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25.02.2007
Maurizio Minnucci / www.rassegna.it, 22 febbraio 2007 - Rinnovare il permesso di soggiorno, per un cittadino immigrato, è diventata un’impresa sempre più ardua. La denuncia arriva dal Patronato Inca Cgil, che mette sotto accusa la “fallimentare gestione del servizio” da parte di Poste italiane e chiede al ministero dell’Interno di revocare al più presto la convenzione. A subirne le conseguenze, oltre ai patronati e agli enti locali che non riescono a svolgere adeguatamente i propri compiti, sono i circa tre milioni di immigrati regolari presenti in Italia. La nuova procedura, dopo una fase di sperimentazione che ha coinvolto cinque Province (Ancona, Brindisi, Frosinone, Prato e Verbania), è attiva dall’11 dicembre su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo dichiarato dal ministero è di “semplificare e migliorare il processo di erogazione del servizio, un’iniziativa che non ha precedenti in Europa per dimensione e complessità ”, parole evidentemente stonate di fronte alla prova dei fatti. E pensare che le prime difficoltà erano emerse già nella fase pilota, tanto che le Cgil di Modena e Genova avevano manifestato subito la loro contrarietà al cosiddetto ‘sistema poste’, sollevando obiezioni non ascoltate. Il passaggio di competenze a Poste italiane, fa notare l’Inca, comporta numerosi problemi. In primo luogo l’onerosità di un servizio che dovrebbe essere gratuito ma che a conti fatti finisce con il gravare per settanta euro sulle tasche di ciascun singolo richiedente. A finire sotto accusa sono poi le lungaggini burocratiche, poiché con la nuova procedura si è aggiunto un ulteriore filtro e il periodo di attesa per ottenere un permesso, che prima si aggirava intorno ai cinque o sei mesi, è aumentato anziché diminuire. Un ulteriore problema è quello dei kit di rinnovo (gratuiti), ormai introvabili presso gli uffici postali e reperibili solo al mercato nero per cifre che oscillano dai 100 ai 500 euro. “Come se non bastasse - lamenta l’Inca - il ‘Portale immigrazione’ delle Poste è in pratica saltato non permettendo il collegamento informatico necessario per l'invio delle pratiche. Dal 17 gennaio vi sono stati almeno sette giorni lavorativi con interruzioni successive del collegamento”. Sulla tema è intervenuto anche il responsabile dell’Ufficio immigrazione della Cgil, Piero Soldini: “Siamo di fronte a un caos gigantesco - afferma – al quale bisogna porre fine immediatamente. Noi chiediamo al governo di seguire un approccio più qualificato. Ciò che stupisce, anche se non è la prima volta che accade, è che i problemi, quando riguardano gli immigrati, sembrano passare sempre in secondo piano”. Secondo Soldini queste difficoltà rischiano di coinvolgere anche enti locali e patronati: “Non vorremmo che anche l’Inca Cgil, da sempre impegnato in prima linea su questo fronte, venga coinvolto in un calderone che non lo riguarda”. Soldini ha recentemente pubblicato sulle pagine di Rassegna Sindacale una lettera aperta al ministro Giuliano Amato in cui avanza le richieste della Cgil: disdire immediatamente la convenzione con Poste italiane; inviare direttamente a casa degli immigrati, di cui il ministero dell’Interno e gli sportelli unici hanno tutti gli indirizzi, il kit di rinnovo; consentire una fase di transizione in cui salvaguardare tutti gli accordi precedenti che avevano dato risultati eccellenti, con l’ausilio di Comuni, organizzazioni sindacali, patronati e associazioni; infine accelerare, con una sperimentazione su larga scala, il passaggio di competenze agli enti locali in modo sistematico e generalizzato.
Fonte: http://www.rassegna.it/2007/affarisociali/articoli/inca.htm
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