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Previti ammette, l'Ariosto non é una calunniatrice
3.03.2007

Il teste Omega ritira la querela per diffamazione in cambio di un risarcimento - E così l'ex ministro si toglie da un processo e da nuovi guai - Previti, 25mila euro alla Ariosto per non rischiare nuovi arresti  Emilio Randacio su La Repubblica (www.repubblica.it)


Il termine più affettuoso con cui l'aveva definita era stato "calunniatrice". Per anni Cesare Previti aveva denunciato di essere vittima delle ricostruzioni di un "teste falso", aveva giurato che lei, quella donna, nella sua abitazione non c'era nemmeno mai stata.

Ieri mattina, invece, l'ex ministro della Difesa del primo governo Berlusconi è stato costretto ad alzare bandiera bianca e a mettere mano al portafoglio: ha versato 25mila euro per ottenere da Stefania Ariosto la rinuncia a proseguire la causa per diffamazione.

Questo l'accordo sancito tra gli avvocati di Previti - Alessandro Sammarco e Antonio Rodontini - e quello dell'Ariosto, Aldo Bissi. In un attimo l'ex ministro si è dovuto rimangiare tutto per chiudere il processo. Parte civile era il "Teste Omega", quella Stefania Ariosto che, grazie alle sue dichiarazioni, aveva dato il via al processo sulle "toghe sporche" della capitale. Era l'estate del 1995. In un mese si erano aperti i filoni in cui si prospettava che l'avvocato Previti avesse avuto per anni a libro paga numerosi giudici della capitale.

Nella sua casa romana, durante sontuose ed esclusive feste, passavano di mano buste piene zeppe di banconote. Ecco come si sarebbero decise le sorti di processi civili con in ballo interessi economici enormi come il lodo Mondadori, quello Imi-Sir e infine il caso Sme. E lei, l'Ariosto, testimone di queste corruzioni, amica che raccoglieva le confidenze di quell'avvocato romano così importante che pure si vantava di queste "imprese".

Quei 25mila euro sono stati un modo, pratico, per evitare che l'esponente azzurro rischiasse di vedersi revocare il beneficio di legge dell'affidamento in prova ai servizi sociali. Da due settimane, infatti, Previti non sconta più la pena definitiva a 6 anni per la vicenda Imi-Sir agli arresti domiciliari, ma in una comunità di recupero di Roma del Ceis, il Centro Italiano di Solidarietà fondato da don Mario Picchi. Tre anni di pena sono stati spazzati via dall'indulto. Ma il rischio concreto era che, il processo che si stava celebrando a Como, sfociasse in una pesante condanna da aggiungersi a quella sull'affaire Imi-Sir.

Tutto era nato da un'intervista del 16 settembre del 1997 ai microfoni del programma "Tg2Sera". "L'Ariosto è un teste falso - aveva detto Previti, professando ancora una volta la sua innocenza - . Fabbricato in laboratorio, pagato per calunniare". All'interessata era bastato poco per presentare denuncia per diffamazione. Un procedimento infinito, dimenticato per anni nelle stanze delle commissioni parlamentari, infarcito da ricorsi sull'insindacabilità dei pareri degli onorevoli e finito con un ricorso della procura di Como alla Consulta per risolvere definitivamente il caso con un "conflitto di attribuzioni". Tutto inutile per l'ex ministro per evitare il processo.

Ieri mattina era attesa la deposizione dell'ultimo teste convocato dai legali di Previti, il giudice romano del caso Ustica, Rosario Priore. Ma non c'è stato nemmeno bisogno di ascoltarlo. L'avvocato Bissi, che difende l'Ariosto, ha annunciato al giudice Luciano Storaci, l'intenzione della sua cliente di voler ritirare la denuncia. Un accordo tra le parti ha mandato definitivamente in soffitta la questione. L'Ariosto non ha mai calunniato nessuno.

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