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Sarkozy, la campagna d'Italia (di Antonio V. Gelormini)
12.05.2007
“Verrò presto in Italia”, questa la promessa che, a poche ore dall’elezione a Presidente della Repubblica francese, Nicolas Sarkozy ha fatto a telefono a Giorgio Napolitano e a Romano Prodi, che lo avevano chiamato per gli auguri. Per la verità, qualcuno l’ha letta come una minaccia o meglio, come un cortese avvertimento della ferma intenzione a voler riprendere un ruolo di peso nei giochi europei. Consono ad un Paese come la Francia. A partire dal contesto mediterraneo, che vede nell’asse italo-spagnolo una realtà capace di condizionare futuri equilibri e nuovi interessi.

Lui e la sua Francia vogliono entrare in partita. Sa che un minuto dopo il giuramento all’Eliseo, i grandi sponsor della sua elezione cominceranno a passare all’incasso. E’ uomo pragmatico. Eviterà la richiesta e prova già a giocare d’anticipo. Finora la Francia ha navigato nel piccolo cabotaggio. Le più grosse operazioni economiche e finanziarie internazionali portano targhe inglesi, tedesche, spagnole ed italiane. E’ tempo di riprendere lo scettro e di chiamare all’azione i plenipotenziari.

Il fronte italiano, da qualche tempo è il più vivace. Eni ed Enel si muovono in modo ammirevole e, in prospettiva, potrebbero ridimensionare la dipendenza energetica del loro Paese dal nucleare francese. Nelle telecomunicazioni France Telecom (come Deutsche Telecom) è al palo, mentre Telecom Italia e Telefonica inseriscono il turbo. I soggetti bancari italiani crescono. Qualcuno di essi sta facendo passi da gigante e dal confine tedesco si prende il lusso di attaccare nientemeno che la Société Générale. E si preannuncia anche un’ipotesi di discesa inglese, lungo i canali olandesi di Abn Amro.

Sarko arriverà presto in Italia. E il primo piano d’attacco lo ha preparato, in acque territoriali sulla rotta per Malta, insieme al suo amico Vincent Bollorè. Se all’Italia interessa SocGen i francesi puntano a Capitalia e a Banca Antonveneta. Una partita grossa, perché chiama in causa il gotha della finanza italiana, in un domino costituito da Mediobanca, Generali, Unicredit e Intesa-Sanpaolo. Gli alleati non mancano, ma è necessario il beneplacito governativo. Da francesi lo sanno fin troppo bene. E comunque, E.On in Spagna e AT&T in Italia sono testimonianze ancora calde.

Cesare Geronzi si prepara da tempo a una soluzione francese, per nobilitare il blasone romano di via Minghetti. Ma, da gran volpone, in fondo potrebbe anche accettare il più naturale matrimonio con Unicredit, purché l’approdo ai vertici di Mediobanca venisse a coronare anni di impegno nel sistema bancario nazionale e a gratificare le legittime aspirazioni di un banchiere di vecchia guardia.

A ben guardare, un rinforzo sulla sponda francese interessa anche Prodi. Far breccia nel blindo d’oltralpe sarebbe un risultato di non poco conto. Bisogna lavorare di fino e questa volta la reciprocità degli interessi potrebbe far gioco. Bolloré, Botin, Bernheim e D’Artagnan Sarkozy si avviano a concludere una gloriosa missione in Italia. Profumo e Prodi (Pantani) a scalare l’Alpe d’Huez e, con l’impresa, aprire un nuovo affascinante capitolo nei rapporti competitivi con i cugini transalpini.

gelormini@katamail.com

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