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L'Ulivo non può attendere !
14.04.2003
Assemblea nazionale indetta dai 'Cittadini per l'Ulivo' - Roma, Residence di Ripetta, Sabato 12 aprile 2003Cittadini per l'Ulivo 'L’Ulivo non può attendere'
Assemblea del 12 aprile 2003 - Roma, Residence di Ripetta


VERBALE DELL'ASSEMBLEA
Presiede Deo Fogliazza(Commissione Tecnica Cittadini per l’Ulivo – ‘Cremona per l’Ulivo’):
chiede, ed esigerà, interventi di 5 minuti.

Presenta Lella Massari (Commissione Tecnica Cittadini per l’Ulivo – ‘Città dell’Ulivo Siena)
Descrive le tappe che hanno portato dal Seminario di Chianciano (ottobre 2002) ad oggi. I Cittadini per l’Ulivo sono organizzati in rete, con una loro identità e un obiettivo: essere ponte tra partiti e associazioni. Oggi, in questa Assemblea, la discussione dovrà produrre elementi di concretezza per i contenuti della riunione del 20 giugno 2003.

Introduzione di Pietro Scoppola:
L'Ulivo non può attendere!
Oggi é il 12 aprile: vigilia di quella Assemblea del 13, promossa dai partiti e mancata, che avrebbe dovuto avviare un processo costituente dell' Ulivo. L'iniziativa aveva sollevato critiche e dubbi fondati, ma anche molte speranze: poteva essere un concreto inizio; in una ventina di province si sono tenute le assemblee; qualcosa si era messo in movimento.
Sappiamo tutti come le cose sono andate: dopo lunghe e defatiganti discussioni, quando si era trovato un ragionevole punto di intesa sul famoso "doppio binario" (forum programmatico da un lato, aperto a tutti i movimenti, e processo costituente dall'altro) é saltato tutto; non c'è stato accordo al comitato di coordinamento dei partiti nella notte fra il 2 e il 3; il sostanziale fallimento é stato coperto con un rinvio al 20 giugno.
lo non credo che dobbiamo mettere tutti nello stesso sacco: ci sono differenze fra i partiti e nei partiti: c'è chi ha voluto, chi ha frenato e chi ha contrastato l'iniziativa. Ma qui non vogliamo e non abbiamo elementi per stabilire responsabilità. Quello che é evidente é che i partiti non ce la fanno a dar vita a un soggetto nuovo, di tipo federativo; il principio dell'unanimità che regola di fatto i loro rapporti si risolve in un diritto di veto che blocca ogni progresso dell'Ulivo.
Non si esce da questa situazione di stallo se non entrano in campo soggetti nuovi, movimenti, associazioni, e soprattutto cittadini.

Ed ecco questa iniziativa dei comitati di cittadini per l'Ulivo.
Una parentesi: i comitati dei cittadini per l'Ulivo che hanno promosso questo incontro sono una struttura a rete, non hanno un presidente. . ... io non lo sono. Questi comitati sono una realtà di base, modesta ma reale, sono in molti casi gli eredi dei comitati Prodi del '95 o dei comitati Rutelli, altri sono nati dopo. Sono ormai più di 350, con oltre 12.000 aderenti. Si riuniscono, discutono di politica, promuovono incontri pubblici, fanno quello che i partiti facevano e ora non fanno abbastanza. Gli aderenti sono o non sono iscritti ai partiti ma, comunque, considerano l'adesione all'Ulivo più qualificante e importante. Si é creato così un tessuto di base nel quale le diverse provenienze si fondono.
La diversità delle provenienze é una ricchezza; non credo che queste diversità debbano essere messe in ombra o rimosse: la possibilità di convergere su obiettivi comuni partendo da esperienze diverse é premessa fondante dell'Ulivo ed esige una presa di coscienza non irenica ma costruttiva della nostra storia. E' stato un lavoro silenzioso e paziente, reso possibile dall'impegno generoso di tante donne e di tanti uomini, fra i quali si é creato un tessuto di amicizia: io credo che l'amicizia debba essere la base per la ricostruzione dell'Ulivo. Faccio un solo nome, quello di Iginio Ariemma, al cui impegno e alla cui intelligenza i comitati devono molto; ma dovrei farne tanti altri.
I comitati non sono contro i partiti ma sono convinti che senza un di più rispetto ai partiti non si apre una nuova stagione. L' Ulivo non può essere solo una coalizione elettorale: deve essere qualcosa di più; é nato dalla intuizione che i profondi mutamenti degli anni novanta nel mondo e nel sistema politico italiano esigevano ed esigono un rapporto nuovo e diverso fra le forze politiche ancorate ai valori della costituzione e aperte alle nuove culture riformatrici; un rapporto nuovo che implicava ed implica il superamento, da un lato, della unità politica dei cattolici e, dall'altro, della unità delle sinistre; un rapporto nuovo che comporta anche un nuovo modo di essere dei partiti, una nuova "forma partito".
L 'idea dell'Ulivo esige una cultura, che deve essere un tessuto di identità collettiva, un'idea e una speranza per l'Italia, ma anche una cultura pro grammatica di governo.
Un Ulivo di governo non esclude, anzi presuppone, un raccordo con le altre forze di opposizione, ma l’Ulivo non può essere semplicemente il cartello delle opposizioni. Se si perdono queste distinzioni si perdono anche le elezioni.

