Welfare Italia :: Dall'Europa :: Il Labour dopo Tony Blair (di Anthony Giddens) Invia ad un amico Statistiche FAQ
10 Maggio 2025 Sab                 WelfareItalia: Punto laico di informazione e di impegno sociale
Cerca in W.I Foto Gallery Links Documenti Forum Iscritti Online
www.welfareeuropa.it www.welfarecremona.it www.welfarelombardia.it www.welfarenetwork.it

Welfare Italia
Home Page
Notizie
Brevi
Il punto
Lettere a Welfare
Cronaca
Politica
Dal Mondo
Dalle Regioni
Dall'Europa
Economia
Giovani
Lavoro
Cultura
Sociale
Ambiente
Welfare
Indian Time
Buone notizie
Radio Londra
Volontariato
Dai Partiti
Dal Parlamento Europeo
Area Iscritti
Username:
Password:
Ricordami!
Recupero password
Registrazione nuovo utente
Brevi

 Foto Gallery
Ultima immagine dal Foto Gallery di Welfare Italia

Ultimi Links







Il Labour dopo Tony Blair (di Anthony Giddens)
21.03.2007
Tony Blair lascerà la carica di primo ministro presumibilmente nel giugno di quest'anno. E con ogni probabilità sarà sostituito da Gordon Brown, l'attuale ministro delle finanze laburista, che avrà davanti a sé due anni di governo prima delle prossime elezioni nazionali. Quante probabilità ha di vincerle? Con chiunque mi capiti di parlare al partito laburista, non sento altro che previsioni improntate al pessimismo. I sondaggi danno i conservatori in forte vantaggio, e la popolarità di David Cameroun ha oscurato quella di Brown, che sarà probabilmente il prossimo leader del Labour.

«C'è stato un tempo in cui eri il futuro», ha detto il mese scorso Cameroun a Tony Blair, nel corso di una vivace polemica al question time del premier. Ma questa frase potrebbe applicarsi anche a Gordon Brown, che oltre tutto è meno giovane di Blair. L'interregno tra Blair e Brown sta dando luogo a guai d'ogni sorta. L'autorità di Tony Blair si è appannata, sia all'interno del partito che al suo esterno. E nel vuoto che si è generato David Cameroun ha potuto infilarsi, quasi senza trovare opposizione. La vicenda delle somme riscosse in cambio di titoli nobiliari continua a trascinarsi, e il disastro iracheno si sta rivelando assai più grave di quanto si temesse all'inizio, anche da parte dei settori più critici sull'entrata in guerra. A questo punto, molti elettori potrebbero pensare che sia venuto il momento di dare un'opportunità ai conservatori, anche perché oltre tutto le loro posizioni si sono notevolmente avvicinate a quelle laburiste. Eppure… la situazione attuale può forse essere vista in una luce del tutto diversa. Guardiamo ad esempio all'Australia, il cui primo ministro, John Howard, ormai avanti con gli anni, non ha mai avuto un carisma travolgente. Per tutta la durata del suo mandato si è trovato alle prese con ogni sorta di guai, e alle ultime elezioni ha dovuto affrontare la sfida di un giovane esuberante come Mark Latham (del partito laburista australiano), che all'inizio appariva vincente ad ogni confronto. Ma dalle urne è uscita la riconferma di Howard: gli elettori hanno preferito l'esperienza alla gioventù. E lo stesso potrà accadere in Gran Bretagna, se Gordon Brown diverrà leader dei laburisti e primo ministro. Domani potrebbe essere lui a dire a un David Cameroun sconfitto: «C'è stato un tempo in cui eri il futuro…». Cosa dovrebbe fare Gordon Brown per accrescere al massimo le probabilità di conquistare al Labour un quarto mandato? A fronte della sfida conservatrice, è essenziale che il partito laburista sviluppi nuove idee, e sappia soprattutto riaccendere l'entusiasmo dell'elettorato. Per ottenere la riconferma per la quarta volta, questo partito ha bisogno di reinventarsi, con una radicalità pressoché pari a quella dimostrata nel 1997. Propongo al Labour di sottoscrivere quello che vorrei chiamare un Contratto col futuro.

