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DSA: una risposta sbagliata ad un problema vero
4.07.2007
Egregio direttore,

ho letto il disegno di legge sulla dislessia n. 1169 e successivi emendamenti recentemente approvato dalla Commissione Istruzione del Senato.

Sono un'insegnante con più di venti anni di esperienza e sono molto preoccupata degli effetti devastanti che questa legge causerà se approvata in Parlamento.

Come conseguenza obbligherà le scuole di ogni ordine e grado, comprese quelle per l'infanzia, ad individuare gli alunni che presentano difficoltà nella lettura, scrittura e /o nel fare i calcoli e ad indirizzarli dal neuropsichiatra infantile per una diagnosi di dislessia e se diagnosticati tali, ad attivare per essi un percorso didattico e valutazioni differenti.

La lentezza, il numero di errori o il non aver raggiunto livelli di competenza da loro ritenuti indispensabili nel leggere, scrivere o nel fare i calcoli, saranno prove per una certificazione di disturbi di apprendimento con tutte le conseguenze che questo comporterà.

E' previsto anche un addestramento online per insegnanti e dirigenti scolastici ai fini della individuazione degli alunni che presentano tali difficoltà.

La legge in questione, al comma 7 dello stesso articolo, sancisce : " Le DSA (" difficoltà specifiche di apprendimento" di cui sopra ) impediscono l'utilizzo in maniera automatica e strumentale delle capacità di lettura, di scrittura e di calcolo e possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana della persona".

Questo non significa forse che per legge la lettura, la scrittura e il fare i calcoli devono avvenire in modo automatico e laddove questo non succedesse, l'alunno sarebbe fuori dalla norma? Significa che a scuola dobbiamo creare dei robot che leggono e scrivono meccanicamente, poco importa se poi non capiscono quello che stanno leggendo, l'importante é che sappiano in modo automatico ed istantaneamente quanto fa 3x5 (ad esempio) senza alcun ragionamento o riflessione, perché questa é lentezza e quindi sintomo di discalculia (disturbo del calcolo).

Il fatto che ogni bambino sia diverso da un altro, con tempi propri di apprendimento, elaborazione e sviluppo delle capacità individuali viene completamente trascurato, anzi é prevista un' attività di identificazione precoce da realizzare dopo i primi mesi di frequenza dei corsi e nella scuola dell'infanzia, bambini di 4 o 5 anni, aprendo così le porte a screening di massa nelle scuole.

Ci si dovrebbe aspettare che i sistemi dispensativi e compensativi risolvano queste difficoltà, perché allora nei vari convegni a cui ho partecipato nella documentazione fornita dagli esperti, si asserisce che non si guarisce?

Quelli che scrivono male (cattiva grafia) sono dispensati dallo scrivere a mano, (forse perché c'é il rischio che la loro scrittura migliori?), sono obbligati invece a scrivere al computer (strumento compensativo), anche i disortografici sono dispensati dallo scrivere a mano, devono utilizzare il computer con il correttore automatico (così non rimedieranno mai alle loro lacune in ortografia), mentre i discalculi sono dispensati dal fare i calcoli mentalmente e devono utilizzare la calcolatrice.

Non mi sembra che questi risolvano il problema, al contrario, si rischia che dopo 13 o più anni di scuola questo studente ne esce fuori con un'etichetta di disabile e con un'effettiva incapacità di leggere, scrivere e fare calcoli.

Sono questi forse gli strumenti dispensativi e compensativi atti a "favorire il successo scolastico e prevenire blocchi nell'apprendimento degli alunni con DSA agevolandone la piena integrazione sociale e culturale", come recita l'articolo 2 primo comma, punto b, ed a garantire pari opportunità e il diritto allo studio?

Sono questi gli interventi che miglioreranno la nostra scuola?

Mi ci vedo proprio a seguire i tempi e la didattica individualizzata (come prevede la legge) per gli alunni "dislessici" che già ho in classe, mentre i restanti 28 o 29 alunni intanto, saltano sui banchi e fanno di tutto e di più. Strano modo quello di risolvere il problema della dispersione scolastica raddoppiando gli alunni ad un insegnante per risparmiare sulla spesa pubblica e poi assegnare due insegnanti di sostegno alla stessa classe per "aiutare" quelli che si sono persi per strada, ricevendo un'etichetta di disturbo di apprendimento o di iperattività a seconda dei casi.

Forse c'é qualcosa da risolvere nella didattica dato il persistere della dispersione scolastica. Non mi sembra che l'aver spostato l'attenzione dalla didattica all'alunno, dicendo che é l'alunno incapace e che tutto il resto funziona perfettamente sia stata la soluzione.

Prof.ssa Margherita Pellegrino

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