Ecco allora il senso della iniziativa odierna: quel processo costituente, che era stato proposto dai partiti e che aveva nel 13 aprile una sua data significativa, può essere rilanciato dalla base non contro ma con i partiti e con i movimenti. Per tentare di realizzarlo riprendiamo l'idea del doppio binario.
Ci sono movimenti che non possono o non vogliono entrare nel circuito di una costituente dell' Ulivo: la loro autonomia va pienamente rispettata; questi movimenti sono interessati a dare forza alla opposizione con un contributo di idee e di iniziative in un confronto aperto con l'Ulivo: diamo vita a un forum programmatico.
Ma una costituente dell'Ulivo é molto di più. I partiti e gli eletti devono avere un ruolo importante; ma condizione essenziale è quella di una partecipazione più ampia di base, che non avvenga per quote riservate ai singoli gruppi, associazioni e movimenti, esposta così al rischio della lottizzazione fra i partiti, ma che sia aperta semplicemente ai cittadini dell'Ulivo: non per l'Ulivo ma dell'Ulivo. Questo é l'obiettivo di fondo: mettere i cittadini dell'Ulivo al centro dell'operazione. Diamo vita a un gruppo di lavoro che studi modalità di avvio e di attuazione di tale processo.
La elaborazione culturale e pro grammatica non può esaurirsi nel forum dei movimenti, deve essere mirata anche, come ho detto, a un programma di governo per le prossime elezioni: vi sono alla base grandi energie e competenze; il retroterra culturale dell'Ulivo é molto più ricco di quello della destra ma é inutilizzato e deluso.
Occorre prima del 20 giugno fare qualcosa per individuare e coinvolgere queste competenze.
Gli amministratori locali ulivisti, che i sondaggi danno fra i più quotati dalle popolazioni, devono essere a loro volta valorizzati e coinvolti.
Ma soprattutto occorre formare albi di elettori che si dichiarano interessati a partecipare ad una vasta mobilitazione per 1 'Ulivo e a meccanismi, come le primarie, di selezione della classe dirigente; occorre promuovere su questa base assemblee territoriali dei cittadini dell'Ulivo.
Attraverso questa mobilitazione di energie e competenze e la creazione di strumenti nuovi di partecipazione sarà possibile selezionare, su basi più ampie, la classe dirigente dell' Ulivo. Il problema della leadership non va isolato ma inserito in questo quadro.
Insomma il progetto dell'Ulivo esige la costruzione di un soggetto: non c'è progetto senza soggetto; é qui la differenza con alcuni movimenti, ma é una differenza che può essere superata in un confronto leale e paziente. In ogni caso: "non facciamoci del male".

