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Bindi, La tutela della salute é compito del Servizio Pubblico
14.07.2003
La tutela della salute è compito del servizio pubblico. Ne è convinta l’ex ministro della Sanità Rosy Bindi (Margherita) che in un ampio dialogo con il condirettore di Europa, Federico Orlando, pubblicato sul numero in edicola domani, chiarisce il suo punto di vista sul Welfare e critica le proposte di aperture al privato che arrivano dalla compagine governativa.
“Lo Stato sociale può essere riformato - dice la Bindi - ma solo individuando, con la collaborazione dei cittadini, i settori dove sono possibili correzioni del rapporto tra impegno pubblico e impegno privato”. Fra quei settori, precisa Rosy Bindi, certamente non c’è la medicina. “Trasferire visite specialistiche e ricoveri ospedalieri, che sono erogazioni essenziali del servizio pubblico, all’assicurazione privata, significa recuperare risorse pubbliche incidendo nella qualità dei servizi”.
Bindi ricorda che la riforma sanitaria del centrosinistra aveva individuato i fondi integrativi per pagare prestazioni aggiuntive rispetto a quelle essenziali e uguali per tutti, garantite dall’assistenza pubblica. Questi fondi non sono in concorrenza col servizio sanitario, mentre lo sarebbero, secondo la parlamentare, le differenti formule di finanziamento di cui parla Sirchia, differenti rispetto alla fiscalità generale. Esse ridurrebbero il servizio pubblico a impegno residuale, con poche prestazioni di base, riservato agli indigenti.
Nessuno può illudersi, avverte, che le assicurazioni private garantirebbero a tutti gli stessi livelli di prestazioni. “Così, non solo dovremo rinunciare alla conquista di cure personalizzate, che è il nuovo traguardo del Welfare pubblico nella sanità, ma non potremo mantenere nemmeno l’uguaglianza dei livelli. Insomma, stanno confondendo la riforma dello Stato sociale con la distruzione della sicurezza sociale. Mi domando - conclude polemicamente Bindi - chi autorizza i ricchi a certe sgrammaticature”.
L’attacco dell’ex ministro dell’Ulivo alla politica sanitaria del centrodestra prende le mosse dalla constatazione che, per la recente scomparsa del dottor Di Bella, autore di una cura anticancro non scientificamente comprovata, non sono stati ridiscussi i problemi veri che quel ‘caso’ aveva posto, come l’umanizzazione del rapporto tra sistema sanitario e cittadino assistito, tra medico e paziente, tra cure fondamentali e cure palliative, tra speranze del malato e pedagogia dell’assistente, tra formazione del medico e sistema universitario, tra progressi della scienza ed europeizzazione della ricerca farmaceutica in Italia.
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