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PD, chi teme l'onda delle primarie? (di M. Salvati)
18.06.2007
PARTITO DEMOCRATICO, CHI TEME L'ONDA DELLE PRIMARIE?
Michele Salvati sul Corriere della Sera, 18 giugno 2007

Oggi si riunisce il «comitato dei 45», il mini-conclave che presiede al processo di costruzione del Partito democratico: esso dovrebbe varare le regole secondo le quali si svolgeranno le primarie del 14 ottobre, quelle che designeranno i delegati dell'assemblea costituente. Forse la fumata sarà nera, perché alcuni problemi sono ancora aperti, ma una fumata bianca è imminente, perché già esiste un accordo di massima sui punti più importanti.

Tutti i cittadini possono partecipare al voto - è organizzato sulla base dei collegi per la Camera della vecchia legge elettorale - presentando carta d'identità, certificato elettorale e contribuendo con una piccola somma. E tutti possono candidarsi in liste diverse, i cui membri non devono eccedere il numero degli eleggibili nel collegio. C'è un numero fisso, uguale per tutti i collegi - e dunque proporzionale alla popolazione - che viene aumentato a seconda dei voti ottenuti dall'Ulivo in quel collegio nelle ultime elezioni politiche: a quanto sembra, ogni collegio elegge da 5 a 7 delegati, grosso modo un'assemblea di 2400 persone. Non ci sono preferenze, ma la possibilità di presentare liste diverse e il gran numero di delegati dà ottime possibilità ai politici di farsi eleggere senza dover ricorrere ad un antidemocratica partecipazione di diritto, e ne dà di discrete anche agli esterni, purché si diano un po' da fare. Le liste di collegio possono collegarsi a livello di circoscrizione e la gran parte lo farà, perché in questo caso partecipano alla spartizione dei resti e il sistema si avvicina a un modello proporzionale. Nulla impedisce poi un collegamento delle liste su base nazionale, nonché la designazione implicita o esplicita di personalità politiche come leader regionali o nazionali. Per intenderci, la lista «Walter, facce sognà», può presentarsi in tutti i collegi e le circoscrizioni del Paese, indicando Veltroni come candidato nazionale e altre personalità come candidati regionali; e lo stesso può avvenire per la lista «un centrosinistra per il Nord», candidato nazionale e veneto Massimo Cacciari, candidato piemontese Chiamparino, e via seguendo almeno fino alla Toscana, perché dubito raccoglierebbe molti consensi al di sotto di questa regione.

Sto scherzando, ovviamente, ma lo faccio per chiarire un punto importante. Per quanto se ne sa, le regole che verranno date da questo o dal prossimo mini-conclave, anche se non ottimali, non ostacoleranno un percorso costituente democratico, che potrebbe suscitare una partecipazione significativa. Ma quest'esito dipenderà soprattutto da quali e quante personalità, a livello locale e nazionale, vorranno cogliere l'occasione di presentarsi con la loro faccia ed un breve programma, fatto di pochi concetti e parole chiave. Facce, programma, competizione. Ci sono dei casi in cui una faccia e una storia politica coerente sono già un programma: chi non conosce Bersani e non sa che Italia vuole? In altri casi questo è meno vero: le facce dei politici sono note, fin troppo, ma, essendo gran parte di esse buone per tutte le stagioni, occorrerà una vera e propria campagna elettorale per sottolineare i valori che essi sostengono e le proposte che avanzano per il Paese in questa circostanza. Se non avviene così, se le liste presentate nei collegi non sono legate, a livello di circoscrizione e poi a livello nazionale, a facce e a posizioni politiche riconoscibili, perché ci si dovrebbe scomodare per votare? Per chi si vota e per che cosa si vota? Solo per dei candidati di collegio, più o meno ignoti, che poi non si sa cosa faranno una volta eletti nell'assemblea costituente?

Non si preoccupi Romano Prodi: egli è il presidente del Consiglio designato da una primaria travolgente, e quella che si svolgerà il 14 ottobre serve solo a scegliere chi guiderà il Pd nei prossimi tempi difficili, in vista di un'elezione politica alla quale egli ha già detto che non si presenterà come candidato premier. E spero che non me ne voglia se concludo con una storiella. Dante e Virgilio scendono nel girone in cui espiano la loro pena i presidenti del Consiglio pavidi. I dannati sono immersi fino al mento in un liquido maleodorante e un brusio sommesso, prodotto da mille voci a bocca chiusa, si mischia alla puzza: «non fate onde, non fate onde». Se il governo ha paura di una piccola onda, l'onda di una primaria vera, non merita di sopravvivere. Ma di molte cose può essere accusato Romano Prodi: non di scarso coraggio.

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