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Un mondo senza poveri (di Umberto Ranieri da www.unita.it)
22.03.2007

Il premio Nobel per la Pace per il 2006 Professor Muhammad Yunus ha concluso la sua visita in Italia, dopo esser stato ricevuto dal Presidente della Repubblica e aver svolto una conferenza all'Università Roma Tre, con un'audizione alla Commissione Affari Esteri della Camera.

Il tutto nel quadro di un'indagine conoscitiva sulla globalizzazione.

Le parole pronunciate dal professor Yunus nel corso dell'audizione hanno riproposto la ricchezza della teoria e della esperienza della Grameen Bank, la prima grande azienda a livello mondiale che opera nel settore del microcredito.

La Grameen Bank dal 1983 fornisce prestiti ai soggetti più deboli in uno dei Paesi più poveri del mondo, il Bangladesh, basando i propri criteri di scelta e selezione dei beneficiari su un principio economico del tutto nuovo: la fiducia. Per accedere ad un prestito della Grameen non è richiesta alcuna garanzia patrimoniale, ma solo di tipo personale. Nel sistema creato da Yunus il credito non si fonda più sulla solvibilità del debitore: la maggior parte dei clienti della Grameen Bank sono infatti poveri o poverissimi ed hanno ben pochi titoli di solvibilità da esibire. Fin qui nulla di nuovo: filantropi e generosi visionari sono sempre esistiti. Ad essi è dovuto rispetto e riconoscenza. Ma nell'esperienza di questo banchiere illuminato c'è qualcosa di più.

In primo luogo le dimensioni del fenomeno: secondo i dati più aggiornati, la banca ha concesso prestiti per 6,01 miliardi di dollari e i suoi clienti hanno raggiunto il numero considerevole di 6,6 milioni. Un secondo dato che colpisce è il tasso di solvenza: 5,34 miliardi su 6 dati in prestito sono già stati ripagati, per una percentuale del 98,48 per cento. Si tratta di una percentuale superiore a quella di qualunque istituto di credito tradizionale, basato cioè proprio sul principio della solvibilità del debitore.

Si tratta quindi di una impresa che rispetta tutte le regole economiche e contabili, e che produce profitti, ma che ha finalità e meccanismi di funzionamento diversi da tutte le altre imprese creditizie esistenti.

Il microcredito - attraverso prestiti dell'entità media di circa 300 dollari - è rivolto alle fasce più indigenti ed ha la finalità prioritaria di favorire l'acquisto di strumenti di lavoro o materie prime per avviare una piccola attività, cioè di aiutare il Bangladesh ad uscire dalla povertà. Un altro aspetto che rende unica questa esperienza è il fatto che il 97% dei clienti della Grameen sono donne. Erogando il piccolo prestito alle donne il denaro viene effettivamente utilizzato a beneficio della famiglia, del lavoro, dell'istruzione e la restituzione è altamente garantita.

Questa grande banca si finanzia al 100% con i depositi dei suoi azionisti, gli stessi beneficiari dei prestiti. Dal 1995 non riceve più contributi da donatori. I prestiti concessi sono di quattro tipi.

Al tasso del 20 per cento per chi ha un'attività produttiva, dell'8 per cento per finalità abitative, del 5 per cento per gli studenti e senza interessi per i mendicanti. Anche i tassi attivi per i depositi sono interessanti: variano fra l'8,5% e il 12%. Insomma, l'azienda è sana: i depositi rappresentano oggi il 136 per cento dei prestiti; la Grameen è sempre stata in attivo, con l'eccezione dei soli anni 1983, 1991 e 1992.

Il pensiero di Muhammad Yunus per molto tempo è stato frainteso o avversato perché fuori dagli schemi ideologici classici.

Come spiega lo stesso Muhammad Yunus nella sua autobiografia, da sinistra egli è stato accusato di aver creato un sistema di tipo assistenziale e mirato a mascherare le contraddizioni fra ricchi e poveri e quindi a imporre la pace sociale. Dalla destra religiosa islamista l'accusa è stata quella di distruggere i fondamenti della cultura e della società tradizionali. «Le mie scelte sono di tipo pragmatico - spiega invece Yunus - cerco di evitare ogni "ismo", di imparare dall'esperienza e di essere solo certo che la direzione in cui mi muovo è quella di conseguire dei miglioramenti sociali. Non sono un capitalista, nel senso semplicistico della contrapposizione destra/sinistra, ma credo in un'economia globale di libero mercato... in qualche modo ci siamo convinti che l'unica forza che muove questa economia è l'avidità. Io semplicemente non credo che questo sia vero e ritengo invece che i fini sociali possono sostituire l'avidità quale potente forza in grado di far funzionare l'economia».

Yunus è giunto a dire: «La povertà è una creazione artificiale. Non fa parte della società umana e possiamo eliminarla, possiamo cioè fare uscire le persone dallo stato di povertà e inserirle nel circuito dell'economia. La sola cosa che dobbiamo fare è modificare le nostre istituzioni e le nostre politiche: dopo non ci sarà più la povertà». Si tratta, come si vede, di un pensiero forte, eppure fuori da ogni schema palingenetico. Il suo, infatti è un radicalismo non astratto né ideologico, ma fondato nel pragmatismo: caratterizzato dalla individuazione di obiettivi semplici e molto concreti e soprattutto dalla effettiva capacità di realizzare tutto ciò che promette. Oggi la Grameen non è solo una banca, ma una famiglia di oltre venti imprese che operano nel settore delle telecomunicazioni, della pesca, dell'istruzione, dell'abbigliamento, delle assicurazioni, ecc. Il microcredito - a sua volta - si è enormemente esteso: la Grameen Bank ha 2.343 filiali, con oltre 21.000 dipendenti, e serve praticamente tutti i 75.359 villaggi del Bangladesh.

Il coraggio intellettuale di questo economista e grande imprenditore lo ha portato addirittura a lanciare un programma speciale di credito ai mendicanti, con prestiti sufficienti ad acquistare una coperta o un ombrello e restituiti a rate settimanali di 3 centesimi di dollaro ciascuna.

Il «sistema Grameen» rappresenta un vero e proprio modello di impresa, in cui valori sociali forti vengono collocati in una posizione centrale, dalla quale si dimostrano in grado di sprigionare una energia che ha effetti rilevanti anche di natura economica. Una lezione sulla quale certamente è utile meditare.

Umberto Ranieri da www.unita.it

 

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