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Cittadinanza e democrazia
6.06.2007

Cittadinanza e democrazia .Il concetto di cittadinanza è ipotizzato come punto centrale di una libera concezione di democrazia. Chi è il cittadino? Possiamo rispondere subito come quello che fa parte per discendenza familiare o appartenente a un territorio di uno Stato. E’ un soggetto diverso dallo straniero perché soggetto alla legislazione dello Stato, per cui gode dei diritti e doveri stabiliti. Quindi la cittadinanza è status soggettivo che implica appartenenza ad una società politica, che gode di una serie di diritti riconosciuti e garantiti dalla società stessa.

T.H.Marshall, definisce cittadinanza come una "forma di uguaglianza umana fondamentale, connessa con il concetto di piena appartenenza ad una comunità", il cui contenuto è dato da una serie di diritti. Il sociologo Mashall collega il processo dei diritti di cittadinanza ai progressi della società moderna industriale affermando che l'attribuzione di questo status (status di cittadinanza) e dei diritti e doveri ad esso collegati, ha permesso l'integrazione dei ceti sociali emersi con lo sviluppo della società industriale.

Questa evoluzione costante verso l'uguaglianza viene letta come flusso spontaneo o come il risultato di conflitti, guerre, carestia, migrazioni, rivoluzione e rivendicazioni. Attraverso questi processi il contenuto della cittadinanza si è arricchito di nuovi diritti, che stesso Marshall divide in tre classi: i diritti civili, politici e sociali.

Allora si tratta di un concetto dinamico risultato di un processo storico di espansione che presenta comunque il carattere di appartenenza ad una società politica. Nella società moderno il cittadino è visto come unità costitutiva della società, il titolare di diritti che la società stessa riconosce e garantisce. L'uomo è titolare per natura di diritti fondamentali ed inalienabili, e decide di associarsi con altri uomini per salvaguardare questi diritti. Si può dire che lo Stato e la società sono concepiti come il risultato di un patto associativo tra individui liberi ed uguali, che diventano cittadini affinché la struttura, frutto del loro accordo permetta la migliore garanzia dei loro diritti fondamentali; la libertà, la sicurezza e la proprietà. L'uomo diventa cittadino, cioè parte di una società politica di simili, perché altrimenti i suoi diritti non avrebbero concretezza e non troverebbe attuazione.

Ricordiamo che la società politica intende indicare lo stato nazionale. Questa ci ricorda la Dichiarazione del 1789, dei diritti dell'uomo e del cittadino: la coppia uomo e cittadino non è separabile. Il cittadino dispone sì di diritti inalienabili ed assoluti, ma il loro esercizio dipende strettamente dalla legge e quindi dalla nazione sovrana della cui volontà la legge si fa espressione. E' l'appartenenza alla collettività che, di fatto, segna l'identità politica dell'individuo: il cittadino esiste come tale grazie al vincolo primario che lo lega alla nazione. Ecco sorgere quello che è l’identità della nazione, cioè cittadini che possiedono una stessa cultura, lingua, costituzione e che condividono stessi valori. La cittadinanza allora parte dal collegamento allo Stato moderno, che è lo stato nazione, che presenta delle proprietà fondamentali, cioè; la sovranità e la territorialità.

Molti studiosi Europei tra cui il filosofo tedesco Jurgen Habermas dichiara che la forma classica dello Stato nazionale oggi è in via di estinzione e tutto dipende dalla direzione verso la quale ci si muove; per cui è necessario spiegare il significato di "cittadinanza politica" e "identità nazionale". La nozione giuridica di Stato implica tre fatti: oggettivamente riferisce alla sovranità interna ed esterna del potere statale; da un altro lato indica il territorio sottoposto a tale sovranità e socialmente indica i soggetti inglobati in questo territorio, detto popolo. Il popolo è il patrono entro la sfera territoriale dello Stato, delle situazioni giuridiche soggettive previste dall'ordinamento giuridico.

Oggi nel linguaggio politico, i termini "popolo" e "nazione" vengono usati con equiparazione, invece il secondo ha sua connotazione socio-culturale, che indica sia una comunità politica sia una comunità caratterizzata da una specifica identità etnica o quanto meno linguistica, culturale e storica. Da questo ragionamento il filosofo J. Habermas fa dedurre che l’origine nazionale era attribuita dalle persone che miravano ad escludere ciò che era straniero da ciò che era proprio.

Si ricorda che a un certo momento della Rivoluzione francese, la comunità politica si era identificata con la nazione, ed il riconoscimento dei diritti, che pure riguardava sia l'uomo che il cittadino, mediato dall'appartenenza alla comunità, e non un qualunque comunità anzi a quella nazionale. Il filosofo tedesco a proposito questo ragionamento, fa una spiccata distinzione tra "l’identità nazionale e cittadinanza politica". La prima riferisce al sentimento di appartenenza etnica e culturale che invoca un omogeneità della discendenza o di uno stile di vita. La seconda indica comunità politica quale lo Stato come associazione di cittadini liberi e uguali che sono uniti liberamente a prescindere da qualsiasi criterio essi provengano, origine di nascita o residenza. La cittadinanza politica parte dal presupposto sul piano pubblico dell'autonomia individuale, che ha dato vita ai meccanismi della sovranità popolare, cioè all'auto-legislazione della collettività, che condivide una prassi democratica di partecipazione e comunicazione. Solo così intesa, come prassi collettiva finalizzata all'autodeterminazione, in una rete di rapporti d’uguaglianza di riconoscimento reciproco, la cittadinanza diventa uno status soggettivo caratterizzato dalla titolarità di diritti. Ancora una volta il filosofo tedesco ci illumina sostenendo che l’idea di nazione è stata un catalizzatore all'affermazione di una concezione tutto politico politica della cittadinanza che presuppone un buon grado di integrazione sociale, un luogo culturale comune tale da alimentare la solidarietà tra persone reciprocamente estranee: perchè per realizzare la trasformazione da vassalli a cittadini è necessario un momento forte di integrazione e mobilitazione politica. Tanto detto, però, il nesso tra ethnos e demos è, per Habermas, puramente provvisorio e contingente, poichè dal punto di vista concettuale l'aspetto giuridico-politico della cittadinanza deve essere tenuto distinto da quello socio-culturale, sebbene quest'ultimo -come si è visto- abbia avuto un ruolo determinante nel consolidamento del primo.

La cittadinanza dunque, con il suo corredo di diritti, non è un concetto immaginario, ma va inevitabilmente contestualizzato alla comunità di appartenenza del soggetto, comunità formata da individui legati da rapporti di reciproco riconoscimento e fiducia. Da un lato, le società nazionali vanno facendosi sempre più complesse e disomogenee, soprattutto a causa dell'intensificarsi dei fenomeni migratori e dell'interdipendenza tra le economie dei diversi Stati; dall'altro, proprio la crescente integrazione economica e politica porta alla creazione di entità sovranazionali alle quali vengono devolute alcune prerogative tipiche della sovranità dello Stato.

Il fattore di questo cambiamento è il processo di emersione di un ordinamento sovranazionale fondato sul diritto internazionale dei diritti umani. La protezione e promozione dei diritti umani, che trova il proprio chiaro fondamento nella Carta delle Nazioni Unite, ha portato ad un profondo cambiamento nella struttura dell'ordinamento e del diritto internazionale. N/B: La seconda ed ultima parte tratterà cosa prevede la legge Italiana per la cittadinanza e come si può ottenere la cittadinanza italiana.

Francis Chinedu Manujibeya

fonte: www.nuovefrontiere.net

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