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Il percorso del Veneto verso il Partito Democratico
13.03.2007

Associazione per il Partito Democratico - Veneto

Assemblea Costitutiva

Padova, 24 Febbraio 2007

Il Percorso della Regione Veneto verso il Partito Democratico.

Introduzione

di Antonio Dainelli a nome del Coordinamento Regionale Provvisorio.

Premessa

L’Assemblea di oggi, con la quale si costituisce l’Associazione per il Partito democratico del Veneto, è il punto di arrivo di un percorso appassionante e partecipato che a visto persone con storie personali e politiche diverse tra loro lavorare assieme cercando di superare le difficoltà che via via si sono incontrate, senza nascondere i problemi ma cercando sempre di trovare con pazienza i punti di incontro più avanzati.

L’obiettivo che ci accomuna è il sogno di vedere realizzato al più presto e nel modo migliore quel partito nuovo, il Partito Democratico, al quale assegniamo il compito di innovare profondamente contenuti e metodi della politica ritessendo i rapporti tra cittadini, forze politiche, istituzioni.

Mai come in questo momento si evidenzia la profonda crisi che attraversa la politica nel nostro Paese. Tantissimi cittadini, e pensiamo la grandissima parte degli elettori del centro-sinistra, hanno assistito stupefatti ad un evento grave, come la bocciatura della mozione di maggioranza in Senato, che costituisce l’ultimo atto di una escalation di vicende che in più occasioni hanno messo in discussione la maggioranza di governo dando l’impressione ai cittadini di una coalizione incapace di fare sintesi e di garantire la governabilità. Già i numeri in Senato erano al limite e proprio per questo maggiore doveva essere la nostra compattezza. Ora è sperabile si ritrovi la via per assicurare un percorso adeguato di riforme delle quali il nostro Paese ha grande bisogno per uscire dalla crisi e recuperare il terreno perduto con il fallimentare governo del centro-destra.

Oggi noi troviamo la motivazione per ribadire l’urgenza di una nuova legge elettorale che rimetta nelle mani dei cittadini la possibilità di decidere da chi farsi rappresentare e da chi farsi governare. Nello stesso tempo riteniamo diventi ancor più importante accelerare il percorso verso il Partito democratico non solo per assicurare la governabilità del Paese ma, anche e soprattutto, per innovare profondamente nei contenuti e nei metodi la politica.

A questi compiti intendiamo dare il nostro contributo anche con l’assemblea di oggi che si apre con una introduzione che non intende essere esaustiva di tutti i problemi, ne’ pretende di delineare in modo definitivo il progetto dell’Associazione regionale che vogliamo sia fortemente ancorata alla realtà del nostro territorio. Consegniamo all’Assemblea delle note introduttive che vogliono tracciare brevemente il percorso che abbiamo fatto assieme, delineare le grandi ragioni che ci sostengono, descrivere i caratteri che vogliamo che abbia il futuro partito e dire cosa intendiamo fare per avvicinare l’obiettivo. Spetterà agli organismi dirigenti, che assieme eleggeremo, dare forma compiuta e definitiva alle riflessioni e alle proposte di oggi per rendere convincente ed efficace il nostro lavoro.

Nel breve giro di pochi anni, il mondo non è stato più quello di prima, le società stesse non si riconoscono più: la scomposizione del tessuto comunitario, i flussi migratori, la volatilizzazione del capitale sociale, il senso diffuso del rischio, della precarietà e dell’incertezza, sono fattori che stanno minando le basi della convivenza civile come conosciuta sino ad oggi.

Di fronte a queste metamorfosi, la politica si è trovata subito in affanno, soprattutto abituata, come è, a tempi autarchici ed a orizzonti ristretti, e soprattutto legata ad istituti oggi inadeguati, come lo stato-nazione. Con un moto di difesa, si è rinchiusa in una cittadella protetta, trasformando la politica in un gioco di oligarchie, allontanandosi dallo scambio vitale con la società e mettendo a rischio l’ideale stesso della democrazia. Le instabilità si riflettono anche in crisi locali, nazionali e regionali.

