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Direzione giusta (Gianfranco Pasquino su www.unita.it) |
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28.02.2007
Sobrio ed equilibrato, il discorso di Prodi al Senato sembra
suggerire una opportuna, appena un po´ tardiva, presa di
consapevolezza. La crisi di una settimana fa, improvvisa, ma non
inaspettata, ha insegnato qualcosa, sperabilmente in modo duraturo.
In particolare, ha insegnato che l´entusiasmo eccessivo per la
risicatissima vittoria elettorale dell´aprile 2006 era malposto, che
alcuni problemi, non soltanto numerici, sono stati sistematicamente
sottovalutati e nascosti sotto il tappeto, che alcune soluzioni sono
state malamente formulate. Non so se Prodi abbia operato saggiamente
chiedendo una sorta di blindatura: uno solo parla e dichiara, ovvero
il suo portavoce, e uno solo decide, in ultima istanza, ovvero lui
stesso, il che, se non è semplicemente quello che dovrebbe succedere
sempre in un governo, costituisce l´ammissione che non succedeva
così. Laicamente (oops...) aspetto la prova dei fatti.
«Slancio rinnovato» ha affermato Prodi dopo il suo rinvio alle
Camere, a cominciare dal Senato dove l´interrogativo dominante non
concerne l´entità dello slancio, ma l´esistenza di una maggioranza
che dia almeno una piccola spinta. A meno di imprevedibilissimi
imprevisti, su tutti i disegni di legge e in tutte le votazioni, le
maggioranze prossime venture al Senato rimarranno appese ad uno o
due voti e alle condizioni di salute dei senatori a vita. Il nobile
scritto ad alta valenza pedagogica istituzionale con il quale il
Presidente della Repubblica Napolitano ha rinviato Prodi alle Camere
contiene prudentemente e intelligentemente un richiamo ai numeri che
vale certamente per l´opposizione, ma anche in special modo per la
maggioranza di governo. Se non è un reato di lesa maestà ricordarlo
senza ipocrisie al capo del governo, da subito i suoi comportamenti
politici e le priorità programmatiche dovrebbero tenere conto della
situazione, nient´affatto nuova e neppure "sexy", ma delineatasi in
tutta la sua complessità .
Una volta ottenuta la fiducia, il governo continuerà ad essere
esposto ai dissenzienti, agli assenti, agli erranti (quelli che
fanno errori, anche, ma non soltanto, di calcoli). Dunque, sarebbe
saggio ragionare, senza ovviamente precludersi un futuro migliore,
nei termini di una prospettiva temporale di governo che non supera
l´anno e impostare, dunque, provvedimenti che hanno ragionevoli
probabilità di essere approvati in quell´arco di tempo. Debbono
essere provvedimenti che servano al governo anche per ampliare il
suo consenso fra gli elettori, ma non a spese del bilancio dello
Stato e del risanamento economico, per esempio, l´effettiva,
vigorosa, rigorosa e drastica riduzione delle spese della politica e
dell´amministrazione pubblica a tutti i livelli, la riorganizzazione
del sistema educativo, compresa la riqualificazione dei docenti, il
sistema pensionistico. I disegni di legge sia sul conflitto di
interessi sia sul sistema radiotelevisivo si preannunciano
controversi e conflittuali, tali da fare affondare il governo, ma
qualche correttivo alla situazione esistente, con riferimento alle
sentenze della Corte Costituzionale e alle pronuncie di Commisione e
Parlamento Europeo, può e deve essere introdotto.
Poiché è ragionevole pensare (per molti il verbo giusto sarebbe
temere) che le elezioni anticipate possano non essere lontane, credo
che il governo debba anche porsi il compito meritorio di buttare nel
cestino la legge Calderoli e procedere dopo rapide consultazioni
alla stesura di una nuova legge elettorale che raccolga un consenso
ampia e trasversale, ma che non affondi in un unanimismo
paralizzante. Il ministro Vannino Chiti dovrebbe già disporre di
tutti gli elementi utili ad una riforma accettabile, senza
trucchetti e scherzetti, preferibilmente non "all´italiana",
espressione che abitualmente non viene applicata alle cose fatte
bene, ma a quelle improntate a modalità nazionali altrove
sconosciute e reputate riprovevoli. Tornare alle urne con una legge
elettorale decente sarebbe, sicuramente, un contributo che tutti gli
elettori apprezzeranno, con quelli di centro-sinistra che potrebbero
anche desiderare esprimersi sulla scelta delle candidature con
consultazioni primarie.
Per rincuorarci e rincuorarsi, forse anche per rassicurare il
Presidente Napolitano, Prodi ha affermato che il governo procederÃ
con «slancio rinnovato». Chi vede con occhio preoccupato, ma lucido,
la situazione, pensa e auspica uno slancio che sia
soprattutto "mirato". Poche leggi significative potrebbero rendere
il centro-sinistra competitivo. Non arriverei fino a sostenere, come
ha detto D´Alema, che è «meglio perdere che perdersi» (anche perché
sento che con il Partito democratico qualcosa si è già perduto).
Direi, invece, che, con umiltà , consapevolezza, capacità di ascolto
e di autocorrezione, è possibile che il centro-sinistra si rimetta
nella direzione giusta quand´anche questa direzione conducesse, come
mi pare probabile, a elezioni ravvicinate.
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