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Sopravvivere al lavoro (di Antonio V. Gelormini) |
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2.05.2007
Di lavoro si può morire. Il dramma è che sempre più spesso, quando accade, è già troppo tardi. In fabbrica, in cantiere, sui mezzi di trasporto, ora anche durante le operazioni di un trasloco o dalla gru per montare le luminarie del santo patrono. In Italia perdono la vita molti, troppi operai.
Ma si muore anche prima di toccare il suolo della Repubblica fondata sulla dignità di un lavoro. Si annega nella speranza di poterne toccare le coste. Si affonda nella disperazione di un viaggio senza fine, per mano irresponsabile di moderni negrieri con cellulare e navigatore satellitare.
I seganelesi in Italia, in occasione del 1 maggio, scendono in campo contro le stragi delle “carrette del mare” e donano i loro terreni in Senegal per un progetto agricolo innovativo. Col sostegno del Comune di Milano e dell’Oim (Organizzazione internazionale dell’emigrazione), l’Associazione Sunungaal di Milano lancia un progetto per creare piccole opportunità di lavoro nel Paese africano.
Morire a vent’anni, per inseguire il sogno di un lavoro, di un futuro migliore, del benessere, in un tratto di mare tristemente noto tra le coste dell’Africa, di Spagna e d’Italia, non lascia indifferenti. I più fortunati, quelli che in Europa ci sono arrivati, hanno dato vita, col Progetto Sunugaal, a un’iniziativa che permetterà in breve di montare, in 5 villaggi a nord di Dakar e col contributo di tecnici italiani, una rete idrica per l’irrigazione di svariati ettari di terreno. Nonché di insegnare tecniche agricole e di gestire i commerci.
L’iniziativa sarà presentata a Milano alla Fabbrica del Vapore (Mercoledì 2 maggio ore 12,30), in Via Procaccini, 4 nella sede di Mascherenere (info tel. 339.2937368). “In Senegal la terra è arida”, spiega Modou Gueye, 37 anni, presidente di Sunugaal, “ma basta irrigarla e gettare semi qualsiasi per ottenere raccolti proficui, diverse volte l’anno. Senza pesticidi o concimi chimici. Insomma, l’ideale per l’agricoltura biologica. In mezzo al nulla più assoluto”.
Una goccia nel deserto. Sufficiente, però, a tener viva una speranza!
gelormini@katamail.com
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