Per esempio nel Veneto, il famoso Nordest, che non incarnava solo un modello di produzione economica ma si avvaleva di un capitale sociale ereditato dalle generazioni precedenti e sfruttava una particolare posizione competitiva dell’Italia sui mercati internazionali, si è rapidamente usurato quel modello di sviluppo che aveva garantito straordinari risultati per oltre due decenni. La nostra regione si trova oggi di fronte alla necessità di cambiare sostanzialmente, il sistema produttivo che non è più sufficiente ad assicurare il successo sui mercati e a mantenere i ritmi di innovazione, di crescita e di creazione della ricchezza dei decenni scorsi. Ancora una volta la politica, con i suoi orizzonti ristretti, spesso purtroppo personali, non è stata capace di prevenire i cambiamenti e proporre le soluzioni.

Se non cambia la politica, nulla di quello che sarà fatto sarà efficace e il declino sarà possibile, se non probabile. La drammatica esigenza di una nuova politica è ormai incombente da anni, in particolare nel centrosinistra.

 

Genesi dell’Associazione per il Partito Democratico.

La costruzione di un nuovo soggetto politico autenticamente ed efficacemente riformatore è ormai da oltre dieci anni al centro del dibattito politico del centrosinistra. Le spinte in questa direzione sono state molteplici. Tutte queste spinte avevano alla base la presa di coscienza, soprattutto tra i cittadini, che un panorama politico eccessivamente ed immotivatamente frammentato riduce in modo inaccettabile l’efficienza riformatrice della società italiana a causa dei veti incrociati delle diverse oligarchie politiche. In altre parole, davanti alla molteplicità di visioni particolari, manca la capacità di una forte sintesi che può avvenire solo nella comunione di riferimenti forti e unificanti. Appunto, un partito unitario.

Una forte accelerazione al processo viene data da Romano Prodi, ancora alla Presidenza della Commissione Europea, con la richiesta di presentazione di una lista unitaria in occasione delle Elezioni Europee del 2004, così che per la prima volta i due maggiori partiti del centrosinistra si presentano uniti insieme anche a SDI e Repubblicani Europei.

Questo processo vede una battuta d’arresto in occasione dell’Assemblea Federale della Margherita del 24 Maggio 2005 nella quale viene approvata la proposta di presentazione di liste separate DS e Margherita nelle elezioni politiche del 2006. Per reazione a questo passaggio si arriva a prospettare una scissione nella Margherita poi rientrata per la fermezza dello stesso Prodi. Ma in molte province, sfiduciati sulla reale volontà dei gruppi dirigenti di DS e Margherita di proseguire nella costruzione del PD, si avviano processi di aggregazione spontanea tra i cittadini per la costruzione del PD per percorsi alternativi. Per fortuna, il quadro politico si ricompone con l’organizzazione delle consultazioni di tipo primario per l’individuazione del candidato alla guida del governo per il centrosinistra.

Si arriva quindi alla data del 16 Ottobre 2005 in cui più di 4 milioni di persone accettano di farsi identificare quali elettori del centrosinistra, pagano 1 euro e danno vita alla più grande associazione politica europea. Il corollario è che Romano Prodi riceve un’investitura popolare come candidato del centrosinistra.

Resiste tuttavia, nonostante le Primarie, la voglia di contarsi di DS e Margherita e così si arriva alla proposta di una lista unitaria alla Camera e a liste separate al Senato. Proprio al Senato, dove tutte le proiezioni di fine 2005 danno un sostanziale pareggio e dove il valore aggiunto dell’Ulivo potrebbe essere l’elemento vincente, i due partiti maggiori scelgono di andare divisi. Questo è parso a molti di noi particolarmente grave ed incomprensibile proprio alla luce della nuova legge elettorale con premi di maggioranza regionali ed in particolare proprio nelle regioni del Nord (Piemonte, Lombardia e Veneto) dove il centrosinistra era minoritario.

La presa di coscienza di questa debolezza al Senato fa nascere nelle regioni del Nord l’idea di una lista aggiuntiva al Senato, una lista di derivazione Civico-Ulivista proprio per puntare sul valore aggiunto che non si vuole riconoscere.

Dopo alterne vicissitudini l’Unione, nonostante il sostanziale sostegno di Romano Prodi, decide di non avallare la presentazione, anche solo in alcune regioni, di una lista Civico-Ulivista per il Senato. Come effimera contropartita dell’accordo non raggiunto si dà l’avallo alla costituzione dell’Associazione per il Partito Democratico e Romano Prodi si impegna ad intervenire ad una manifestazione organizzata dall’Associazione per il PD a Milano come apertura della campagna elettorale.