Occorrono idee mobilitanti.
Vorrei appena accennare a due temi che mi sembrano particolarmente urgenti. Il primo si può riassumere nella esigenza di raccogliere l' eredità del movimento per la pace: é su questo tema che si può offrire un motivo di identità forte, culturale ed etica, alle nuove generazioni. Il movimento per la pace non può essere abbandonato a se stesso se non vogliamo che rifluisca nel disincanto o che si impantani in uno sterile antiamericanismo; deve essere interpretato politicamente.
La pace é un valore morale che è di tutti quelli che lo sentono e lo praticano: non é né di destra né di sinistra. Ma il valore della pace si esprime anche in scelte politiche.
Ieri era il quarantesimo anniversario della ‘Pacem in terris’ di Giovanni XXIII, l'enciclica comparsa, come tutti sanno, pochi mesi dopo un momento drammatico, quando nell'ottobre del 1962 il mondo fu a un passo dalla guerra nucleare in seguito alla crisi di Cuba.
Quella enciclica, che ebbe enorme risonanza nel mondo, non era certo ispirata a interessi di parte, era ispirata a valori morali.
Ma vi era in quella enciclica un principio di rilievo istituzionale e politico che oggi appare particolarmente attuale: "il bene comune universale - si legge nel documento - pone ora problemi a dimensioni mondiali che non possono essere adeguatamente affrontati e risolti che ad opera di poteri pubblici aventi ampiezza, strutture e mezzi delle stesse proporzioni; di poteri pubblici, cioè che siano in grado di operare in modo efficiente su piano mondiale". La ‘Pacem in terris’ offriva all'ONU, sorta all'indomani della guerra, ma sostanzialmente paralizzata nel quadro della guerra fredda, un forte avallo morale e sollecitava un deciso passaggio ad un governo mondiale.
La dottrina Bush non é certo su questa linea: per essa gli Stati Uniti, in ragione della loro forza, si costituiscono interpreti e giudici delle ragioni del bene e del male, della pace e della guerra. Ma la dottrina Bush non é la democrazia americana. Gli Stati Uniti hanno vinto, sul piano militare, la guerra; ma L 'ONU non esce sconfitta: si é dimostrato fin qui che l'opera degli ispettori dell' o nU é stata efficace e valida; l'ONU é vincente agli occhi dei popoli sul piano morale di fronte alle tragedie, ai lutti, alle sofferenze che la guerra ha provocato e provocherà ancora e di fronte ai problemi immensi del dopoguerra.
Tocca alla vecchia Europa, che ha vissuto sulle sue carni il dramma epocale della seconda guerra mondiale, sviluppare la sua unità sul piano della politica estera e di difesa e riaprire la via al disegno, oggi minacciato, di un governo mondiale a garanzia della pace. Tocca alla cultura europea, svolgere una funzione positivamente critica di fronte all'alleato americano, al quale tanto l'Europa deve. Questo obiettivo dovrebbe essere, a mio avviso, un elemento caratterizzante dell'Ulivo.
A questo si collega il secondo tema cui vorrei accennare: le elezioni europee. Come si presenterà l'Ulivo alle elezioni europee? Quelle elezioni saranno una formidabile spinta in senso proporzionalistico, in senso contrario alla costruzione dell'Ulivo. Ci pensino i partiti: vincere le elezioni europee é una premessa essenziale per vincere le politiche due anni dopo; ma le elezioni europee si perdono facilmente senza il valore aggiunto dell'Ulivo. Una piattaforma comune é la condizione minima; ma si deve affrontare anche il delicato problema dei simboli per rendere visibile l'unità di programmi. Si può pensare, almeno, alla vecchia formula della "bicicletta" che unisca ai simboli di partito quello dell'Ulivo? La costituente dell'Ulivo deve arrivare in tempo per le elezioni europee.
Infine le elezioni amministrative incombono: sono la prima prova che esige un forte impegno. Un successo alle amministrative é anche una premessa per la ricostruzione dell'Ulivo.

Ma non voglio togliere spazio alla discussione e chiudo subito questa mia introduzione.
So bene di non aver titolo per indicare o solo consigliare ai politici quello che devono fare.
Ma quello che posso e devo ancora dire é che lo spettacolo della disunione e dei personalismi nella coalizione di centro sinistra ha toccato vertici intollerabili che provocano una reazione di rigetto. Su questa via i partiti non salvano la loro visibilità ed identità, ma vanno semplicemente alla sconfitta.
La costituente dell'Ulivo é l'ultima occasione per uscire dal guado. Il 20 giugno l' Assemblea nazionale dell' Ulivo deve dare avvio al processo costituente, che deve concludersi entro l'anno successivo.
Per loro conto, i cittadini dell'Ulivo, qualunque sia la decisione dei partiti, continueranno nella loro opera, costruiranno ancora Comitati e occasioni di incontro per il popolo dell'Ulivo. Faranno nascere e crescere l'Ulivo alla base del Paese, creando le liste dei cittadini dell'Ulivo. Collaboreranno con quei partiti che sono disponibili alla impresa, superando la logica paralizzante dell'unanimità.

Alziamo lo sguardo: il futuro della democrazia italiana é legato anche alla capacità di voi politici e di noi tutti di guardare lontano, di superare interessi di parte e personalismi.

C'è un popolo dell'Ulivo che lo esige. L 'Ulivo non può attendere!

