19.03.2007
Tutt’altro tenore e ben altra sortita voleva avere l’esortazione del Cardinale Dionigi Tettamanzi, Arcivescovo della Diocesi milanese, a “Uscire per le strade”, nel presentare la raccolta più recente delle sue omelie e nell’indicare un modus operandi piu disponibile agli amministratori delle città lombarde.
La madonna laica di Palazzo Marino, però, non cogliendo a fondo l’incitamento del presule, la sua processione il prossimo 26 marzo la vuole e non ha alcuna intenzione di rinunciarvi. Nutre la segreta speranza di conquistare, anche lei, una guglia del Duomo meneghino. Magari non quella più alta, da sempre già occupata, ma anche una laterale non sarebbe di certo disdegnata.
Condivide le posizioni del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, ma non raccoglie l’invito a sospendere la marcia sulla sicurezza. Anzi, in un imbarazzante esercizio di ipocrisia, risponde: “La manifestazione non la organizzo io. Bisognerebbe interpellare il Comitato, che sta gestendo il tutto. Io mi sono limitata a fare un appello!.” E se pure fosse, cosa le impedisce, oggi, di fare un provvidenziale contrappello?
Il Cardinale, allora, che non ama mischiare sacro e profano, diventa più esplicito e avverte: “Non è certo alimentando la paura che si combattono i problemi di Milano. Che sono tanti, ma tipici di una città complessa come questa. La cui vera emergenza, la madre di tutte le altre, continua a chiamarsi solitudine”. E aggiunge: “Non la paura, ma il dialogo, il confronto e la collaborazione sono l’unica strada possibile per la convivenza”.
Maggiore sicurezza la si trova innanzitutto combattendo la solitudine. Il sindaco Moratti, pertanto, più che isolarsi su una guglia del Duomo, farebbe bene a scendere in metropolitana, mischiarsi un po’ più tra la gente e camminare. Camminare tanto, non marciare. Per scoprire come restituire il sorriso a una città che l’accoglienza, la tolleranza e la solidarietà li ha sempre avuti impressi, nel suo Dna di capoluogo della produttività.
gelormini@katamail.com
|