Questo rappresenta il punto di partenza dell’Associazione per il Partito Democratico che vede la sua nascita in una affollatissima assemblea di oltre 500 persone, a Milano, il giorno 11 Febbraio del 2006. Il 25 Marzo 2006 si svolge, ancora a Milano, la seconda assemblea dell’Associazione nella quale si avvia il processo di costruzione su base nazionale con la scelta organizzativa di una federazione di associazioni regionali. Può partire così, anche in Veneto, il processo formale di costruzione dell’Associazione con la costituzione a Vicenza di un primo nucleo di aderenti e da qui, in poco tempo, anche il processo su base provinciale.

Successivamente, dopo breve tempo, in Veneto il modello organizzativo viene modificato dando spazio ai territori e si costituiscono, fino ad ora, 5 associazioni provinciali che, oggi, danno qui vita alla definitiva Associazione a carattere regionale. Di passaggio vorremmo sottolineare che il modello Veneto è stato poi adottato anche in Lombardia ed in altre regioni.

Le tappe ulteriori in questo cammino di avvicinamento sono quelle importanti del 4 Luglio a Roma, del 29 e 30 Luglio a Trento, del 23 settembre a Napoli ed infine del 6-7 ottobre a Orvieto. Negli incontri di Trento e Napoli e nelle varie riunioni del Coordinamento Nazionale tenute nella seconda parte del 2006, il Veneto presenta sempre propri contributi unitari al dibattito, ricevendo spesso consensi per le posizioni espresse. Pur nella sua veste provvisoria, il Coordinamento Regionale ed il Comitato Esecutivo delle Associazioni venete, si è riunito con frequenza e ha posto le basi per la definizione della forma costitutiva, dello Statuto e dei regolamenti. Lo stesso Gruppo di persone ha lavorato per organizzare questa assemblea Costitutiva. Alla data odierna nel Veneto ci sono 1370 iscritti in rappresentanza delle cinque associazioni provinciali.

 

Il Partito che vogliamo.

Partendo dal presupposto che la politica deve soprattutto riformare sé stessa, per rendere credibile il nostro progetto, dobbiamo esplicitare con chiarezza il tipo di partito al quale intendiamo lavorare e dobbiamo essere consapevoli che si tratta di un punto molto rilevante, perché a contenuti nuovi non possono, credibilmente, corrispondere forme organizzative e modalità di partecipazione del passato.

Noi pensiamo quindi ad un partito che sia :

- aperto alla società, al libero contributo di associazioni e movimenti, orientato all’ascolto e capace di creare spazi di integrazione per i singoli cittadini;

- inclusivo e cioè capace di accogliere e valorizzare le diverse posizioni, cercando di consolidare i punti di unione rispetto a quelli di divisione;

- non ideologico, ovvero, consapevole di non poter far discendere da un’unica matrice di pensiero le risposte a tutti i problemi, secondo una concezione totalizzante della politica che appartiene al passato;

- pluralista e tollerante;

- partecipativo nelle procedure relative alla sua vita interna, ma anche e soprattutto nel rapporto con l’insieme dei cittadini, per far crescere la cittadinanza attiva e le esperienze di democrazia deliberante;

- federale nella sua capacità di dare piena autonomia alle sue espressioni regionali e municipali, se pur in un quadro integrazione nazionale;

- creativo capace di adattarsi in tempo reale con risposte innovative alle sfide poste dall’accelerazione e dalle turbolenze del mondo contemporaneo.

Per noi in Veneto sono necessarie, infine, e non sono elementi secondari, l’impegno e la capacità di leggere e interpretare correttamente le trasformazioni della nostra regione e più in generale dell’intero Nord-Est, per presentarci come interlocutori credibili dei nuovi processi in atto e in grado di fornire risposte convincenti alle problematiche, per molti versi inedite, che vive la nostra regione.

Non possiamo rinunciare ad analizzare, anche solo per linee generali, la nostra società e i cambiamenti che sono in atto, quali:

- la globalizzazione dell’economia e le trasformazioni del sistema produttivo e dello stato sociale (welfare);

- le trasformazioni demografiche, con particolare attenzione all’invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati, con i conseguenti problemi che ne derivano anche in termini di rapporto tra le generazioni;

- La crescita costante della presenza delle donne nel lavoro e nella società senza che ciò si sia ancora tradotto in un adeguato riconoscimento a livello della rappresentanza istituzionale, politica, associativa;

- Gli sconvolgimenti climatici che mettono in pericolo il pianeta con le problematiche connesse alle fonti energetiche;

- Il fenomeno delle grandi migrazioni e dell’incontro tra culture, etnie, religioni diverse, con l’affermarsi di problemi assolutamente inediti e di grande complessità;

- Il tema della povertà, non solo nel rapporto Nord–Sud del mondo, ma anche nelle società sviluppate nelle quali il fenomeno si presenta in forme nuove e non solo materiali;

- La crisi della democrazia e delle forme tradizionali della politica che mette in discussione la partecipazione.