SINTESI DEGLI INTERVENTI

1) Nicolo’ Lipari (Roma, Comitato 2 aprile)
Senso simbolico dell’incontro: la società civile sollecita i partiti. Preoccupazioni:
a) la società civile non è qui al completo, e alcune resistenze sono giustificate;
b) Insufficienze del governo di centrosinistra (mancata riforma incompatibilità elettorali, Titolo V, conflitto di interessi) hanno trascinato una situazione penosa per la società civile che vuole non unanimismo ma convergenza con questa classe politica. Che finora non ha creato strutture di raccordo con la società civile. Non vogliamo essere strumentalizzati, ma costruire un “dialogo operante” per un “diverso stile di fare politica”.

2) Chicco Crippa (Cittadini per l’Ulivo - Coordinatore regionale Lombardia)
C’è un doppio binario anche all’interno dei partiti: amaramente constato che gli stessi partiti che devono all’Ulivo la loro presenza in Parlamento hanno oggi atteggiamenti di chiusura. “Facciamo l’Ulivo con chi ci sta”, smettiamo di parlare e “facciamo”: succede già in periferia. Incomprensibile il blocco tra le segreterie nazionali. Ci siamo lasciati sfuggire le provinciali, ma le candidature andranno costruite dal basso: Albi dell’Ulivo.

3) Elio Veltri (Opposizione Civile)
Sensazione di schizofrenia politica: giurano sull’Ulivo e poi lo picconano. E’ sparita la Costituente (Chiti - Franceschini), ora si parla di un Forum di Piazza (da Mastella a Casarini?). Non paiono passi avanti. Nessuno vuole sostituire i partiti con l’Ulivo, che deve essere il prodotto di una “collaborazione e sintesi tra società civile e partiti fino a condurre alla scelta comune della leadership”. La debolezza dei governi Prodi, D’Alema, Amato stava nella “mancanza di una coalizione”. Se il centrosinistra continuerà a dividersi sui temi scottanti (vedi immunità parlamentare) ricadremo nel proporzionale! Costituente: “se, dopo otto anni che lo diciamo non la facciamo, ci rendiamo ridicoli”.

4) Enrico Morando (intergruppo parlamentare Artemide)
Il fallimento del 13 aprile è segno del fallimento dell’Ulivo come mera somma di partiti. Il progetto fallirà se non si rilancia il “soggetto” anche attraverso la Costituente. Rischiamo la disperazione di chi ha creduto e conseguenti fughe in avanti. Ottimo il progetto Scoppola. Ma il tempo è pochissimo! Il “Doppio Binario”: si, ma con quale metodo? Finora si è deciso all’unanimità, e usato il diritto di veto!

5) Antonio Di Pietro (Presidente Italia dei Valori)
L’Ulivo esiste più a parole che a fatti, tuttavia non dobbiamo essere disfattisti: ci siamo presentati soli perché eravamo isolati: ma se si è isolati si perde e si fa perdere. Ora guardiamo al futuro: l’opposizione è stata buona (legalità, giustizia, pace). Ora deve dire dei no forti e chiari: chi ha problemi con la giustizia non deve assumere cariche di governo; ci deve essere un turnover degli incarichi. Nelle Amministrative siamo tutti insieme e l’Italia dei Valori (che è un partito/movimento) si presenterà con i simboli dell’Ulivo. Criticando non andiamo da nessuna parte. Tutti dobbiamo cedere una parte di sovranità: ci possiamo però trovare intorno a un programma.

6) Andrea Ferrazzi (Commissione Tecnica Cittadini per l’Ulivo – Coordinatore regionale Veneto)
D’accordo con Di Pietro: il programma è questione centrale, a cominciare dalla pace, poiché la “politica della guerra” non si chiude oggi. Ma l’Ulivo è in se stesso il primo elemento programmatico: solo con un Ulivo unito potremo agire politicamente (non siamo circoli culturali!) perché vogliamo incidere politicamente. Il Polo (accozzaglia elettorale che ha per collante la spartizione del potere) riconosce l’egemonia di Forza Italia, e questa egemonia è il collante della coalizione. Nel centro sinistra tale collante dovrà essere l’Ulivo federazione tra partiti vivi e movimenti non velleitari. Se non partiamo da questo punto il destino sarà quello di una continua “esplosione” del numero di partiti (siamo già sette più Rifondazione) con una strutturale impossibilità di decidere e dunque di essere credibili per chi ci volesse votare! Partiamo allora con chi ci sta (partiti e movimenti), gli altri faranno legittimamente un cammino parallelo (anche perché molti movimenti non hanno e non avranno nessuna intenzione di unirsi dal punto di vista organizzativo ed è bene che sia così, è la positiva dialettica democratica!). Un’unica attenzione: dietro a molti blocchi all’Ulivo si nasconde a volte la volontà di un ritorno al proporzionale, che fa il gioco di Forza Italia: se comincerà ad avere paura di perdere infatti essa punterà al proporzionale perché essendo il partito di maggioranza relativa con quel sistema comunque vadano le elezioni conterà!

