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Il rischio di avere molte teste e un grande vuoto
7.04.2007
C’è il rischio consistente che la road map che dovrà portare alla costituzione del Partito Democratico sia più ardua di quanto si tenda a credere. Sbolliti gli entusiasmi (peraltro molto contenuti) sulla manifestata disponibilità delle mozioni congressuali di Fassino e della Margherita, quando ci si accinge ad affrontare i temi politici ed organizzativi, ci si rende conto della necessità di navigare a vista, perché in passato nessuno si è trovato ad affrontare situazioni simili o, come nel caso della Margherita che già in nuce voleva essere un progetto di Partito Democratico, se lo ha fatto ha miseramente fallito.
Dunque, il partito democratico dovrà fare molte cose insieme.
Proviamo a ricapitolarne alcune: dovrà dare una spallata ad un vecchio modo di fare politica, ma senza perdere pezzi consistenti di quelle vecchie classi dirigenti e di quei militanti DS e Margherita che al vecchio modo di fare politica sono avvezzi. Dovrà coaugulare un blocco sociale omogeneo che comprenda dai piccoli imprenditori, artigiani, commercianti (che votano prevalentemente centrodestra) al lavoro dipendente, ai giovani precarizzati, ai pensionati al minimo, passando attraverso la massa dei dipendenti pubblici. Dovrà introdurre elementi di liberalizzazione anticorporativa, ma senza inimicarsi troppo i liberi professionisti, i taxisti, i farmacisti, i notai. Saranno pure corporativi, ma mica sono nemici di classe ed in fatto di corporativismo, chi è senza peccato scagli la prima pietra.
Dovrà essere laico sui temi della morale e della bioetica ma senza spaventare il mondo cattolico. Dovrà essere struttura snella, ma al tempo stesso partito vero che sa rinsaldare e ricondurre a sintesi.
Dovrà eliminare l’ossificazione delle baronie universitarie, ma senza regalare i docenti alla concorrenza elettorale. Dovrà mettere al centro il cittadino consumatore, ma con gradualità per non mandare sul lastrico intere aziende produttive. Dovrà saper far competere il sistema Italia nel mercato globale, aumentando contenuti tecnologici e valore aggiunto per non abbassare diritti acquisiti e welfare. Viene da dire che c’è di che far tremare le vene ai polsi. Sembra la quadratura del cerchio, di per se definita impossibile. Eppure una quadra esiste. Possiamo stare certi del sostegno dei cittadini più politicizzati anche se, nei primi tempi, potrebbero rimetterci qualcosa di proprio. Si può ragionevolmente sperare nell’adesione di molti elettori del correntone Ds, checchè ne pensi Fabio Mussi, e di quei cattolici che temono una eccessiva diluizione nel nuovo partito della loro tradizione e cultura.
Chi da anni sta con il centrosinistra perché dovrebbe farsi allettare da ipotesi fumose di grande centro ? Oltretutto, una riforma elettorale che conservi il principio maggioritario, lavora in questa direzione. Il tutto dà luogo ad un nocciolo duro valutabile intorno al 20% dell’elettorato.
Si deve però andare alla ricerca di tutti coloro che sono delusi dalla mancata soddisfazione delle aspettative scatenate con le Primarie dell’ottobre 2005 e di coloro che, per sfiducia nella politica, se ne stanno in disparte. La si potrebbe definire come “Operazione Pecorella Smarrita”; personalmente sono più interessato a lavorare in questa direzione che spendermi nel convincere chi è già sufficientemente convinto o ritiene il PD un evento ineluttabile. Si deve dare a queste persone un chiaro segnale che la tendenza si sta per invertire e che, a parte la diminuzione delle tasse, già gli elementi di liberalizzazione introdotti dal ministro Bersani, danno vantaggi consistenti alla famiglia consumatrice. Bisogna spostare le risorse dalle spese improduttive a quelle sociali, strutturali e generatrici di efficienza e competitività.
In questo percorso, ci saranno morti e feriti; si assisterà a un colossale rimescolamento sociale ma la somma algebrica può essere positiva.
Nel nuovo partito ci saranno diverse sensibilità; è evidente che sarà legittimo si organizzino in correnti, senza per questo tornare alle correnti democristiane dei tempi degli “amici di Donat Cattin” .
Un’articolazione del partito democratico che consenta di parlare al blocco sociale che è il suo target elettorale, consentendo a tutti di esprimersi e mediando le spinte competitive e centrifughe, mi pare il problema più complesso. Come lo si farà ? Spero che qualcuno avvezzo più di me alla organizzazione della politica, abbia già le idee chiare.
I tempi sono stretti; se partiamo dalla data di fondazione prevista per il 2008 ed andiamo a ritroso come si faceva con il diagramma di Perth, scopriamo che tutte queste cose sono da fare qui e adesso.
Se perdiamo tempo, anziché una testa un voto, capiterà che avremo molte teste e un grande vuoto.
Claudio Monica
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