Per affrontare le nuove dinamiche sociali ci servono strumenti assolutamente nuovi.

Ci serve un partito generoso, non piegato sull’oggi, un partito capace di mettere al centro della sua iniziativa la valorizzazione del merito, se pur in un quadro solidale, capace di assumersi il rischio e la responsabilità della decisione, senza opportunisticamente rinviare i problemi; un partito che sappia aprirsi al contributo delle donne e ne valorizzi le competenze, che sappia dare una speranza e un ruolo alle giovani generazioni, un partito accogliente, per tutti i cittadini, a cominciare dai tanti che ci hanno dimostrato il loro interesse con la loro partecipazione straordinaria in occasione delle primarie ed hanno premiato con il loro voto le scelte unitarie dell’Ulivo.

Noi abbiamo il dovere di offrire uno spazio concreto alle persone che hanno voglia di dedicare una parte del loro tempo alla politica, per evitare che si allarghi la frattura che oggi esiste tra chi fa politica a tempo pieno e i cittadini.

Se è vero che la politica ha regole precise e non può essere appannaggio di impostazioni dilettantesche, tutte preoccupate più dell’immagine che della sostanza, è altrettanto vero che non può assolutamente essere privilegio di pochi. Bisogna che abbia senso e significato per una platea amplissima di persone.

E’ necessario quindi che la politica assuma sempre più un carattere positivo, di passione, di servizio per la propria comunità e per il proprio paese. Una politica che valorizzi l’interesse generale e sappia superare i particolarismi e gli egoismi, che recuperi la cultura del bene comune e che dia sempre più senso e significato alla partecipazione anche utilizzando le straordinarie opportunità offerte dalle nuove tecnologie. Questo è il grande compito al quale è chiamato il Partito Democratico.

E’ possibile arrivarci se saremo consapevoli delle sfide che ci attendono, della necessità di trovare risposte nuove e unitarie, capaci non solo di fare sintesi delle migliori tradizioni del nostro passato, ma di produrre modi nuovi di pensare e di agire, se sapremo valorizzare il tanto che ci unisce ed affrontare con calma, rispetto e disponibilità le materie sulle quali registriamo oggi diversi punti di vista. In una parola se sapremo avere il coraggio di guardare avanti e di metterci in gioco, anche personalmente, senza anteporre i destini personali al successo complessivo del nostro affascinante progetto.

 

Il ruolo dell’Associazione per il Partito Democratico.

Noi, come Associazione per il Partito Democratico, ci poniamo in un atteggiamento costruttivo e dialogante. Vogliamo essere un valore aggiunto. Non pretendiamo di avere tutte le risposte, tanto meno di essere unici depositari delle istanze dei cittadini, che, com’è noto, sono molto articolate. Vogliamo però contribuire alla riforma della politica rafforzando e rinnovando profondamente il legame tra Partito Democratico e cittadini, rendendolo sempre più solido e credibile ed offrendo a tutti la garanzia certa che è importante il contributo di ciascuno al successo del progetto. Una testa un voto si è stabilito debba essere, a regime, il metodo democratico da adottare nella costituzione del Partito Democratico, senza che si creino oligarchie impenetrabili che tendono ad escludere invece che ad includere le persone. Per queste ragioni bisogna mettere al centro il rapporto tra politica e società, tra partiti, forze sociali e cittadini, con un’attenzione particolare al lavoro e alle nuove generazioni e sapendo valorizzare la differenza di genere e generazionale.