7) Dario Franceschini (DL-Margherita)
Gli elettori ci compatiscono: parliamo di tutto e non abbiamo fatto niente. Il meccanismo dell’unanimità ci ha impedito di convocare l’assemblea di domani 13. E’ un meccanismo bloccante. Non ripetiamo gli errori della passata legislatura (litigiosità, frammentazione per necessità di visibilità ottenuta “parlando male del proprio alleato…”). I politici sentono di appartenere ai partiti, ma la gente sente di appartenere all’Ulivo, sempre, non solo in fase elettorale. L’Ulivo 2003 è, rispetto al ’96, “un gran casino”, ma si ritrova intorno ai valori fondanti del riformismo. Più largo e meno omogeneo, somiglia all’Europa a due velocità (quella dei 15 è diversa da quella dei 25). Chi è in grado di fare un passo in più lo faccia in fretta. Dobbiamo prepararci a vincere, e soprattutto a governare!

8) Tana de Zulueta (Parlamentare dell’Ulivo)
Voglio sperare che il tempo non passi invano: abbiamo già provato tante volte. I Cittadini per l’Ulivo hanno offerto un servizio fondamentale, e coperto il ruolo del ”mediatore disinteressato” che fornisce a tutti la possibilità di ritrovarsi. Abbiamo già tentato il 14 giugno ’99 (con Andreatta e Occhetto). Elementi fondamentali: programma e sovranità dei cittadini, che si esprime nelle primarie (non un feticcio, ma procedure trasparenti e democratiche di selezione per gli incarichi). Facciamo l’Ulivo con chi ci sta, ma non facciamo un blitz: vediamoci, per vedere chi ci sta. Sono un parlamentare che considera l’Ulivo primario rispetto al partito. La centralità degli elettori dell’Ulivo, con la loro approvazione disinteressata di un progetto condiviso, è fondamentale per risolvere il problema della leadership.

9) Maria Giordano (Cittadini in movimento)
Nei 18 mesi passati si è mossa una “grande marcia” di persone diverse tra loro, proprio perché persone, con l’unico fine di costruire il nuovo Ulivo. Ci sono molti modi di far parte di questa “marcia”. Discutiamo su regole e programma, ma il nostro ruolo è quello di aggregare. E’ responsabilità negativa dei partiti se due milioni e mezzo di italiani hanno votato Ulivo e non i partiti (litigiosi, rancorosi, vanitosi!). Candidati, comportatevi bene, perché noi non possiamo fare molto di più che aggregare.

10) Rosy Barretta (Cittadini per l’Ulivo - Brindisi)
Legge una lettera pubblicata sul giornale dell’Ulivo locale: le sfide della modernità spingono alla creazione di nuovi soggetti politici: vogliamo più attenzione e più dialogo.

11) Massimo D’Alema (Presidente DS)
Grati ai promotori dell’incontro, organizzato con l’agilità che le loro strutture consentono, maggiore di quella dei partiti: hanno colto un’esigenza drammatica. Siamo in emergenza, anche perché dobbiamo cogliere l’opportunità di un momento di distacco di molti da Berlusconi (anche ieri a Parma i piccoli industriali avevano un atteggiamento di ascolto…). In Italia non manca l’opposizione, manca l’alternativa, per questo non si attirano forze. Noi rischiamo di esibire il massimo di frammentazione. Rischiamo di essere una “Confederazione di Personalità”. Un ceto politico che non rappresenta i suoi elettori, lo si sostituisce. Ma la realtà è più complicata. C’è una domanda: il progetto unificante può essere ancora l’Ulivo? Quando si dice “Partito Democratico” o “Nuovo Grande Ulivo”, si citano due modi di mettere in discussione l’Ulivo. L’Ulivo resta utile, ma non come assemblaggio di tutti contro Berlusconi. L’Ulivo è una parte fondamentale del programma dell’Ulivo”. Prima il programma o le regole? È una discussione oziosa. Il problema è: rilanciamo l’Ulivo? Io dico sì. O immaginiamo un nuovo progetto unificatore?. Ma l’Ulivo come progetto di cambiamento ha la sua collocazione nella cultura riformista europea attuale (nel ’96 non era così). “Come si colloca l’Ulivo in Europa è una grande questione culturale, oltre che politica”. Il referendum sull’Art.18 colpisce l’Ulivo. Ma il “doppio binario” può servire solo come innesco. Nel ’94 –’96 si fece un lavoro fortemente progettato a fini elettorali. C’era Prodi e intorno una serie di alleanze. Se abbiamo sbagliato, poi, è perché abbiamo mantenuto il doppio binario. Non tutti i movimenti entreranno nell’Ulivo (non entrerà per esempio il Sindacato). Poiché l’Ulivo è un progetto politico: la casa di tutti, partiti, movimenti, cittadini. I due binari non si incentreranno mai: l’appuntamento è per costruire una casa comune.