Ovviamente, un contratto del genere non può essere concluso nel senso letterale del termine, innanzitutto perché il futuro non esiste ancora, e in secondo luogo perché non può essere una parte contraente. L'idea è che il Labour offra ai cittadini un contratto per condurre il paese - e per quanto possibile anche il resto mondo - verso un futuro di giustizia sociale, economicamente ed ecologicamente sostenibile. Un futuro in cui la nostra generazione non sfrutti quella dei nostri figli. A mio modo di vedere, questo Contratto col futuro dovrebbe comprendere una serie di punti chiave.

Nell'attuale frangente, il Labour dovrebbe riprendere più apertamente il filo conduttore della sua tradizione socialdemocratica. Finora il suo egualitarismo è rimasto per lo più in un cassetto. Perché? Non c'è alcun bisogno di avere peli sulla lingua nell'affermare la necessità di ridurre le disuguaglianze.

La società britannica è oggi troppo sperequata per poter competere efficacemente sui mercati mondiali. Quello che postulo è un «nuovo egualitarismo», condizione essenziale per una crescita economica a più lungo termine, attraverso un programma trainato non dall'aumento delle imposte, bensì dall'innovazione politica. Si dovranno introdurre cambiamenti di rilievo nella struttura della tassazione, per improntare la politica fiscale nel suo complesso all'impegno per la tutela dell'ambiente. D'ora in poi Brown dovrà chiamarsi Green (Verde), come ha detto recentemente in un importante discorso.

Non si tratta però di aumentare il livello complessivo di tassazione. Il «no» all'aumento delle imposte va scritto in lettere cubitali, visto che i conservatori si apprestano a dipingere Gordon Brown come un tradizionalista del «tax and spend». Sulle misure blairiane nel campo della sanità e della scuola non si dovrà fare marcia indietro; al contrario, questa linea politica va radicalizzata e generalizzata. Se finora lo stato sociale era in gran parte monopolio dei ceti medi, occorre ora dar voce e possibilità di scelta alle fasce più povere. E porre all'ordine del giorno temi quali il decentramento e la devolution, che in passato sono stati raramente associati alla figura di Gordon Brown. I comuni e le regioni dovranno avere una leadership efficace, in un mondo di cambiamenti globali che spesso hanno un impatto diretto ai livelli locali, ancor più che a quello nazionale. Il periodo che stiamo vivendo è quello della fine dello stato sociale: per questo oggi un'ulteriore riforma del welfare è imperativa. Non però secondo la visione della destra, che accusa i sistemi di welfare di ostacolare la crescita. E' invece vero il contrario. Ma è necessario passare da uno stato sociale inteso come pura e semplice rete di sicurezza a un sistema di investimenti sociali di stato. Ad esempio, investire nella formazione è vitale non solo per vincere la povertà, ma anche ai fini della competitività economica. Abbiamo bisogno di un sistema di welfare impostato, assai più che in passato, in senso attivo e lungimirante. Il Labour deve dedicare una particolare attenzione a una nuova agenda per il benessere della popolazione. Assistiamo oggi a un aumento dei casi di disagio mentale, che in termini di perdita di giornate lavorative ha un costo maggiore di quello della disoccupazione. Le malattie croniche sono dovute in gran parte al modello di vita. Per far fronte a questi problemi è dunque indispensabile adottare nel quotidiano abitudini più sane. E d'altra parte, il cambiamento dello stile di vita è anche la chiave per affrontare il problema del riscaldamento globale. Nei confronti dell'Unione europea Brown dovrebbe adottare un atteggiamento più positivo. Molti dei maggiori problemi della società di oggi - quali il cambiamento climatico, la sicurezza degli approvvigionamenti energetici, la criminalità transnazionale, le migrazioni, la situazione in Medio Oriente ecc. - possono trovare una soluzione efficace solo nel contesto della Ue. Sta emergendo una nuova generazione di leader europei, e Gordon Brown sarà uno di loro se saprà cogliere quest'occasione. La politica estera - soprattutto a causa della tragedia irachena - ha contribuito più di ogni altra cosa a minare la credibilità del Labour. Perciò Brown dovrà vigilare in particolare sul processo del ritiro delle truppe britanniche dall'Iraq, che di fatto è già iniziato. E prendere le distanze dall'attuale amministrazione Usa, pur senza sacrificare l'atlantismo in quanto tale. Infine - cosa ancor più importante - dovrà riflettere a fondo sulle implicazioni, a livello mondiale, del declino dell'influenza di Washington e del minor rispetto per la potenza americana. Non è mia intenzione sottovalutare i problemi che un governo guidato da Gordon Brown sarà chiamato ad affrontare.