Certamente, abbiamo il dovere di dichiarare in modo netto alcuni obbiettivi che ci caratterizzano e che dovranno motivare la nostra azione nei prossimi mesi (ovvero, la nostra mission se vogliamo utilizzare anche qui un termine molto abusato):

a. Contribuire, insieme a tutti gli altri soggetti del centrosinistra (Partiti, Liste Civiche, Associazioni, persone indipendenti), ad elaborare un modello Veneto per il Partito Democratico, con Regole e Principi di Riferimento, in una logica strettamente ed autenticamente federalista;

b. Offrire uno spazio politico nel quale avviare tutte le modalità di tipo partecipativo che permettano di fare, da subito, esperienza diretta di un nuovo modello organizzativo;

c. Diventare punto di riferimento per tutte le persone (giovani e donne in particolare) che vogliono essere parte attiva dei processi politici locali e regionali e che magari, fino ad oggi non si sono sentiti di offrire il loro impegno diretto nei partiti esistenti. In altre parole, vogliamo essere un canale di avvicinamento alla politica ed al futuro Partito Democratico;

 

Dobbiamo anche essere consapevoli che è altrettanto necessario, sul lungo termine, lavorare per ripensare e ridefinire in profondità i due poli, centrosinistra e centrodestra, e favorire un nuova aggregazione perché le due coalizioni hanno in sé contraddizioni evidenti e sembrano soprattutto assembramenti occasionali, prodotti spesso da personali percorsi di convenienza, attorno all’emersione, nel 1993, di una nuova forza politica, economica e finanziaria nella società italiana. Ora, questa forza politica ed economica sembra avere ridotto il suo potenziale di presa nella società italiana e molti segnali di disaggregazione-riaggregazione si sono progressivamente evidenziati negli ultimi mesi.

Noi abbiamo, in primo luogo, anche come Associazione per il Partito Democratico, il dovere e la responsabilità di procedere, con grande determinazione, nella direzione di ridefinire i contorni delle coalizioni che, in una logica bipolare, dovranno confrontarsi per il governo della società italiana nei prossimi anni, favorendo, in particolare, l’avvicinarsi all’area più progressista del centrosinistra di idealità laiche e liberali, che potranno essere in grado di sostenere il forte rinnovamento necessario in questa area. E questo è particolarmente urgente proprio nel Veneto dove è evidente che per ragioni storiche, ma non solo, c’è un forte incapacità delle forze politiche del centrosinistra ad interpretare le reali esigenze delle nostre comunità. Tutto ciò non può in nessun modo prefigurare l’idea di un Partito Democratico come forza moderata, ma come realtà capace di tenere assieme diverse idealità, accomunate dalla volontà di ricercare strade nuove per la politica in Italia e in Europa.

La nostra azione dovrà essere indirizzata soprattutto a costruire nel centrosinistra non una "Complexio Oppositorum" come da più parti si ipotizza, ma, al contrario, pur nella ricchezza della molteplicità delle visioni, una forza politica, quanto più coesa possibile, che riconduca gli aspetti etici e religiosi nell’ambito di una sfera personale e privata, e trovi invece comunità di intenti sul principio di adesione ad una Carta comune, la Costituzione, ed ai valori che lì sono descritti per tutti, senza distinzione per appartenenze etniche, religiose, ideologiche, di genere o orientamento sessuale.

Perché il Partito Democratico non sia un immobile aggregato di opposti deve avere, da subito, nella sua carta fondativa alcuni principi di riferimento nei quali tutte le persone che vi aderiscono si riconoscano, senza distinguo di sorta. E dovranno essere questi principi, pochi, ma molto netti, il collante per un soggetto politico non imbalsamato da veti reciproci o da auto-censure preventive.

Messa in questo modo, l’unico possibile forse, non dobbiamo inventare niente. Dobbiamo finalmente attuare solo quello che è stato scritto nella Costituzione della Repubblica Italiana, ma farlo veramente, senza furbizie di parte, senza ricerca di equilibri improbabili. Nella Costituzione c’è scritto che sono i cittadini che si associano, che a loro è demandato il potere di candidare, di eleggere, di indicare. Ed è da questa impostazione, da regolamentare con strumenti nuovi come le consultazioni di tipo primario o i referendum efficaci (da cui la richiesta di modifica del Quorum sui referendum popolari abrogativi), che dobbiamo ripartire per ristabilire il legame necessario tra la società italiana ed i soggetti politici organizzati come i partiti.

Dobbiamo inoltre costruire un soggetto politico con una sua qualificazione giuridica certa e legalmente riconosciuta, i cui dirigenti rispondano per gli aspetti della sua gestione (associativa,politica e finanziaria) alla magistratura ordinaria o comunque ad un giudice terzo.