12) Simona Salvatori (Communitas 2002 - Milano)
Iniziativa nata sull’onda del Palavobis. Non vogliamo farci altro partito, ma collaborare con i partiti (insostituibili) ed essere stimolo. Costruire candidature credibili e affidabili (cita Fassino a Milano) e solo dopo chiedere a che partito appartengono. Franceschini dice “casino”, noi diciamo “effervescenza”: saremo propositivi, ma anche controllori.

13) Francesco Paolillo (Coordinamento Nazionale delle Liste Civiche del centrosinistra)
Eravamo a Chianciano, è importante trovare un posto di incontro. Le liste civiche hanno dato un grande contributo, con la selezione di persone credibili. Vogliamo un Ulivo a tre gambe, con questi mezzi giungeremo al Grande Ulivo.

14) Alfonso Pecoraro Scanio (Segretario Verdi) Grazie perché volete riflettere: ma è necessaria o nestà reciproca. L’Ulivo del ’96 aveva al centro il programma: essendo una coalizione permanente, il programma era centrale. Ma non limitiamoci al Forum: il popolo del centrosinistra è interessato ai grandi temi e la centralità del programma permette di ammorbidire le diversità. Il 90% delle realtà sono convergenti. Gli Albi degli elettori: utili in casi elettorali, all’americana. Se si vogliono fare albi stabilizzati di iscritti, allora si fa un partito: bisogna chiamare le cose con il loro nome. Il cosiddetto Ulivo allargato è in sostanza l’Ulivo dei gruppi più forti. Ci si può incontrare sui grandi temi; nell’Ulivo alcuni hanno forte tendenza programmatica, altri vogliono solo qualche seggio in Parlamento…

15) Daniela Meneguzzi (Cittadini per l’Ulivo - Ferrara)
Punti interrogativi: quando qualcuno fa le bizze anche sulle regole più semplici, l’unanimismo diventa ricatto. A un certo punto bisogna decidere. Non voglio il partito unico: l’Ulivo non c’è nemmeno quando governiamo insieme da Rifondazione a Italia dei Valori. Ma abbiamo perso l’abitudine di porre una questione e arrivare a una sintesi, intorno a un tavolo. C’è una regressione nel metodo, che va condiviso almeno quanto il progetto.

16) Piero Fassino (Segretario DS) Se avessimo fatto l’assemblea del 13, evidentemente avremmo avuto di che discutere! Noi dobbiamo trovare una strada che ci consenta di dare vita al soggetto politico della competizione bipolare. Il sistema politico istituzionale a doppia matrice è uno schema che mette il cittadino elettore di fronte a due grandi opzioni: dobbiamo tenere conto del quadro legislativo (bipolare + proporzionale), e sociale (associazioni, movimenti, cittadini) Tutte ricchezze da non disperdere. Dobbiamo essere un soggetto che si candida a governare un paese, non solo a fare opposizione: “l’opposizione non è un’identità ma una condizione”. E per governare è fondamentale il programma (fu così nel ’96). L’Ulivo è partiti più società più larga, che non è omogenea, fatta di soggetti sociali di diversa collocazione: e questo è un doppio binario. Quale funzione scegliamo? Una fretta generosa (“chi ci sta ci sta”) fa l’Ulivo più piccolo. Facciamo piuttosto riferimento all’Unione Europea, cui l’Ulivo è simmetrico. Le Cooperazioni Rafforzate nell’Unione Europea si fanno in numero ristretto perché intanto ci sono Parlamento e Consiglio dove stanno tutti. Quindi progettiamo un Ulivo flessibile, a due velocità, sul modello europeo. Se non vogliamo fermarci, questo è il compito da qui al 20 giugno: pensare un soggetto bipolare, con ambizioni di governo, la cui ampiezza non sia paralizzante.

