, una delle poche cose serie ancora in salvo, con una serie di colpi di scena da far impallidire gli sceneggiatorI dei migliori serial televisivi.
Gli ingredienti ci sono tutti. In poche ore la sede di Capitalia è diventata piuttosto un condensato di Capital, Beautiful, Spectra e chi più ne ha più ne metta.
Geronzi dà il benservito al suo a.d., l’astro in ascesa Matteo Arpe. L’avvocato Ripa di Meana è incaricato di rendere soft il trauma, che certamente provocherà scossoni in Borsa. I tentativi in via bonaria non producono gli effetti sperati. Anzi sono utilizzati da Arpe per rafforzare le sue motivazioni per un rifiuto assoluto di dimissioni, comunicate con una lettera di fuoco e consegnata alla prima pagina del Sole 24 ore. Viene convocato il Patto di sindacato per consentire al Cda di esautorare Arpe da tutti i suoi incarichi.
Parte, allora, la controffensiva e i primi segnali arrivano da oltre Manica. Il mercato dei fondi, da Londra, fa sapere in Abn Amro che la rimozione dell’astro potrebbe avere conseguenze spiacevoli a diversi livelli. Intanto, il titolo è in picchiata libera e più di qualche malumore comincia a serpeggiare nel nocciolo duro degli azionisti di Capitalia.
I pontieri si mettono all’opera, Colaninno su tutti. Anche da Palazzo Koch fanno sapere che in questi casi sarebbe gradita maggiore riservatezza e che le beghe stanno andando troppo per le lunghe. Il sistema ne soffre. Geronzi capisce che non è aria e si trova una soluzione per una pace armata. Spunta la lettera di scuse. Arpe si presenta col capo cosparso di cenere e il "cardinale" non può far altro che assolverlo, anche se avverte:"Questa è l’ultima volta".
Sembrava finita. La tragedia sfociava nel comico, ma il copione era un classico anche nel teatro della finanza. Compresa l’apoteosi con standing ovation per il bilancio storico presentato agli analisti. Ma la piega grottesca arriva come il cavolo a merenda. Tra i due litiganti alla fine questo pomeriggio si è dimesso Ripa di Meana. Piccato dalle ricostruzioni della vicenda fatte da Arpe, a cui "addebita" un rosario di successi costruiti sulla sabbia del glamour mediatico. I miracoli potrebbero dimostrarsi castelli di carta. C’è troppa autogratificazione nel soggetto, che se vola troppo vicino al sole rischia davvero di bruciarsi. E qualcuno fa notare che anche Consob aveva storto il muso agli snap da Frecce Tricolori fatti registrare dal titolo Capitalia nelle ultime ore.
Se questo non è un Paese impazzito, poco ci manca.
(gelormini@katamail.com)