Dobbiamo apprestarci a questa costruzione di un soggetto nuovo, nelle regole e nei contenuti, tutti liberi da identità storiche, di etica personale o ideologiche. Oseremmo dire nudi e pronti ad indossare gli abiti dei cittadini, fedeli ai Principi della Repubblica Italiana sanciti nella Carta Costituzionale, seriamente e responsabilmente impegnati nelle regole comuni, senza cedimenti alle furbizie e alle scorciatoie, fortemente impegnati nella gestione rigorosa delle amministrazioni pubbliche a tutti i livelli, gelosi, tutti, di un patrimonio ambientale e monumentale da mantenere e tramandare nel rispetto della libertà di ogni cittadino di questo Stato. Una costruzione centrata su una impostazione di tipo federalista, fondata sulle autonomie di territorio e di funzione, sul principio di sussidarietà e solidarietà.

 

Ipotesi di lavoro per il percorso verso il Partito Democratico del Veneto.

Per quanto è successo negli ultimi 3 mesi, siamo oggi autorizzati ad essere meno pessimisti sulle reali possibilità di realizzazione del progetto unitario. I tempi potranno non essere quelli auspicati da molti di noi; probabilmente non si riuscirà a portare tutti, subito, su questa posizione, ma qualcosa di concreto dovrebbe accadere nei prossimi 24 mesi.

Ci sono tuttavia spinte molto forti (forse anche esterne allo Stato Italiano) che tendono a ribaltare e stravolgere le alleanze politiche che si sono venute costruendo con il sistema maggioritario. La costruzione di un forte Partito Democratico ha, in questa fase storica, anche questa motivazione in più. La motivazione di confermare nella società italiana la fortissima necessità di reali alternanze di governo tra due parti politiche che si confrontano nel rispetto reciproco. La sua drammatica urgenza è stata ribadita una volta di più mercoledì scorso con la sconfitta della maggioranza al Senato sulla politica estera e le conseguenti dimissioni di Romano Prodi.

Noi crediamo che l’atteggiamento più proficuo per la nostra associazione sia quello di metterci fin da ora idealmente alla data del 22 Aprile 2007, con i congressi dei due maggiori partiti chiusi e con il processo di costruzione del Partito Democratico formalmente e sostanzialmente pronto per essere avviato. Ciò impone alla nostra associazione di aggiornare in parte l’oggetto sociale, nel senso che, come già accennato sopra, il messaggio che dobbiamo dare non sarà più tanto la necessità della costruzione del PD quanto la necessità di essere partecipi nella definizione della qualità di PD che si dovrà costruire. Ma soprattutto fin da subito si impone un altro passo per l’associazione. In particolare, ci preme sottolineare che dovremmo fare ogni sforzo per mitigare i caratteri eccessivamente organizzativi dell’as-sociazione, puntando quanto più possibile a percorsi informali e partecipativi, pur nel pieno rispetto di procedure democratiche certe e condivise. Dobbiamo essere un’associazione di proposta, di persone nuove, a forte radicamento territoriale (benvenuta la proliferazione di associazioni sul territorio) che non ricerca continuamente equilibri/composizioni di campanile o di visione ma guarda con fiducia alla valorizzazione delle persone e delle idee. Una struttura leggera ed agile capace di non caricare di eccessivo valore i ruoli operativi e di rappresentanza.

In ogni caso, se non vogliamo chiudere l’attività per oggetto sociale raggiunto (ma da altri) senza aver avuto il tempo di portare contributi di contenuto e metodo, dobbiamo cominciare a correre, senza un attimo di pausa e con grande chiarezza progettuale.

Il livello regionale è necessario per definire la specificità del Veneto e per rimarcare la necessità di un processo federativo del Partito Democratico che noi, come Veneto, magari insieme a Friuli, Trentino, Lombardia, Piemonte e Liguria, possiamo, o meglio dobbiamo, rivendicare con forza.