17) Ignazio Monaco (Girotondi di Taranto)
I partiti da soli non possono farcela. I movimenti sono indispensabili. Nel solco del pensiero di Benedetto Croce.

18) Francesco Rutelli (Presidente DL-Margherita) Chi crede nell’Ulivo come valore aggiunto della coalizione dei riformisti per il governo ha bisogno della vostra crescita. Importanti le critiche, e anche qualche notazione: non possiamo candidarci alle provinciali come Ulivo perché avremmo tre liste in meno. Ma abbiamo dovunque alleanze di centrosinistra. Pecoraro Scanio dice: partiamo dai programmi. E se ci mandano in pezzi? Vedi referendum sull’art.18. L’autonomia dei Verdi pone qualche problema: come si alimenta la partecipazione abituale, non quella elettorale, come si distingue tra vita dei partiti e vita dell’associazionismo? Come preparare le primarie? Come far funzionare una leadership inevitabilmente plurale? Il centrosinistra ha ancora scarsa coscienza degli errori fatti: cito ad esempio leggi che finanziano partiti senza eletti, nessuno sbarramento, nemmeno all’1%, quindi decine di liste per le Europee. E’ necessario darsi strumenti di maggiore coesione, nel tempo, perché stiamo entrando in una fase elettorale tutta proporzionale (provinciali, europee). Albi, o registri nel territorio: bene, ma con larga partecipazione. E l’unità contro la destra non è affatto da disprezzare. E senza idee, senza nuove idee, non vinciamo. Aiutateci a fare scelte che ci facciano tenere la più larga alleanza di governo, con tutti quelli che vogliono starci, ma con un Ulivo capace di decidere.

19) Raffaele Barrina (Cittadini per l’Ulivo - Coordinatore Provincia di Torino)
Perché non è stato possibile mantenere l’assemblea del 13 se siamo tutti qui il 12? Perché qualcuno ha conquistato pezzi di potere dentro l’Ulivo. Che però deve avere una capacità di confronto più avanzato rispetto ai confronti interni dei partiti. La gente dell’Ulivo vuole sapere se quelli dell’Ulivo sono insieme. Cominciamo: gli Ulivisti convinti inizino un percorso, perché non si aprano intanto altri percorsi, il che sarebbe un danno. L’Ulivo che vogliamo oggi non c’è: io amo definirmi “il contadino dell’Ulivo”, quello che si occupa del grande campo dell’Ulivo, non dei piccoli appezzamenti.

20) Rosy Bindi (Parlamentare Ulivo)
Qui c’è costanza e coerenza, una luce accesa, utile nei due anni passati, indispensabile nei momenti di battute d’arresto, che pure ci sono state. Grazie a chi non ha mai abbandonato il progetto iniziale che ora cerchiamo faticosamente di ricostruire. L’Assemblea del 13 era molto rischiosa: l’Ulivo che ancora non c’è non può ignorare le richieste dell’ultimo anno. Non possiamo pretendere di fare insieme una cosa con regole stabilite solo da alcuni. Ottima idea un Forum: un appuntamento con tutti quelli che vogliono partecipare all’Ulivo “soggetto politico unitario che rende chiara al Paese l’alternativa” Il tempo è breve: occorre una classe dirigente autonoma, un’organizzazione autonoma, e una voce autonoma per le parti che compongono l’Ulivo. Una vera fase costituente, con regole stabilite da tutti i costituenti. Da varare massimo a settembre: un’organizzazione autonoma della coalizione, con una sua idea del mondo e una sua struttura. Del vecchio Ulivo manteniamo solo l’idea: oggi ci sono nuovi soggetti, nuove biografie, e anche a loro bisogna affidare la crescita. Se aspettiamo ancora tutto il nuovo Ulivo sarà “tutto il centrosinistra e basta”. Cioè sarà la morte dell’Ulivo. Non ci possiamo permettere una resa dei conti interna. Dico che il referendum sull’art.18 è una scelta pericolosa e demenziale. Queste cose succedono perché la coalizione non ha una sede di discussione e decisione. Non perdiamo tempo, ma facciamo anche bene: Forum, più verifica di chi è disposto ad entrare nell’Ulivo, più una vera Assemblea Costituente.

21) Tiziana Ranieri (Osservatorio europeo della Legalità)
Disagio sociale dei cittadini rispetto ai politici, disagio degli amministratori. Spartiamo non il disagio, ma fatica e tolleranza!