Si delineano fin d'ora diverse aree di tensione e di difficoltà. E anche se probabilmente vi sarà una competizione per la nomina, Brown entrerà in carica come un primo ministro non eletto. Più del 70% degli elettori del Regno Unito ritengono che farebbe bene a convocare al più presto nuove elezioni. In pratica è assai difficile che decida di farlo, ma la situazione in cui verrà a trovarsi rischia di minare la sua legittimazione. Potrebbe essere problematico anche mantenere l'ordine in seno al partito. Brown dovrà tenere a bada la vecchia sinistra, e affrontare organizzazioni sindacali potenzialmente rissose, come ha dovuto fare lo stesso Blair. Se concedesse troppo ai tradizionalisti potrebbe ottenere il plauso del partito, ma rischierebbe di avere vita breve come primo ministro. Non sappiamo se Brown sarà in grado di affrontare tutti questi problemi; ma può darsi che riveli capacità eccellenti. A mio parere, i tories hanno commesso un grave errore decidendo di puntare tutto, nei loro appelli al pubblico, sull'immagine e sugli slogan di successo, piuttosto che su una concreta progettualità politica.

Nel suo primo anno di governo Brown dovrebbe elaborare e tradurre in pratica un'agenda molto consistente in questo senso, e mettere alle strette i conservatori sul piano delle proposte politiche, ammesso e non concesso che siano stati in grado di formularne qualcuna. Le prossime elezioni si disputeranno probabilmente sul filo del rasoio, ma non dubitate: il Labour può vincerle di nuovo!

(Traduzione di Elisabetta Horvat)

.Fonte: da www.repubblica.it

Welfare Italia
Hits: 1812
Dall'Europa >>
I commenti degli utenti (Solo gli iscritti possono inserire commenti)
Terza pagina

Sondaggi
E' giusto che Bersani si accordi con Berlusconi per le rifome ?

Si
No
Non so
Ultime dal Forum
La voce del padrone di Lucio Garofalo
Salotti culturali dell'Estate bolognese
Pippo Fallica querelo' Corriere della Sera e La Sicilia?
NO LEADER, NO PARTY di Luigi Boschi
UN PARTITO LENINISTA (LEGA) CHE SPOSA IL VATICANO di A.De Porti
POESIA DI VITA di Luigi Boschi
La vita spericolata del premier di Silvia Terribili
Romea Commerciale di Orlando Masiero
Sondaggio, 15mila i voti finora espressi
Buon che? di Danilo D'Antonio
L'Italia è una Repubblica "antimeritocratica" fondata sul lavoro precario
LA PROTESTA DEI SANGUINARI di Luigi Boschi
L'AQUILONE STRAPPATO di Antonio V. Gelormini
Il reality scolastico su "Rai Educational"
Vuoto indietro diventa proposta di legge,





| Redazione | Contatti | Bannerkit | Pubblicità | Disclaimer |
www.welfareitalia.it , quotidiano gratuito on line, è iscritto nel registro della stampa periodica del Tribunale di Cremona al n. 393 del 24.9.2003- direttore responsabile Gian Carlo Storti