Il livello nazionale come Associazione/Coordinamento delle Associazioni Regionali può comunque svolgere un ruolo importante per essere parte attiva del processo costitutivo se questo sarà poi a carattere nazionale. Quindi, obiettivo da raggiungere in tempi brevissimi è la costituzione dell’Associazione Nazionale anche se crediamo in un approccio federale al Partito Democratico. Sul percorso nazionale qualcosa non ha evidentemente funzionato fino ad oggi e le responsabilità sono molto diffuse. Dobbiamo recuperare velocemente e quindi accelerare con percorsi più agili che dovremmo definire al più presto, anche con azioni sul piano nazionale puntando alla stretta collaborazione con le altre associazioni che condividono l’obiettivo per cercare di contribuire assieme alla fase costituente. Diciamo però, con fermezza, che, come Associazione del Veneto, siamo disponibili solo ad un percorso nazionale con quelle regioni che hanno saputo costruire percorsi democratici e realmente rappresentativi, analoghi a quello da noi realizzato.

In questi ultimi dodici mesi buona parte di quello che poteva essere detto sul Partito Democratico è stato detto.

In questi giorni è stato infine pubblicato il Manifesto del Partito Democratico sul quale sarà necessario aprire una grande discussione democratica e molto partecipata. Ad alcuni non è piaciuto, dentro e fuori i partiti, e le stroncature autorevoli non sono mancate, come era inevitabile. A noi pare però molto importante che si sia arrivati ad una prima proposta unitaria sulla quale è possibile aprire la discussione. Anche noi proveremo a dare, come Veneto, il nostro contributo, insieme agli altri soggetti interessati, in un’ottica di pochi e netti Principi di Riferimento più che di affermazioni generali che rischiano di essere scontate, troppo ecumeniche e poco incisive.

Oggi è però giunto il momento di programmare azioni definite che portino alla costruzione concreta e operativa del Partito Democratico, nel più breve tempo possibile. A quanti di noi si sono mossi in questi mesi con l’Associazione spetta la responsabilità di individuare e perseguire, con determinazione, forme di collaborazione con gli altri soggetti politici organizzati per raggiungere gli obbiettivi che sono davanti a noi. Obbiettivi che ritengo opportuno richiamare in chiusura di questa nostra introduzione, in particolare, per offrirli come elemento di discussione al dibattito dell’Assemblea.

Primo obiettivo, lo abbiamo abbondantemente detto, è certamente la costruzione di un soggetto politico totalmente rinnovato nelle forme della partecipazione e della democrazia interna con tutti gli strumenti partecipativi disponibili (Consultazioni effettive e non di mera ratifica della base, Consultazioni Primarie, Referendum Popolari).

Secondo obiettivo è la costruzione di un soggetto politico che sia in grado di essere forte punto di riferimento per tutto il centrosinistra. Un soggetto politico capace di fare una sintesi proficua per promuovere politiche unitarie che siano in grado di rispondere alle esigenze di tutte le persone, indipendentemente dalle categorie sociali alle quali appartengono (dipendenti, piccoli o medi imprenditori, liberi professionisti, pensionati, giovani, donne ed uomini). Un soggetto politico in grado di rinnovare profondamente il centrosinistra in modo che, con responsabilità e capacità di indirizzo, sappia tenere le istituzioni al passo con la società che governa. Un soggetto politico in grado di dare risposte tempestive ed efficaci alle mutevoli necessità della società. Questo aspetto è particolarmente urgente proprio in Veneto.

Terzo obiettivo che dovremmo darci in Veneto, come Associazione per il Partito Democratico, dovrebbe essere quello di diventare i principali attori di un percorso di tre anni per tentare di recuperare i dieci punti percentuali che mancano oggi al centrosinistra per essere competitivo nel confronto con il centrodestra per le elezioni amministrative regionali del 2010; un percorso che dovrebbe essere il risultato di un incontro proficuo tra associazioni, liste civiche e partiti. Nessuno meglio della nostra associazione può aspirare a svolgere questo ruolo di ponte tra partiti e liste civiche proprio per il nostro carattere aperto, per l’origine di tante persone che hanno aderito in questi mesi, con esperienze di partito, di liste civiche, di associazioni, di semplice cittadinanza attiva.

Per raggiungere questo obiettivo dobbiamo sviluppare azioni di presenza costante in mezzo ai cittadini, anche al di fuori dei soliti percorsi politici, che resta l’unico modo per incontrare persone di qualsiasi posizione politica. Con lo stesso obiettivo potremmo subito farci promotori di occasioni di confronto con altre parti del centrosinistra che possano essere interessate alla costruzione del Partito Democratico (SDI, Italia dei Valori, Liste Civiche, Associazioni Politiche)

Quarto obiettivo è quello di essere attori protagonisti di tutte le iniziative che vanno nella direzione di migliorare la partecipazione delle persone alla vita politica e di essere presenti ed attivi ogni volta che ci sono occasioni di partecipazione ampia (ad esempio in occasione delle primarie per le cariche monocratiche). In questo contesto, l’Associazione deve, in particolare, farsi parte attiva nei prossimi mesi nella raccolta delle firme per il referendum per la modifica della legge elettorale vigente. Nello stesso tempo, dovremmo avviare tutte le azioni possibili per sostenere la calendarizzazione parlamentare delle numerose proposte di legge per la modifica del quorum sui referendum popolari.