22) Stefano Facchi (Cittadini per l’Ulivo – Coordinatore provinciale di Milano)
Parlo alla sala: dobbiamo valorizzare la nostra capacità di essere sul territorio, da lì si costruisce l’Ulivo. Segnalo la realtà importante della provincia di Milano: abbiamo fatto una conferenza stampa con un nostro impegno per un’assemblea costituente entro il 10 maggio. Se facciamo 100 assemblee così, viene fuori l’Ulivo nazionale.

23) Giovanni Kessler (deputato Ulivo Trento) Sono stato eletto come “Ulivo” e pochi giorni dopo sono stato obbligato ad entrare in un gruppo: ho così tradito una parte dei miei elettori. Questo indebolisce il mio ruolo, ma indebolisce il parlamento. Le gabbie in cui ci costringiamo indeboliscono il lavoro parlamentare, e il prodotto è di qualità inferiore.

24) Luigi Ferretti (Cittadini per l’Ulivo - Pescara)
Doppio binario: non chiederemmo la federazione se tutti i cittadini si sentissero rappresentati dai partiti. I partiti non bastano più, ed è triste vedere per un amministratore locale quale io sono, che preferiscono aumentare i loro rappresentanti piuttosto che diminuire le spese di gestione (vedi episodio del Consorzio Rifiuti).

25) Massimo Crisci (Comitato Centro Storico – Roma)
La qualità generale in Italia è sempre più bassa, se non vinciamo non so come si ridurrà il Paese. Oggi non c’è un’identità riformista, quindi non c’è una cultura di governo. 40 anni f si diceva: la politica è l’arte del possibile: facciamo proposte coerenti che possano andare avanti.

26) Marco Timarco (Comitato Montesacro per l’Ulivo)
Abbiamo 550 iscritti. Solo il 15% è iscritto ai partiti. Abbiamo partecipato ai girotondi, siamo una cerniera tra movimenti e partiti.

27) Milena Mosci (portavoce Repubblicani Europei)
Porta il saluto dell’on.le Sbarbati (impossibilitata ad intervenire) e del proprio movimento politico. Sottolinea la necessità e l’urgenza di dar vita all’Ulivo coalizione.

*****

Deo Fogliazza, a nome della presidenza, legge la presente ‘indicazione di intenti’ che viene assunta dall’Assemblea:

L’assemblea nazionale, promossa da “I cittadini per l’Ulivo”, riunitasi a Roma il 12 aprile 2003, considera urgente e necessario dare avvio al confronto programmatico e al processo costituente dell’Ulivo. La costituzione dell’Ulivo è necessaria sia per rafforzare e allargare l’opposizione sia per rendere più incisiva e credibile l’alternativa al governo delle destre che tanti danni arreca all’Italia. Essa deve avvenire entro il dicembre 2004.

L’assemblea chiede ai partiti di confermare la convocazione dell’Assemblea nazionale dell’Ulivo indetta per il 20 giugno e di predisporre, fin da ora:

1. Un forum programmatico con tutti i movimenti e le realtà di base che, pur non aderendo organicamente all’Ulivo, sono disponibili al dialogo costruttivo con esso.
2. La raccolta delle grandi energie e competenze, spesso inutilizzate, alla costruzione di tale programma. Un primo appuntamento è l’elaborazione di una piattaforma comune per le prossime elezioni europee.
3. Un gruppo di lavoro che studi modalità di avvio e di attuazione del processo costituente.
4. La convocazione delle assemblee territoriali, ai vari livelli, con la partecipazione dei partiti, degli eletti e degli amministratori, dei cittadini per l’Ulivo e delle altre associazioni al fine di rilanciare la coalizione e di designare i coordinamenti a livello locale.

L’assemblea si impegna a formare in ogni collegio elettorali albi di elettori che si dichiarano interessati a partecipare attivamente alla elaborazione dei programmi e delle iniziative politiche e ai meccanismi, come le primarie, di selezione delle candidature e della classe dirigente. Questo ampio movimento di cittadini e di elettori deve essere parte integrante della nuova struttura dell’Ulivo.

L’assemblea chiama i cittadini e gli elettori a mobilitarsi con impegno e spirito unitario perché nelle prossime elezioni amministrative abbiano a prevalere le liste e i candidati che si ispirano all’Ulivo e al centro sinistra.

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NdR. Il testo dell’introduzione è dedotto dall’originale, mentre la sintesi del dibattito – gentilmente curata da Paola Tugnoli, del Comitato San Saba per l'Ulivo – pur risentendo dei tempi strettissimi di stesura, rispecchia il senso degli interventi effettuati.
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