Per perseguire gli obiettivi dichiarati sopra, proviamo a delineare le principali azioni necessarie:

a. Mantenere alto il dialogo con tutti i soggetti potenzialmente interessati (DS, Margherita, Repubblicani Europei, SDI-RnP, IdV) promuovendo a livello regionale e provinciale momenti di coordinamento tra le forze politiche e le associazioni che condividono il progetto;

b. Predisporre forum tematici sulle grandi questioni relative al futuro partito che vogliamo costruire (le ragioni storiche, le linee fondamentali del programma, le nuove idee sulla forma partito), con particolare riferimento alla realtà della nostra regione e, più in generale, dell’intero Nord Est;

c. Ricercare costantemente la concertazione programmatica e l’intesa con le altre associazioni che operano nella stessa ottica di ricomposizione e di rilancio del quadro politico, (Libertà e Giustizia, Cittadini per l’Ulivo, Movimento delle Liste Civiche, etc.) iniziando dal territorio per auspicare che tale intesa sia ricercata ed attuata anche a livello nazionale;

d. Promuovere la costituzione di gruppi unitari dell’Ulivo o del PD, in amministrazioni locali, e la costruzione di Liste Unitarie;

e. Dare vita ad un coordinamento nazionale tra le associazioni costituitesi nel rispetto dei principi di gestione democratica;

 

f. Impegnarsi da subito nella campagna referendaria per il superamento della legge elettorale.

 

Conclusioni.

Richiamiamo in chiusura di questo intervento, una volta di più, brevemente, i temi sui quali la nostra sensibilità è massima e sui quali chiediamo, pur nel non facile momento politico, il massimo impegno delle forze del centrosinistra, insieme all’impegno di tutti noi nei prossimi mesi:

- Nuova Legge Elettorale, caratterizzata da una scelta di campo bipolare chiara che garantisca stabilità e governabilità.

- Riforma delle regole della politica con divieto di candidarsi in più collegi, incompatibilità assoluta fra cariche istituzionali e di partito, fra cariche amministrative e parlamentari. Primarie stabilite per legge, per la scelta dei candidati di collegio, per il Presidente della Giunta Regionale, il Presidente della Provincia, il Sindaco…,

- Revisione o Abolizione del quorum sui referendum popolari abrogativi.

- Limite di due mandati per qualsiasi carica.

- Maggior trasparenza con coinvolgimento dei cittadini nelle scelte strategiche che riguardano il territorio, l’ambiente, la qualità della vita.

- Riforma Costituzionale con particolare attenzione all’effettivo decentramento burocratico, fiscale e amministrativo; riduzione dei livelli istituzionali.

- Riduzione dei costi della politica e ridimensionamento significativo dei tanti privilegi oggi appannaggio di chi si occupa di politica professionalmente.

- Impegni precisi, anche attraverso quote, per l'inserimento dei giovani e delle donne nella vita politica ed amministrativa.

 

Per quanto ci riguarda, per riuscire ad affrontare gli obiettivi che sono davanti a noi nei tempi strettissimi che ci restano abbiamo necessità di lavorare in grande armonia e con forte spirito unitario.

Dobbiamo depotenziare al massimo il valore simbolico dei ruoli; stiamo uniti sui molti punti condivisi. In questo momento servono candidature unitarie ai ruoli di riferimento e rappresentanza, ed è questo il senso delle proposte che il gruppo di coordinamento provvisorio consegna all’Assemblea. Proprio per i tempi stretti che abbiamo davanti, serve un gruppo di lavoro molto affiatato che sia capace di fare insieme una grande mole di lavoro.

Questo è, non solo il mio personale auspicio, ma soprattutto quello di tutto il gruppo di persone che fino ad oggi ha lavorato per arrivare a questo importante appuntamento.

Grazie per la vostra attenzione.

 

 

 

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